
L’attentato ai danni di Sigfrido Ranucci, storico conduttore di Report, ha scosso l’intero mondo dell’informazione. Tra le prime voci a commentare l’episodio c’è stata quella di Francesco Storace, giornalista di Rai Radio 1 e del quotidiano Libero, già ministro e presidente della Regione Lazio. Storace ha invitato colleghi e politici a compiere un gesto concreto di solidarietà: ritirare tutte le querele contro Ranucci.
“La solidarietà va manifestata soprattutto con un gesto: ritirando qualunque querela contro di lui”, ha dichiarato Storace. “Dobbiamo smettere di limitarci alle parole e mostrare coerenza quando un giornalista viene colpito per il suo lavoro”.
“Qualcuno non l’ha presa bene”

Alla domanda se qualcuno dei querelanti lo avesse contattato dopo il suo appello, Storace non ha esitato: “Sì, ho ricevuto alcune telefonate e non erano contenti. Ma almeno sono stati sinceri”. E, incalzato su chi lo avesse chiamato, ha preferito mantenere il riserbo: “Questo non lo dirò nemmeno sotto tortura”.
Il giornalista, che da sempre difende il diritto alla critica, ha ribadito che la sua proposta non voleva essere provocatoria, ma un invito alla riflessione. “Spero che qualcuno lo faccia, non è che lo devono dire subito. Anche perché io vedo un mondo strano”, ha aggiunto.
Sul suo profilo X (ex Twitter), Storace ha scritto: “A mente fredda voglio dire a destra e a sinistra che se un giornalista subisce un attentato, la solidarietà va manifestata soprattutto con un gesto: ritirando qualunque querela contro di lui”.
“Non possiamo aspettare che uno muoia”

Nel corso dell’intervista, Storace ha spiegato il senso più profondo del suo appello. “Penso che se tu quereli uno, non gli dai nemmeno il saluto. Figuriamoci davanti a un attentato. Che fai, gli dai la solidarietà?”, ha detto. “Se l’attentato fosse arrivato in porto e l’avessero ammazzato, la querela non avrebbe più senso di esistere. Quindi per ritirarla bisogna aspettare che uno muoia? Io voglio una solidarietà sincera, non di facciata”.
E sul rapporto fra diritto e libertà di critica, ha aggiunto: “Io non sono solo per il diritto, ma per il dovere di critica. E anche per la satira più spietata. Se un giornalista scrive il falso su di me, gli rispondo pubblicamente. La querela deve restare un’extrema ratio, non un’arma preventiva contro il dissenso”.
“Report ha sempre fatto le pulci al potere”
Storace ha anche invitato a una riflessione più ampia sul ruolo del giornalismo d’inchiesta in Italia. “Ho visto che ci sono state tante querele nei confronti di Ranucci, non solo da destra. Ma tutti dovremmo riflettere, perché Report è sempre stata una trasmissione che fa le pulci al potere”, ha osservato. “Ricordo che, all’epoca del Covid, non è stata affatto leggera. Ma è questo il compito di un giornalista”.
Secondo i dati di Ossigeno per l’informazione, dal 2006 al 2024 sono state registrate oltre 7mila minacce e querele temerarie contro giornalisti italiani. Numeri che per Storace “vanno presi con cautela, ma che segnalano comunque un clima teso, in cui la libertà di stampa è messa a dura prova”.
“Non c’entra il governo con l’attentato a Ranucci”
L’ex ministro ha poi criticato alcune reazioni provenienti dalla sinistra. “Mi ha fatto arrabbiare Angelo Bonelli di Avs, che sento spesso in radio nella trasmissione che conduco con Vladimir Luxuria”, ha detto. “Nella sua condanna contro l’attentato sembra che c’entri qualcosa il governo. Ma che c’entra il governo con l’attentato a Ranucci? Non è che se ti critico sto proponendo a qualcuno di spararti”.
Un tema, quello della responsabilità delle parole, che lo stesso Storace non ha eluso. “Sì, certo che le parole pesano. Ma pesano anche le minacce contro il mio direttore Mario Sechi o contro la cronista del Tempo che ha scritto dei rapporti tra sinistra e Islam estremista”, ha aggiunto. “Nessuno l’ha smentita, ma le sono arrivate minacce. Vorrei che tutti riflettessimo su questo, sia a destra sia a sinistra”.
“Ci sono giornalisti che querelano giornalisti”
Per Storace, il problema non riguarda solo la politica. “Ci sono giornalisti che querelano giornalisti, per me è qualcosa di incredibile”, ha detto con tono amaro. “Vuol dire che si è superato ogni limite. E così diventa difficile capire chi ha torto e chi ha ragione”.
Infine, ha espresso la propria opinione anche sul ruolo della Rai e sul dibattito interno dopo la decisione di affiancare a Report una figura esterna di vigilanza. “La Rai un programma come questo se l’è tenuto, nonostante le probabili pressioni per toglierlo. Anche io ho dei problemi con il mio programma radiofonico, ma continuo a farlo”, ha spiegato.
“Non credo si possa parlare di TeleMeloni, come qualcuno dice con fantasia. È chiaro che quando governa la destra ci sarà un’informazione più sensibile, ma è sempre stato così anche in passato. È sempre successo”, ha concluso.