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“Kiev ceda il Donetsk”. La richiesta di Putin, attacco nella notte: in fiamme impianto di gas

Pubblicato: 19/10/2025 10:34

La guerra in Ucraina è giunta al giorno 1.334 e torna al centro della diplomazia internazionale con una proposta che potrebbe cambiare gli equilibri del conflitto. Il presidente russo Vladimir Putin avrebbe chiesto all’ex presidente americano Donald Trump una condizione precisa per mettere fine alla guerra: la cessione totale del controllo della regione di Donetsk alla Russia. Lo rivelano al Washington Post due alti funzionari statunitensi.

Si tratta di una richiesta che scuote il fragile equilibrio geopolitico: Donetsk, cuore industriale del Donbass, è una delle aree più contese sin dall’inizio della guerra nel 2014. Putin tenta da undici anni di impossessarsene con la forza, ma le forze ucraine hanno sempre respinto l’offensiva, rendendo quel territorio il simbolo della resistenza di Kiev. La sua cessione rappresenterebbe un pesante colpo politico per Volodymyr Zelensky.

Nel frattempo, l’Ucraina non resta a guardare. Le sue forze aeree hanno compiuto un’azione militare a lungo raggio che ha sorpreso Mosca: un attacco condotto da droni ha colpito un impianto russo di produzione di gas, situato a oltre 1.300 chilometri dal confine ucraino. Un segnale chiaro che Kiev, pur con risorse limitate, è in grado di colpire in profondità nel territorio nemico.

Dopo il recente vertice Trump-Zelensky alla Casa Bianca, le pressioni per arrivare a una soluzione diplomatica si sono intensificate. In vista di un potenziale incontro Putin-Trump in Ungheria, l’Unione Europea ha aperto alla possibilità di agevolare il viaggio del leader del Cremlino. Un portavoce Ue ha infatti chiarito che «i Paesi membri possono concedere deroghe individuali alla chiusura dello spazio aereo» per la Russia.

Questa apertura potrebbe quindi consentire a Putin di raggiungere Budapest per un colloquio faccia a faccia con Trump. L’ipotesi ha sollevato non poche polemiche nei corridoi europei, ma segnala la volontà di alcuni Stati membri di scommettere su un’intesa mediata da Washington per fermare il conflitto. Tuttavia, Zelensky non è incluso in questo schema.

Donald Trump, tornato protagonista sulla scena internazionale, ha per ora escluso un vertice a tre con Zelensky e Putin. Una mossa che rafforza la sua posizione come possibile arbitro del negoziato, ma che indebolisce la posizione ucraina, sempre più vincolata agli umori delle grandi potenze occidentali.

A sorpresa, il presidente americano ha anche raffreddato le speranze ucraine sull’arrivo di missili a lungo raggio. «Penso ci siano ottime possibilità che la guerra finisca rapidamente, anche senza che l’Ucraina riceva i missili Tomahawk», ha dichiarato Trump. «Darli a Kiev sarebbe una grande escalation», ha aggiunto, lasciando intendere che l’America non intende rischiare un allargamento diretto del conflitto.

Queste parole sono cadute come un macigno su Kiev, che da mesi chiede sistemi d’arma avanzati per contrastare l’avanzata russa. Ma per Trump la strategia è diversa: negoziare, magari cedendo qualcosa sul campo, pur di ottenere una tregua duratura. Una linea che preoccupa Zelensky, ma che trova consensi crescenti anche in Europa.

Mentre il conflitto resta aperto e violento, si delinea così un nuovo scenario diplomatico, dove il futuro dell’Ucraina potrebbe dipendere da trattative svolte fuori dal suo tavolo. E la proposta russa di Donetsk in cambio della pace diventa il primo, controverso, tassello di questo possibile compromesso.

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