
La fragile tregua a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, è stata spezzata. Secondo quanto riportato dai media israeliani, sarebbe stato Hamas a violare il cessate il fuoco aprendo il fuoco contro un veicolo del genio militare dell’Idf, le Forze di Difesa Israeliane. La risposta israeliana è arrivata rapidamente con tre raid aerei mirati, che hanno colpito la stessa zona, riaccendendo la tensione in un territorio che sembrava godere di una temporanea, seppur fragile, calma.
La notizia è stata rilanciata dalla testata N12, secondo cui l’attacco di Hamas ha costretto l’aeronautica israeliana a intervenire con forza. Il premier Benyamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant hanno immediatamente convocato una riunione d’urgenza del gabinetto di sicurezza, ricevendo aggiornamenti in tempo reale dallo Stato Maggiore. È in corso una valutazione strategica sull’entità della risposta e sull’eventuale ripresa delle operazioni militari nella Striscia.

A dar ulteriore peso alla crisi in corso, anche il Times of Israel e il sito Ynet hanno confermato la dinamica degli scontri, parlando di un’azione ostile nella zona di Rafah e di un successivo bombardamento israeliano in risposta. Al momento, da parte dell’Idf non sono arrivate dichiarazioni ufficiali, ma i movimenti sul campo confermano l’intenzione di Israele di non tollerare ulteriori provocazioni.
La denuncia di Israele si inserisce in un contesto già teso dopo le recenti accuse degli Stati Uniti contro Hamas. Il Dipartimento di Stato americano aveva segnalato un possibile attacco imminente contro i civili palestinesi, attribuendo la responsabilità proprio a Hamas. Il gruppo islamista ha però respinto con fermezza le accuse, sostenendo di star conducendo operazioni contro “bande criminali” che – secondo loro – sarebbero armate, finanziate e appoggiate da Israele.
In una dichiarazione pubblicata da Al Jazeera, Hamas ha ribadito che le sue azioni sono state dirette esclusivamente contro gruppi criminali locali, colpevoli di rapine, sequestri e violenze sui civili palestinesi. Ha inoltre sottolineato che le operazioni in corso sarebbero condotte “secondo leggi chiare” e finalizzate alla sicurezza interna di Gaza, escludendo ogni intenzione di colpire la popolazione.
Mentre la tensione si alza a sud, Israele prepara un’altra mossa significativa al nord. Le Forze di Difesa israeliane hanno annunciato l’inizio, a partire da questa sera, di esercitazioni militari su vasta scala lungo il confine con il Libano. Le manovre, che dureranno cinque giorni, serviranno a testare scenari di difesa e risposta in caso di nuove minacce da parte di Hezbollah o altri gruppi armati operanti al confine.

Le Idf hanno precisato che l’esercitazione era stata già programmata in anticipo, ma non hanno escluso che l’attuale deterioramento della tregua con Hamas possa accelerare alcune fasi del piano militare. Nelle prossime ore, nelle località israeliane limitrofe, potrebbero essere udite esplosioni simulate nell’ambito delle manovre.
Il ritorno dei raid aerei su Rafah rappresenta un duro colpo per gli sforzi diplomatici in corso tra Egitto, Stati Uniti e Qatar per mantenere vivo il cessate il fuoco e far avanzare il fragile piano di pace raggiunto solo pochi giorni fa. Israele, però, non intende rimanere immobile davanti a quella che definisce una chiara violazione da parte di Hamas.
Intanto, il governo israeliano sembra compatto nel considerare quanto accaduto a Rafah come un punto di non ritorno. Con il gabinetto di guerra riunito in permanenza e i militari in stato di massima allerta, il rischio concreto è che il conflitto possa riesplodere da un momento all’altro, travolgendo anche i fragili equilibri diplomatici faticosamente raggiunti nei giorni scorsi.