
La recente cattura di un cittadino albanese, Altin Sinomati, ad Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti, avvenuta dieci giorni fa, ha gettato nuova luce sulle intricate trame del narcotraffico internazionale e sugli episodi di violenza di stampo mafioso che hanno insanguinato la provincia di Roma. Sinomati, ricercato dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), è ritenuto il mandante di un efferato omicidio avvenuto cinque anni fa: quello del connazionale Selavdi Shehaj, noto come “Passerotto”, ucciso sulla spiaggia di Torvaianica il 20 settembre.
Questo crimine è inquadrato in un contesto di regolamento di conti all’interno di contrasti tra clan criminali specializzati nel traffico di stupefacenti, caratterizzato da un’escalation di violenza e da metodi riconducibili alla criminalità organizzata di matrice mafiosa. Nel frattempo spuntano anche alcuni legami con l’attentato a Sigfrido Ranucci di cinque giorni fa.
La doppia esecuzione e il legame con “Diabolik”
L’individuazione e l’arresto di Altin Sinomati sono stati il frutto della stretta collaborazione internazionale tra il Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia e gli investigatori locali negli Emirati Arabi Uniti. Le indagini congiunte, condotte dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato, avevano già permesso di identificare l’esecutore materiale dell’omicidio di “Passerotto”: Raoul Esteban Calderón. La figura di Calderón è tristemente nota alle cronache, essendo già stato condannato all’ergastolo per un altro omicidio eccellente, quello di Fabrizio Piscitelli, alias “Diabolik”, storico capo ultrà della Lazio, assassinato a Roma il 7 agosto 2019.
Le risultanze investigative hanno stabilito che l’incarico di eliminare Shehaj era stato conferito proprio da Sinomati a Calderón in cambio di un compenso considerevole, pari a 150.000 euro. Questo collegamento non solo svela la rete di assoldamento per l’omicidio, ma evidenzia anche i punti di contatto tra diverse fazioni criminali e le loro modalità operative, spesso basate sull’impiego di sicari professionisti per eliminazioni mirate.
Il ruolo di Sinomati nel narcotraffico e i recenti attentati
Altin Sinomati non è un nome nuovo negli ambienti investigativi legati al narcotraffico romano. L’albanese è stato infatti condannato insieme a Giuseppe Molisso, altro soggetto ritenuto un esponente di spicco del medesimo settore criminale. Questo segmento del traffico di droga è salito drammaticamente agli onori della cronaca anche in virtù di recenti e gravi avvenimenti. In particolare, il narcotraffico e i suoi sviluppi sono finiti al centro delle indagini sull’attentato subito dal giornalista di Report, Sigfrido Ranucci. L’episodio, avvenuto la sera di giovedì scorso, ha visto il giornalista colpito davanti alla sua abitazione a Campo Ascolano, una frazione del comune di Pomezia, geograficamente molto vicina a Torvaianica, luogo dell’omicidio di “Passerotto”. Il contesto territoriale in cui sono avvenuti sia l’omicidio di Shehaj che l’attentato a Ranucci – la zona costiera a sud di Roma, tra Pomezia e Torvaianica – suggerisce un’area di forte interesse strategico per le organizzazioni dedite allo spaccio e al controllo del mercato della droga.
L’intreccio tra l’arresto di Sinomati, il suo ruolo nel traffico internazionale di stupefacenti e la vicinanza geografica degli eventi violenti pone l’accento sulla pericolosità e sulla capillare infiltrazione dei clan di narcotrafficanti nel tessuto criminale locale e sulle pressioni che esercitano, arrivando a colpire anche chi indaga o denuncia, come nel caso del giornalista. Le autorità continuano a lavorare per disarticolare completamente la rete criminale e chiarire ogni dettaglio sugli scontri tra clan e le loro azioni intimidatorie.
I legami con l’attentato a Sigfrido Ranucci
Tra le ipotesi legate all’attentato a Sigfrido Ranucci c’è quella che ruota intorno alla criminalità albanese di zona, al centro delle inchieste di Report e coinvolta nelle guerre tra clan per il controllo dello spaccio su Roma e litorale. Ranucci, ai microfoni di Repubblica, aveva ricordato l’omicidio di Passerotto, ragionando sui possibili mandanti del suo attentato. “Non ci sono tantissime persone che sono in grado di fare operazioni di questo tipo”, aveva spiegato il conduttore di Report, che si era soffermato poi sulla criminalità albanese della zona.