
Il giorno dopo l’attentato davanti all’abitazione del giornalista Sigfrido Ranucci, l’attenzione si sposta dai fatti di cronaca alle istituzioni. Il professore Alessandro Orsini, intervenendo al talk Accordi&Disaccordi condotto da Luca Sommi sul Nove, ha lanciato un appello diretto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sollevando una questione che intreccia sicurezza, media pubblici e libertà di stampa.
Leggi anche: “Ranucci? Ha messo il naso dove non doveva”, ma il video è falso. Il deputato di FdI Donzelli infuriato: “Li denuncio”
Con tono fermo, Orsini ha chiesto esplicitamente al governo di intervenire per rimuovere il supervisore nominato dalla Rai su Report, la trasmissione d’inchiesta guidata da Ranucci. Un controllo editoriale, ha sottolineato il sociologo, che appare ancora più grave se letto alla luce del clima teso e pericoloso in cui si trovano oggi alcuni giornalisti italiani.
L’appello in diretta: “Ritirate quel supervisore”
Le parole di Alessandro Orsini, docente di Sociologia del terrorismo alla Luiss, arrivano con forza in un momento delicato. L’attentato del 16 ottobre – un ordigno esploso davanti all’abitazione romana di Sigfrido Ranucci – ha riacceso i riflettori sulla libertà di stampa e sulle condizioni di sicurezza di chi fa giornalismo d’inchiesta in Italia.
Nel corso della trasmissione, Orsini ha richiamato un fatto specifico: “Il 25 gennaio 2025 la Rai ha stabilito un supervisore per Report che controlla quello che fa Ranucci 24 ore prima che la trasmissione vada in onda”. E ha aggiunto: “Se questa circostanza è confermata, e Report ripartirà con ancora questo controllo editoriale, io chiedo a Giorgia Meloni di fare qualcosa per ritirarlo”.
Secondo il professore, il governo — nella sua responsabilità politica sulla Rai — ha il potere e il dovere di garantire che l’informazione pubblica sia libera da ogni condizionamento preventivo, soprattutto quando si tratta di programmi che trattano temi sensibili e potenzialmente scomodi per il potere.

Rai, governo e libertà di stampa
Orsini ha sottolineato con chiarezza la catena di responsabilità che, a suo giudizio, esiste nel sistema dei media pubblici italiani: “Il governo controlla la Rai, la Rai controlla Ranucci”. Una linea di comando che, in un contesto come quello attuale, appare pericolosa se non viene temperata da una visione autentica di pluralismo e dal rispetto della libertà editoriale.
In questo senso, Orsini ha ricordato alla premier Meloni le sue stesse parole, pronunciate all’indomani dell’attentato: “Dopo questo attentato, Meloni ha ricordato l’importanza della libertà di informazione, credo che l’abbia definita sacra”. Di fronte a quelle dichiarazioni, il sociologo ha lanciato una richiesta coerente: eliminare il supervisore Rai su Report, simbolo – secondo lui – di una forma di censura preventiva incompatibile con i principi democratici.
Un dibattito che riaccende il tema del controllo sui media
Le dichiarazioni di Orsini si inseriscono in un dibattito ampio e complesso, che riguarda il rapporto tra potere politico e media pubblici. Il caso Report rappresenta, in questo quadro, un esempio emblematico. Si tratta infatti di una trasmissione spesso al centro di polemiche politiche, per i temi trattati e per l’approccio critico che ha sempre contraddistinto il lavoro della redazione.
La nomina di un supervisore editoriale, decisa lo scorso gennaio, è stata da più parti letta come un tentativo di mettere sotto controllo preventivo la linea editoriale del programma. Un intervento inedito nella storia recente della Rai, che – secondo alcuni osservatori – rischia di creare un precedente pericoloso per l’autonomia del servizio pubblico.

Dopo l’attentato, una domanda: cosa farà il governo?
Le parole di Alessandro Orsini arrivano in un momento carico di tensione e simboli. Da una parte c’è la violenza fisica dell’attentato contro un giornalista; dall’altra, la pressione politica sulla sua trasmissione. L’appello rivolto alla premier Meloni assume così un significato che va oltre il singolo caso: è una chiamata alla responsabilità istituzionale nel difendere l’indipendenza dell’informazione.
La libertà di stampa, già sotto pressione in molti paesi europei, ha bisogno — secondo Orsini — di azioni concrete. E rimuovere il supervisore Rai su Report, in questo contesto, diventa un gesto simbolico e politico al tempo stesso, per dimostrare che le dichiarazioni di condanna della violenza sono accompagnate da scelte coerenti a tutela del giornalismo libero.