
L’escalation di violenza tra Israele e Hamas ha registrato un nuovo, drammatico sviluppo. Dopo una serie di raid aerei su Gaza, l’esercito israeliano ha annunciato la ripresa del cessate il fuoco, interrotto secondo Tel Aviv da una presunta violazione da parte di Hamas. Una spirale di accuse, smentite e tensioni che continua a tenere col fiato sospeso la popolazione civile, stretta in un conflitto che non accenna a placarsi.
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L’Idf risponde a un presunto attacco a Rafah
L’annuncio è arrivato nelle ore successive a un’intensa attività militare nella zona sud della Striscia di Gaza, in particolare a Rafah, dove, secondo fonti israeliane, alcuni miliziani palestinesi avrebbero condotto un attacco contro le forze israeliane. La risposta dell’Idf (Israel Defense Forces) non si è fatta attendere: aerei militari hanno colpito diversi presunti obiettivi terroristici.
La situazione ha spinto il primo ministro Benjamin Netanyahu a intervenire pubblicamente, affermando che Hamas avrebbe violato gli accordi del cessate il fuoco. “Abbiamo ordinato all’esercito di agire con forza”, ha dichiarato il premier, sottolineando che Israele non tollererà attacchi né minacce alla propria sicurezza.

Le smentite di Hamas e il ritrovamento di un ostaggio
Di segno opposto la versione di Hamas, che ha categoricamente negato qualsiasi responsabilità nei presunti scontri a Rafah. In una nota ufficiale, il gruppo fondamentalista ha dichiarato di non essere a conoscenza di attacchi o violazioni del cessate il fuoco, rilanciando l’accusa a Israele per l’ennesimo bombardamento sulla popolazione civile.
Nel frattempo, lo stesso movimento islamista ha fatto sapere di aver ritrovato il corpo di un altro ostaggio israeliano, il tredicesimo dall’inizio del conflitto. Hamas si è detta disponibile a consegnarne la salma, un gesto che potrebbe avere ripercussioni sui fragili tentativi di mediazione in corso.

Tregua fragile e futuro incerto
La ripresa del cessate il fuoco appare, al momento, più formale che sostanziale. Le reciproche accuse tra Israele e Hamas confermano quanto sia fragile l’equilibrio attuale. L’annuncio di nuove operazioni militari israeliane e le dichiarazioni di Hamas lasciano presagire che la tensione potrebbe nuovamente esplodere da un momento all’altro.
Il ritorno al cessate il fuoco non coincide, dunque, con un reale raffreddamento delle ostilità, ma sembra più una pausa strategica in un contesto dove la sfiducia reciproca continua a dominare. Nel frattempo, la popolazione di Gaza resta intrappolata sotto i bombardamenti, mentre in Israele cresce la preoccupazione per la sorte degli ostaggi ancora in mano a Hamas.
La comunità internazionale osserva con crescente allarme gli sviluppi nella regione, nella speranza che il cessate il fuoco non sia solo una tregua apparente, ma l’inizio di un dialogo che, seppur difficile, appare sempre più necessario.