
La legge di Bilancio 2026 è già al centro di tensioni interne al governo, con partiti e ministri impegnati a trovare un equilibrio su una coperta finanziaria corta: il saldo finale della manovra è di 18 miliardi di euro.
A creare forte contrasto nel centrodestra è la misura che prevede l’aumento della tassazione sugli affitti brevi, con la cedolare secca che resterà al 26%, eliminando la riduzione al 21% introdotta lo scorso anno. La novità interessa sia i privati sia chi opera nell’intermediazione immobiliare.
Forza Italia non ci sta
Il portavoce di Forza Italia, Raffaele Nevi, boccia la scelta: “L’aumento della tassazione sugli affitti brevi è profondamente sbagliato. Di questa norma non siamo stati informati, l’abbiamo letta nelle bozze”. Gli azzurri evidenziano inoltre come, nello stesso momento, sia stato abbassato il prelievo sulle stablecoin dal 33 al 26%, sottolineando l’iniquità di equiparare il mercato immobiliare al trading sulle criptovalute.
La manovra dovrà così trovare una quadra in un contesto già complicato: tre ministri – Giuseppe Valditara (Istruzione), Carlo Nordio (Giustizia) e Alessandro Giuli (Cultura) – hanno espresso rimostranze per i tagli previsti ai loro dicasteri, circa 8 miliardi in tre anni. Nel frattempo, gli uffici del Mef e della Ragioneria limano le ultime misure di una finanziaria composta da 137 articoli, con particolare attenzione a banche e assicurazioni.
Confedilizia si schiera con Forza Italia
A rafforzare la posizione di Forza Italia, arriva anche la voce di Confedilizia. Il presidente Giorgio Spaziani Testa ha dichiarato all’Ansa: “Non avevamo avuto sentore di questo intervento normativo sugli affitti brevi, men che meno di un ulteriore aumento della relativa tassazione, mirato sui proprietari che hanno una sola casa. Se la finalità del governo è incentivare le locazioni di lunga durata, la strada giusta non è punire le brevi, bensì favorire le prime”.
Il dibattito sugli affitti brevi rischia di complicare ulteriormente l’approvazione della manovra, mostrando la fragilità dei rapporti tra partiti e ministri su una legge di Bilancio già segnata da numerosi nodi finanziari e politici.