
«Ho sempre avuto la convinzione che Andrea sia estraneo al delitto di Garlasco e dopo averlo incontrato ho rafforzato questa mia idea». Con queste parole, affidate a un’intervista al Corriere della Sera, l’avvocato Liborio Cataliotti chiarisce subito la propria posizione sul caso che da mesi occupa le cronache giudiziarie italiane. È lui il nuovo difensore di Andrea Sempio, subentrato al collega Massimo Lovati nella difesa del 37enne amico di Marco Poggi, fratello di Chiara, uccisa nella sua casa di Garlasco il 13 agosto 2007.
Cataliotti ha dichiarato di affrontare l’incarico con «massimo rigore e spirito di collaborazione», sottolineando l’importanza del lavoro condiviso con la collega Angela Taccia. «Ho la fortuna di collaborare con la collega Taccia che conosce perfettamente ogni atto – ha spiegato – e ha anche una conoscenza personale di molti protagonisti. Io porto il mio contributo in termini di anzianità ed esperienza».
Un confronto diretto con l’assistito
Nell’intervista, l’avvocato racconta di aver voluto incontrare personalmente Sempio per un lungo confronto prima di accettare la difesa, una sorta di “interrogatorio” interno per valutare ogni dettaglio della vicenda. «Gli abbiamo chiesto tutto: l’impronta sul muro, quella delle scarpe, le telefonate, la frequentazione di casa – ribadisce –. L’ho trovato lucido e molto convincente». Un esame approfondito che, a suo dire, ha rafforzato la convinzione di trovarsi davanti a un uomo estraneo all’omicidio.
Durante un intervento televisivo a Quarto Grado, condotto da Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero, Cataliotti aveva già anticipato il proprio approccio: prudenza, rigore e nessuna sovraesposizione mediatica. Lo ha ribadito anche al Corriere: «Guardi, lo dico subito: non parteciperò al circo mediatico. Non sono un tipo da talk show». Una presa di posizione netta, che segna una differenza rispetto alla linea del suo predecessore.

Una strategia legale fondata sulla cautela
A Quarto Grado, la collega Angela Taccia aveva già annunciato l’intenzione di nominare un genetista «per farci trovare pronti quando saranno secretati gli atti». Cataliotti conferma: «Decideremo lunedì, dopo una full immersion con la collega e il consulente Armando Palmegiani».
Il legale preferisce mantenere il profilo basso anche rispetto a figure esterne al caso. Non commenta il ruolo di Alberto Stasi, già condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi: «Non è parte di questa indagine, non mi sento legittimato a parlarne. È un dato completamente neutro». Una posizione che lo distingue nettamente dal suo predecessore, più incline a prendere posizione pubblicamente.

Equilibrio e rispetto per la verità giudiziaria
Cataliotti si mostra cauto anche riguardo alla vicenda che coinvolge l’ex pm Mario Venditti, oggi indagato nell’ambito del cosiddetto “sistema Pavia”. «Non ci riguarda – precisa –. Il mio assistito non è indagato». Tuttavia, non esclude che eventuali sviluppi possano influenzare il procedimento principale, pur confermando che l’attenzione resta concentrata sull’attuale indagine pavese.
Quanto all’ipotesi di trasferire il fascicolo a Brescia, come proposto dal legale di Venditti, Cataliotti non anticipa giudizi ma puntualizza: «Non abbiamo nessuna intenzione di scappare dal foro naturale o di sottrarci agli inquirenti naturali». Una dichiarazione netta, che intende ribadire la piena fiducia nei magistrati di Pavia e smontare qualsiasi sospetto di strategia dilatoria.


Un cambio di passo nella difesa
Con l’arrivo di Cataliotti, la difesa di Andrea Sempio sembra voler imprimere una nuova direzione: metodo, riservatezza e rigore. Da un lato la verifica puntuale di ogni elemento probatorio, dall’altro un atteggiamento sobrio, lontano da toni polemici. Nelle parole del legale, l’obiettivo è chiaro: «restituire serenità e chiarezza a un’indagine che merita equilibrio e rispetto per la verità giudiziaria».
Figlio di un noto penalista reggiano, Cataliotti ha alle spalle una lunga carriera: ha difeso Wanna Marchi, Stefania Nobile e il “re della Gintoneria” Davide Lacerenza. «Ho seguito molti processi mediatici, so di cosa parlo», sottolinea. «So anche che, visto che il caso potrebbe prevedere una giuria anche popolare – dice riferendosi al delitto di Garlasco –, credo sia utile intervenire quando necessario per spiegare gli atti processuali ed evitare il pregiudizio. Non per rincorrere notizie sul santuario della Bozzola o gossip sui protagonisti di questa vicenda». Infine, conferma la sua linea di condotta: non parteciperà «al circo mediatico» perché, come dice lui stesso, «non sono un tipo da talk show».