
La decisione è ufficiale: l’Unione Europea chiude definitivamente ai rifornimenti energetici dalla Russia, indipendentemente dall’evoluzione del conflitto in Ucraina. Il Consiglio dei ministri dell’Energia ha approvato il piano che porterà allo stop all’import di gas e GNL russi, completando il processo in tre fasi entro il 31 dicembre 2027.
Il voto è stato possibile grazie al ricorso alla maggioranza qualificata, a differenza del regime delle sanzioni che richiede l’unanimità. Ungheria e Slovacchia hanno espresso voto contrario, lamentando rischi per la propria sicurezza energetica, ma il loro dissenso non ha impedito l’approvazione della misura.
Secondo il nuovo regolamento che modifica il piano RepowerEU, dal 1° gennaio 2026 non sarà più possibile siglare nuovi contratti per l’import di gas e GNL dalla Russia. I contratti a breve termine già in corso dovranno concludersi entro il 17 giugno 2026, mentre quelli a lungo termine avranno tempo fino alla fine del 2027.
Il Commissario europeo all’Energia, Dan Jorgensen, ha parlato di un “segnale chiaro” e della volontà dell’UE di non dipendere più da uno stato aggressore. La transizione, ha spiegato, passerà attraverso energie rinnovabili, diversificazione delle fonti e, in alcuni casi, nucleare di nuova generazione.

L’Italia ha espresso sostegno agli obiettivi del regolamento, ma ha anche evidenziato la necessità di un monitoraggio continuo dell’impatto sui prezzi dell’energia. In particolare, il governo italiano ha manifestato perplessità sull’obbligo di autorizzazioni preventive per l’importazione da alcuni Paesi produttori.
Parallelamente, Bruxelles punta al divieto di importazione del GNL russo a partire dal 1° gennaio 2027, una misura contenuta nel 19º pacchetto di sanzioni contro Mosca. Questo provvedimento, però, è ancora bloccato dal veto dell’Ungheria e, in parte, della Slovacchia.
La Commissione Europea sta lavorando per mediare, anche alla luce delle tensioni su altri fronti, come le nuove regole sulle auto e il tema del caro energia. La presidente Ursula von der Leyen ha confermato per iscritto l’impegno ad affrontare la questione dei prezzi energetici, ma un consenso unanime resta lontano.
Più complesso ancora il dossier sull’utilizzo degli asset russi congelati per finanziare la ricostruzione in Ucraina. L’Alto Rappresentante Kaja Kallas ha parlato di “ampio sostegno”, ma restano riserve giuridiche, in particolare da parte del Belgio, custode della maggioranza dei fondi congelati.
Il Cremlino ha definito l’operazione “il furto del secolo”, tramite l’ambasciatore russo a Roma. Il diplomatico ha messo in guardia l’Italia da una “complicità” che, a suo dire, rischierebbe di minare i futuri rapporti economici con Mosca. Sulla stessa linea, il ministro ungherese Peter Szijjártó ha ribadito il rischio di ritorsioni russe, sottolineando il coordinamento diretto con le autorità di Mosca.