
Un incontro carico di tensione, quello di venerdì scorso alla Casa Bianca, tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, segnato da parole dure e un messaggio inequivocabile: secondo le ricostruzioni trapelate dalla stampa americana, l’ex presidente degli Stati Uniti avrebbe invitato il leader ucraino ad accettare le condizioni imposte da Mosca per chiudere il conflitto. Il tutto accompagnato da un avvertimento netto: “Putin ha detto che distruggerà l’Ucraina se non si piega”.
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L’episodio, che riporta alla ribalta le divisioni all’interno dell’Occidente sulla gestione della guerra in Ucraina, ha generato un’ondata di reazioni politiche anche in Europa. Tra le più dure, quella del leader di Azione, Carlo Calenda, che non ha usato mezzi termini: “Trump è un alleato di Putin e un traditore dell’Occidente. L’Unione europea deve fare un passo avanti e continuare a sostenere l’Ucraina”.

Lite alla Casa Bianca, Trump rilancia la linea del Cremlino
L’incontro tra Trump e Zelensky non è avvenuto sotto i riflettori, ma la sua ricostruzione ha rapidamente fatto il giro del mondo. Secondo quanto riportato dal Financial Times, il tycoon avrebbe invitato l’Ucraina a capitolare di fronte alla minaccia russa, prospettando la devastazione del Paese come esito inevitabile in caso di rifiuto. L’ex presidente avrebbe inoltre respinto l’idea di fornire ulteriori armi a Kiev, dichiarando che gli Stati Uniti non possono più sostenere da soli il peso del conflitto.
Queste parole rappresentano un segnale chiaro del possibile cambio di rotta della politica americana, specialmente se Trump dovesse tornare alla guida della Casa Bianca. La sua posizione sembra sposare apertamente le pretese di Vladimir Putin, in particolare quelle legate al controllo del Donbass e ad altre porzioni di territorio ucraino già sotto occupazione russa.
Calenda attacca: “Trump è il traditore dell’Occidente”
Il commento di Carlo Calenda, affidato a un post social, si inserisce nel dibattito internazionale con un’accusa pesantissima: “Trump si conferma quello che immaginavamo da tempo: un alleato di Putin e un traditore dell’Occidente”. Un passaggio che ha suscitato ampio dibattito anche tra le forze politiche italiane, in un momento in cui la coesione europea sul dossier ucraino appare fondamentale.
Calenda ha poi rilanciato un appello all’Unione europea, definendo “urgente” un rafforzamento del sostegno a Kiev, alla luce della possibile ritirata americana. “È il momento per l’Ue di fare un passo avanti”, ha sottolineato il leader di Azione, sollecitando un’iniziativa autonoma di difesa europea in assenza di una leadership stabile a Washington.

L’Europa osserva con preoccupazione
Il confronto tra Trump e Zelensky avviene in un momento delicatissimo per la geopolitica globale. L’ipotesi che gli Stati Uniti possano scaricare la questione ucraina sulle spalle dell’Europa è da tempo oggetto di discussione nei circoli diplomatici del continente. La posizione di Trump, se confermata, sembra indicare proprio questa direzione: limitare l’impegno diretto degli Usa e spingere gli Stati membri dell’Ue a prendersi carico della difesa dell’Ucraina.
Un’eventualità che spaventa, soprattutto alla luce della dipendenza militare che molti Paesi europei hanno ancora nei confronti della Nato e delle infrastrutture strategiche americane. Il rischio è che un allentamento del supporto Usa si traduca in un vuoto difficile da colmare, proprio mentre la Russia intensifica i suoi attacchi e aumenta la pressione diplomatica.
#Trump si conferma essere quello che immaginavamo da tempo. Un alleato di #Putin e un traditore dell’Occidente. E’ il momento per l’UE di fare un passo avanti e continuare a sostenere l’Ucraina. https://t.co/jOJXJ2GEVZ
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) October 19, 2025
Zelensky: “Nessuna resa, Putin va fermato con la forza”
Nonostante le pressioni, Zelensky non arretra. Dopo l’incontro con Trump, il presidente ucraino ha confermato che non ci saranno concessioni territoriali e che l’unica via per fermare Putin è quella della pressione militare e diplomatica. “Putin non può essere fermato con le parole”, ha dichiarato in un’intervista a Nbc, ribadendo la volontà di avviare dialoghi di pace solo se basati su condizioni che rispettino l’integrità territoriale dell’Ucraina.
Zelensky ha anche denunciato un aumento degli attacchi russi contro infrastrutture civili: centrali elettriche, reti del gas e altri obiettivi strategici sono stati colpiti in tutta l’Ucraina, lasciando decine di migliaia di famiglie senza luce né riscaldamento. La sua richiesta agli alleati è rimasta invariata: più armi, più difese aeree, più sanzioni al Cremlino.
Lo spettro di una pace imposta dall’alto
L’episodio alla Casa Bianca alimenta lo scenario temuto dalle cancellerie europee: una resa negoziata sopra le teste di Kiev, o peggio, una spartizione geopolitica dell’Ucraina tra potenze globali. In assenza di una voce unitaria e forte da parte dell’Europa, il rischio è che le sorti del conflitto vengano decise altrove, senza tenere conto né delle sofferenze del popolo ucraino, né degli equilibri a lungo termine del continente.
Per questo, l’intervento di Carlo Calenda assume un valore che va oltre la polemica politica. È il sintomo di una crescente insofferenza europea verso una possibile svolta isolazionista americana, e di una volontà – ancora tutta da organizzare – di affermare un ruolo autonomo dell’Ue nei grandi scenari globali.