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Incontro Trump-Putin, Zelensky: “Pronto ad andare a Budapest se invitato”

Pubblicato: 20/10/2025 10:53
Zelensky annuncio pronto farlo

In un clima diplomatico teso e sempre più incerto, Volodymyr Zelensky ha aperto alla possibilità di partecipare a un incontro a Budapest insieme a Donald Trump e Vladimir Putin, qualora venisse formalmente invitato. Lo ha dichiarato lo stesso presidente ucraino nel corso di una conferenza stampa dopo il suo rientro da Washington, dove non è riuscito a ottenere dal suo omologo americano la fornitura dei missili Tomahawk a lungo raggio.
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Zelensky: “Andrei a Budapest se invitato”

Se fossi invitato a Budapest, se si trattasse di un incontro a tre, o come viene definito, di diplomazia mobile, in cui il presidente Trump incontra Putin e poi incontra me, allora accetterei”, ha affermato Zelensky. La dichiarazione lascia intendere una disponibilità ucraina al confronto, anche in uno scenario inedito e potenzialmente controverso.

Tuttavia, lo stesso Zelensky ha criticato la scelta della capitale ungherese come sede del vertice: “Non è il posto migliore”, ha osservato, evidenziando un certo disagio nel vedere Budapest, alleata ambigua di Mosca in seno all’Unione europea, al centro delle prossime manovre diplomatiche. Del resto, lo stesso Trump aveva già chiarito prima del faccia a faccia con Zelensky alla Casa Bianca che non era previsto alcun vertice a tre con la presenza contemporanea dei tre leader.

Trump-Zelensky, un confronto teso alla Casa Bianca

Il viaggio del presidente ucraino negli Stati Uniti si è concluso senza i risultati sperati. L’incontro con Trump è stato definito “burrascoso” dal Financial Times. Secondo indiscrezioni, l’ex presidente americano avrebbe intimato a Zelensky di accettare le condizioni imposte da Putin per evitare “la distruzione dell’Ucraina”. Un messaggio che ha scosso la diplomazia occidentale e che alimenta timori su una possibile svolta americana in direzione di una “pace imposta dall’alto”.

Zelensky, da parte sua, ha ribadito il no a qualsiasi concessione territoriale, affermando che la Russia può essere fermata solo con “più pressione”, e non con accordi basati su compromessi al ribasso. La mancanza del via libera ai missili Tomahawk, richiesti per rafforzare la difesa ucraina, ha reso evidente la divergenza strategica tra Washington e Kiev.

Pressioni su Putin e confronto con Hamas

Nel corso di una successiva intervista a NbcNews, andata in onda domenica, Zelensky ha esortato Trump a esercitare “maggiore pressione su Putin”, definendolo “più forte di Hamas”. Una dichiarazione che inserisce il conflitto in Ucraina in un quadro più ampio, legato alla sicurezza globale. “È una guerra più grande”, ha detto il leader ucraino, “e si tratta del secondo esercito al mondo”.

Il paragone tra il presidente russo e il gruppo terroristico palestinese è destinato a far discutere. Zelensky ha spiegato che la minaccia russa è più strutturata, più pervasiva, e che l’Ucraina non può essere lasciata sola. “Serve più pressione”, ha ripetuto, invitando gli Stati Uniti e l’Occidente a non abbassare la guardia.

In attesa del vertice tra Lavrov e Rubio

Intanto, i preparativi per il vertice di Budapest vanno avanti. Secondo quanto riportato da Reuters, il segretario di Stato americano Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov potrebbero incontrarsi giovedì. Lo scopo è quello di gettare le basi per il confronto diretto tra Trump e Putin, un evento che potrebbe ridefinire gli equilibri diplomatici internazionali.

Il Cremlino, già la scorsa settimana, aveva annunciato l’intenzione di avviare consultazioni tra i due ministri, segno che la diplomazia russa sta lavorando attivamente per ottenere un riconoscimento de facto delle conquiste territoriali in Ucraina.

Il futuro dell’Ucraina si gioca fuori da Kiev

Alla luce degli ultimi sviluppi, appare evidente che il futuro dell’Ucraina rischia di essere deciso lontano da Kiev. Con gli Stati Uniti sempre più orientati verso una soluzione pragmatica, e con l’Europa divisa sul da farsi, le sorti del conflitto sembrano spostarsi nei palazzi della diplomazia internazionale.

Zelensky, consapevole di questo rischio, si mostra disponibile al dialogo, ma non cede sulla sovranità. La scelta di Budapest come teatro dei colloqui lo mette in difficoltà, ma non lo esclude. Il timore, tuttavia, è che l’incontro tra Trump e Putin possa trasformarsi in una trattativa bilaterale sul destino dell’Ucraina, escludendo il Paese direttamente coinvolto.

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