
Le immagini corrono veloci, più delle auto. Bastano pochi secondi, una condivisione sui social, e una semplice fotografia diventa il centro di un’ondata di preoccupazione collettiva. Succede soprattutto quando in ballo ci sono temi sensibili, come la sicurezza delle infrastrutture. E in tempi in cui il ricordo di tragedie come quella del Ponte Morandi è ancora vivido nella coscienza pubblica, ogni segnale di allarme – reale o percepito – ha il potere di catalizzare l’attenzione.
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È così che, in pochi giorni, uno scatto ha fatto il giro del web: ritrae un cavalcavia della tangenziale di Torino, apparentemente danneggiato da una crepa preoccupante. L’immagine è rimbalzata da un gruppo Facebook all’altro, accompagnata da commenti allarmati e ipotesi inquietanti. Il punto incriminato si trova all’altezza di Moncalieri, un tratto ad alto traffico, quotidianamente percorso da migliaia di veicoli.
Lo scatto che ha scatenato la bufera social
A far discutere è stata soprattutto l’apparente evidenza di una fessura nel cemento, visibile lungo un tratto sopraelevato della tangenziale. Una crepa ampia, che a un occhio non esperto potrebbe far pensare a un cedimento strutturale in atto. La foto non è nuova: già in passato era apparsa in alcune discussioni online, ma negli ultimi giorni è diventata virale, accompagnata da toni sempre più allarmistici.
L’immagine mostra in primo piano un’apertura tra due segmenti del viadotto, con un contrasto netto tra le superfici che ha dato l’idea, a molti utenti, di un pericolo imminente. Da lì, il passo verso la preoccupazione collettiva è stato breve.

L’intervento di Mino Giachino: “Situazione poco rassicurante”
A farsi portavoce delle preoccupazioni dei cittadini è stato Mino Giachino, esponente torinese della Democrazia Cristiana e già noto per il suo impegno sui temi delle infrastrutture e dei trasporti. Giachino ha preso posizione con fermezza, definendo la situazione “poco rassicurante” e chiedendo interventi immediati.
In particolare, ha annunciato di aver inviato la foto al viceministro delle Infrastrutture Edoardo Rixi, esponente della Lega, sollecitando verifiche urgenti sul tratto interessato. “In un Paese come il nostro, con il territorio fragile e una rete stradale molto sfruttata, la prevenzione deve essere una priorità“, ha dichiarato Giachino, ribadendo la necessità di controlli costanti e trasparenti.
La possibile spiegazione tecnica: giunto di dilatazione
Se da un lato le preoccupazioni sollevate dai cittadini sono legittime, dall’altro non si esclude che l’immagine ritragga in realtà un giunto di dilatazione, ovvero un elemento strutturale non solo previsto, ma fondamentale nella progettazione di ponti e viadotti.
I giunti di dilatazione sono progettati per assorbire i movimenti naturali delle strutture in cemento armato dovuti ai cambiamenti di temperatura, alle vibrazioni e ad altri fattori dinamici. In pratica, permettono alle varie sezioni del viadotto di muoversi in modo controllato, evitando rotture o danni permanenti. Quella che può sembrare una crepa potrebbe dunque essere un normale giunto tecnico, la cui forma o usura può ingannare chi non ha competenze ingegneristiche.
Va però sottolineato che, anche nel caso di un giunto, è fondamentale monitorarne lo stato e la funzionalità, specie su infrastrutture datate o molto sollecitate. Una valutazione tecnica ufficiale resta quindi necessaria.

Sicurezza e trasparenza: la richiesta dei cittadini
L’episodio ha messo in evidenza ancora una volta il bisogno di trasparenza e comunicazione istituzionale sul tema della manutenzione delle infrastrutture. I cittadini chiedono non solo sicurezza, ma anche la certezza che ogni anomalia venga gestita con tempestività e chiarezza.
In un’epoca in cui le immagini si diffondono in pochi minuti, è fondamentale che le autorità siano in grado di rispondere rapidamente, fornendo dati tecnici chiari e, quando necessario, interventi visibili sul territorio. La sicurezza stradale non può prescindere da una gestione comunicativa efficace, capace di rassicurare senza minimizzare, e di agire senza attendere che l’allarme diventi panico.