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Filippo Turetta, ecco quando potrà lasciare il carcere

Pubblicato: 21/10/2025 17:46

La decisione è arrivata all’improvviso: Filippo Turetta ha scelto di rinunciare all’appello contro la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin, la giovane studentessa di 22 anni uccisa nel novembre 2023. Una scelta che ha colto di sorpresa molti, compreso Gino Cecchettin, padre della vittima. Ora spetta alla Procura generale di Venezia decidere se confermare la sentenza o procedere con l’impugnazione. Ma la domanda resta: tra quanti anni Turetta potrà uscire dal carcere?

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Filippo Turetta, immagine d'archivio

Turetta rinuncia all’appello: una decisione che sorprende tutti

La rinuncia è arrivata senza preavviso e senza dichiarazioni pubbliche. Con questa scelta, Turetta accetta la pena più severa prevista dal codice penale: l’ergastolo. Tuttavia, la vicenda giudiziaria non è ancora chiusa. La Procura generale di Venezia dovrà stabilire se a sua volta rinunciare all’appello o se proseguire con l’impugnazione della sentenza. In quest’ultimo caso, il procedimento andrebbe avanti in Corte d’appello, ma solo su iniziativa della Procura.

Resta da capire se la scelta di Turetta rappresenti un vero atto di pentimento o una mossa calcolata. “L’ho appresa dai giornali e un po’ mi ha sorpreso – ha commentato Gino Cecchettin, padre di Giulia –. Confrontandomi anche con il nostro avvocato, è una decisione che sul piano tecnico può sembrare autolesionistica. Se faccia parte di un percorso di autentico pentimento? È ciò che mi auguro, ma sarà il tempo a dircelo”.

Auto di Filippo Turetta durante le indagini

L’ergastolo e l’isolamento diurno: cosa prevede la legge

L’ergastolo è la pena più grave prevista dal sistema penale italiano, ma può essere accompagnato da ulteriori restrizioni. I giudici, infatti, possono imporre anche un periodo di isolamento diurno, riservato ai detenuti ritenuti colpevoli di crimini particolarmente efferati.

Questa misura comporta la separazione totale dagli altri detenuti per un periodo fino a 18 mesi, con l’obiettivo di rafforzare la componente punitiva della pena. Saranno i giudici di sorveglianza a stabilirne l’applicazione nel caso di Turetta.

Percorsi di reinserimento e libertà condizionale

Anche con una condanna all’ergastolo, la legge italiana prevede possibilità di reinserimento per chi dimostra buona condotta e segni di ravvedimento. Dopo almeno dieci anni di detenzione, Turetta potrà chiedere i primi permessi premio: brevi uscite dal carcere in occasione di festività o eventi familiari, se considerato non pericoloso.

Secondo i calcoli de Il Gazzettino, la liberazione condizionale potrà essere richiesta solo dopo 26 anni di carcere, quando il 23enne ne avrà 48. Esiste anche la possibilità di un anticipo a 21 anni grazie alla liberazione anticipata, concessa a chi mantiene una condotta impeccabile e partecipa ai programmi di rieducazione. Questi benefici non cancellano la pena, ma consentono un percorso di riabilitazione graduale, in linea con i principi della Costituzione italiana.

Filippo Turetta, foto recente

Il futuro del caso Cecchettin

La scelta di Turetta apre una nuova fase, non solo giudiziaria ma anche morale e sociale. Il caso di Giulia Cecchettin, divenuto simbolo della lotta contro la violenza di genere, ha profondamente segnato l’opinione pubblica e continua a suscitare riflessioni sul tema della giustizia e del perdono.

In attesa della decisione definitiva della Procura generale di Venezia, resta la consapevolezza che l’omicidio di Giulia abbia lasciato una ferita collettiva nel Paese. Una tragedia che continua a interrogarci su cosa significhi davvero giustizia e su come possa nascere un cambiamento reale nella società.

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