Vai al contenuto

Mea culpa di Salvini: errori di tutti e ultimatum a Vannacci

Pubblicato: 21/10/2025 22:29

Una seduta di Consiglio federale tra assenze e silenzi quella che ha visto protagonisti Matteo Salvini, Roberto Vannacci e Luca Zaia. L’ex generale Vannacci non si è presentato, Zaia ha partecipato solo all’inizio, mentre Salvini, al termine delle discussioni, è uscito riservatamente dalla storica sede di via Bellerio, evitando i cronisti. L’incontro, durato circa tre ore nella sala intitolata a Gianfranco Miglio, ha affrontato questioni delicate dopo il risultato deludente della Lega in Toscana, superata dalla sinistra radicale di Toscana Rossa.

Il vicepremier ha affrontato l’argomento con un’ammissione chiara: «Quando i risultati sono al di sotto delle aspettative, bisogna interrogarsi sulle cause. Non è colpa della sfortuna o degli elettori. Tutti noi abbiamo sbagliato qualcosa, me in primis». L’errore più contestato da una parte del partito riguarda la gestione autonoma delle iniziative del generale in pensione, oggi al centro di tensioni interne.

Team Vannacci sotto la lente

Il confronto ha poi riguardato la commistione tra i team di Vannacci e la linea ufficiale del partito. Il presidente lombardo Attilio Fontana ha sottolineato la necessità di mantenere l’unità della Lega: «Per quanto riguarda me, ognuno può avere le proprie opinioni, ma la Lega è una sola, ed è stata la nostra forza fin dall’inizio». Salvini ha indicato che le attività legate al movimento “Mondo al contrario” dovranno rimanere di natura culturale, evitando derive politiche.

Il riferimento al passato con Flavio Tosi e la sua fondazione “Faro — Ricostruiamo il Paese”, che nel 2015 gli costò l’espulsione dal partito, è stato chiaro. In queste ore, Stefano Valdegamberi, candidato veneto vicino a Vannacci, ha aggiornato il materiale elettorale eliminando i riferimenti al movimento e inserendo il simbolo leghista, riducendo così l’ambiguità formale.

Federalismo interno e prospettive future

Sul piano ideologico, resta sullo sfondo l’idea di un’area federalista interna al partito, ispirata al modello tedesco Cdu-Csu. Salvini ha definito tale ipotesi una “invenzione giornalistica”, anche se la questione era stata sollevata a Pontida da Zaia e poi ripresa da Fontana e Massimiliano Fedriga. Zaia ha chiarito in un’iniziativa pubblica a Padova che la riflessione federalista riguarda l’adeguamento alla realtà del paese: «Essere del Pd di Aosta o di Canicattì non è la stessa cosa».

Alberto Stefani, possibile successore di Zaia, ha espresso apertura all’idea, sottolineando che non significa separazione dalla Lega, ma solo una identità politica interna. Per Salvini, il Consiglio federale ha avuto un ruolo di “riscaldamento”: i conti veri si faranno dopo le regionali, quando le urne determineranno i rapporti di forza.

Lombardia, candidature e manifestazione

In Lombardia, il direttivo regionale della Lega ha confermato all’unanimità la candidatura alla presidenza del partito, dopo l’accordo con Fratelli d’Italia che aveva lasciato al Carroccio la candidatura del Veneto. Una questione delicata che richiederà ancora compromessi, ma che Salvini ha davanti mesi per gestire.

Infine, il partito ha annunciato per il 14 febbraio una manifestazione a Milano su identità, sicurezza e contrasto all’islam radicale, temi sostenuti dalla vicesegretaria Silvia Sardone. La nota finale sottolinea l’obiettivo di crescere nei consensi, superando il Movimento 5 Stelle e confermandosi seconda forza del centrodestra, anche se, al momento, la seconda posizione spetta a Forza Italia.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure