
Ci sono notti in cui il silenzio ha un suono diverso. Non è la quiete rassicurante che accompagna il riposo delle città, ma un’attesa tesa, elettrica, come se l’aria sapesse che qualcosa sta per accadere. Le strade si svuotano, le serrande si abbassano, i lampioni proiettano ombre incerte sui marciapiedi. In certi angoli del Paese, il buio non è mai solo buio: è il tempo in cui il crimine si muove, silenzioso e violento.
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È in quel tempo sospeso che il rombo di una moto può significare molto di più di un semplice passaggio. È in quel momento che una raffica di spari non racconta solo una cronaca, ma l’ennesima ferita aperta nel cuore di una comunità. Quando la violenza irrompe in una notte qualsiasi, la città si sveglia diversa. E mentre le sirene fendono la notte, la domanda torna a bussare alle porte: quanto è ancora normale vivere con la paura?
Sparatoria all’esterno di un bar: tre feriti, uno incensurato
È accaduto tutto in pochi secondi. Colpi di pistola, urla, vetri infranti e poi il fuggi fuggi. Intorno alle due di notte, in via Sportiglione, in pieno centro urbano di Afragola, in provincia di Napoli, tre uomini sono rimasti feriti in una sparatoria avvenuta all’esterno di un bar, proprio mentre il locale si preparava a chiudere. Un agguato in piena regola, che ha lasciato a terra un 18enne, un 28enne con precedenti penali e un coetaneo incensurato.
I carabinieri della compagnia di Casoria sono intervenuti poco dopo, trovando sull’asfalto 15 bossoli sparsi in un raggio di pochi metri. I feriti sono stati trasportati d’urgenza negli ospedali della zona: due al Cardarelli di Napoli, uno al nosocomio di Frattamaggiore. Nessuno di loro, secondo le prime informazioni, sarebbe in pericolo di vita, ma le ferite riportate – probabilmente alle gambe o in aree non vitali – confermano la volontà di colpire e lanciare un messaggio.

Indagini serrate: si cerca il movente dietro i colpi
Al momento non ci sono testimoni oculari ufficiali, ma le telecamere di sorveglianza nella zona potrebbero aver ripreso parte della scena. I militari del nucleo investigativo di Castello di Cisterna stanno lavorando per risalire alla matrice dell’agguato, che potrebbe essere riconducibile a un regolamento di conti oppure a una dinamica interna alla criminalità locale.
Il dettaglio più inquietante è che uno dei feriti è incensurato, il che lascia aperta l’ipotesi che possa essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, o che sia stato coinvolto indirettamente in una faida altrui. Le altre due vittime, già conosciute dalle forze dell’ordine, potrebbero invece essere state l’obiettivo principale. Resta da chiarire se vi fosse un legame tra i tre, o se qualcuno fosse un bersaglio collaterale.
Una comunità assuefatta alla paura
Nel quartiere regna un silenzio fatto di sguardi bassi e bocche chiuse. La violenza non è nuova in questa parte della provincia napoletana, ma ogni episodio come questo lascia dietro di sé un senso di impotenza crescente. I cittadini chiedono più presenza dello Stato, più controlli, ma soprattutto alternative per i giovani, sempre più esposti al rischio di finire risucchiati da circuiti di illegalità.
Il bar, diventato teatro della sparatoria, è noto nella zona e frequentato da molti giovani. Ed è proprio questa normalità infranta a preoccupare: quando i luoghi della socialità si trasformano in scenari da far west, il rischio è che la violenza diventi abitudine, e l’indifferenza prenda il posto dell’indignazione.

La provincia armata: un fenomeno in crescita
L’agguato di Afragola non è un caso isolato. In diverse zone della provincia di Napoli, episodi simili si sono verificati con una frequenza inquietante. Armi da fuoco usate per intimidazioni, avvertimenti, vendette, o per regolare faide personali o familiari. Ogni pallottola sparata è un tassello che racconta un territorio sotto pressione, dove la criminalità organizzata – o frammenti di essa – continua a esercitare potere e influenza.
Le indagini sono in corso, ma l’impressione è che ci si trovi davanti all’ennesimo episodio che richiederà tempo per essere ricostruito. I carabinieri stanno ascoltando i feriti, i gestori del bar e i possibili testimoni. Il quadro resta però frammentario, e come spesso accade in queste vicende, la collaborazione è minima, complice un clima di diffidenza e paura.
Non solo cronaca: il rischio che diventi normalità
Eppure, questa non è solo cronaca nera. È una pagina che parla di una fragilità collettiva, dove la sicurezza urbana diventa il bene più raro. La città – e con essa le sue istituzioni – è chiamata a reagire. Non basta aspettare il prossimo bollettino di guerra urbana, il prossimo post indignato sui social, la prossima fiaccolata.
Afragola, come molte altre città italiane, ha bisogno di una risposta che vada oltre l’emergenza. Che parli di prevenzione, di cultura, di futuro. Ma fino a quando i colpi di pistola continueranno a risuonare nei vicoli della notte, sarà difficile convincere chi vive qui che un’alternativa sia davvero possibile.