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Meloni in bilico tra Trump e Mosca: l’Italia ondeggia nel nuovo risiko internazionale

Pubblicato: 21/10/2025 19:06

La premier Giorgia Meloni si ritrova in un equilibrio sempre più instabile tra Washington, Mosca e le pressioni interne di un governo diviso. Mentre Macron e Starmer convocano a Londra un nuovo vertice dei “volenterosi” per sostenere l’Ucraina, a Roma la linea si sfalda: Palazzo Chigi prende tempo, Salvini smussa le sanzioni, e la premier osserva la partita geopolitica che si gioca tra Trump e Putin.

Vertice di Londra e attesa per Budapest

La ripresa del dialogo tra Donald Trump e Vladimir Putin e la prospettiva di un faccia a faccia a Budapest hanno scosso le cancellerie europee. A spingere per reagire è stato Volodymyr Zelensky, preoccupato che l’Europa finisca ai margini del negoziato.

Così, Francia e Regno Unito hanno convocato per venerdì un vertice a Londra, ma non è ancora chiaro se Meloni parteciperà di persona o solo in videocollegamento. Chi le è vicino assicura che la premier voglia evitare passi falsi: “Meglio attendere gli eventi”, trapela da Palazzo Chigi, segnale evidente della volontà di muoversi in scia alla strategia di Trump. Ma è evidente come il governo italiano sia nuovamente spaccato. La linea di Salvini è opposta a quella di Forza Italia, e la Premier cerca di muoversi nel mezzo.

Roma tra gli Usa e il gelo con Bruxelles

Secondo quanto riportato da Bloomberg e confermato da La Stampa, l’Italia avrebbe aperto all’acquisto di armi americane da destinare a Kiev, proposta avanzata dal ministro Guido Crosetto durante la riunione NATO. Una mossa in linea con l’impostazione di Washington ma che stride con la prudenza mostrata sul fronte europeo: Roma resta scettica sull’uso degli asset russi congelati per finanziare l’Ucraina, frenando su un prestito da 140 miliardi di euro che richiede l’unanimità dei Ventisette.

Sul punto, Belgio, Slovacchia e Ungheria condividono le perplessità italiane. Fonti governative parlano di “criticità” e “cautela”, e nessuno ieri ha replicato alle parole pesanti dell’ambasciatore russo Alexei Paramonov, che ha definito l’operazione “il furto del secolo”, minacciando “contromisure” contro Roma.

Macron e l’Ue in pressing, ma Palazzo Chigi tace

È stato Emmanuel Macron il primo a chiedere che l’Europa sieda al tavolo di Budapest: «Se Trump e Putin discuteranno delle sorti dell’Ucraina”, ha dichiarato, “anche gli ucraini e l’Europa dovrebbero essere presenti”. Ma l’unità europea resta fragile.

Il Consiglio europeo di Bruxelles rischia di concludersi con un nulla di fatto, mentre Orban – forte del sostegno di Trump – prepara un nuovo veto al diciannovesimo pacchetto di sanzioni. L’Italia, pur avendo votato a favore del piano RePowerEU, ha chiesto che l’Unione “monitori i prezzi” e mantiene un profilo ambiguo. Comprensibile, visto che la decisione della ue rischia di provocare un nuovo, drammatico aumento delle bollette energetiche.

Le tensioni interne e il silenzio della Premier

Nel frattempo, la maggioranza di centrodestra è tornata a dividersi. La Lega ha ottenuto di alleggerire il testo della risoluzione che Meloni porterà in Parlamento, eliminando i riferimenti agli asset russi e inserendo un passaggio sul vertice di Budapest.

L’opposizione attacca: il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, ha chiesto al governo di “rispondere con fermezza alle minacce di Paramonov” e ha sfidato Salvini a “dimostrare di essere un patriota e non una marionetta del Cremlino”. Palazzo Chigi, per ora, resta in silenzio. E l’Italia, tra le ombre di Mosca e l’imprevedibilità di Trump, continua a camminare sul filo.

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