
Il principe Andrea, fratello di Re Carlo III, torna a far discutere per la sua residenza a Royal Lodge, la villa di 30 stanze situata all’interno della tenuta del Castello di Windsor. A riaccendere il caso è stato il Times, che avrebbe ottenuto una copia del contratto di locazione stipulato con la Crown Estate, l’ente che gestisce i beni della Corona britannica. I documenti rivelano dettagli e cifre che spiegano perché questa dimora sia oggi uno dei temi più delicati per la monarchia.
Secondo quanto ricostruito, l’accordo garantisce al duca un diritto di residenza a lungo termine: il contratto, firmato nei primi anni Duemila, resterà valido fino al 2078. Per assicurarsi la proprietà e finanziare i lavori di ristrutturazione del 2005, Andrea avrebbe versato 1 milione di sterline come canone iniziale e almeno 7,5 milioni per gli interventi edilizi, per un totale di 8,5 milioni di sterline. Un investimento che doveva garantire stabilità per decenni.
Un affitto simbolico e un contratto fuori dal comune
Ma la clausola che oggi fa più discutere è quella relativa all’affitto annuale, fissato a “un granello di pepe (se richiesto)“. In pratica, spiegano i quotidiani britannici, il duca risiede da oltre vent’anni senza pagare un vero canone periodico. Una condizione che, alla luce della situazione economica e politica attuale, ha riacceso le polemiche sulla gestione dei beni reali.

Secondo le stime del Times, dividendo gli 8,5 milioni di sterline spesi dal duca sui 75 anni di durata del contratto, si ottiene una media di circa 113.000 sterline l’anno. Una cifra che rappresenta meno della metà del canone di mercato per una residenza di questo livello, soprattutto considerando la posizione privilegiata e l’estensione della proprietà immersa nel parco reale.
Le clausole economiche e le pressioni di Buckingham Palace
Il contratto prevede anche un’altra clausola controversa: se Andrea decidesse di rinunciare all’accordo, la Crown Estate dovrebbe riconoscergli circa 558.000 sterline, frutto di una “somma compensativa” pari a 185.865 sterline per ogni anno fino al 2028, il 25° anno dell’intesa. Una tutela pensata per l’inquilino, ma che oggi solleva interrogativi sui benefici economici legati alla locazione.

Il quadro finanziario del duca, inoltre, appare sempre più complicato. L’assegno annuale da 1 milione di sterline sarebbe stato ridotto da Re Carlo III, lasciando Andrea con risorse limitate: il suo unico reddito ufficiale è una pensione navale di circa 20.000 sterline l’anno. Da qui la domanda che molti si pongono: come riesce a sostenere le spese di manutenzione di una residenza così grande e costosa?
Un principe in difficoltà e un’ombra che non si dissolve
Fonti vicine a Buckingham Palace avrebbero proposto al duca di trasferirsi a Frogmore Cottage, la casa un tempo abitata da Harry e Meghan all’interno del complesso di Windsor. Ma Andrea, ritiratosi dalla vita pubblica nel 2019, avrebbe rifiutato. La sua reputazione resta segnata dalle accuse legate ai rapporti con Jeffrey Epstein, che lo hanno portato a rinunciare ai titoli e agli incarichi ufficiali.
La situazione si è ulteriormente aggravata dopo la pubblicazione del libro postumo di Virginia Giuffre, “Nobody’s Girl: A Memoir of Surviving Abuse and Fighting for Justice”, in cui la donna ribadisce le accuse di abusi subiti quando era minorenne. La vicenda si era chiusa nel 2022 con un accordo extragiudiziale milionario, ma le conseguenze continuano a pesare sull’immagine del duca.
Le richieste di chiarimento e le possibili conseguenze
Intanto, alcuni parlamentari britannici chiedono spiegazioni formali al governo e alla Crown Estate sui termini del contratto di locazione e sui vantaggi economici concessi al principe. L’obiettivo è capire se e in che misura questa sistemazione incida sulle finanze pubbliche, in un momento in cui la trasparenza della monarchia è più che mai sotto esame.
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