Nonostante il clima di apparente distensione seguito alle recenti telefonate tra Donald Trump e Vladimir Putin, nessun incontro tra i due leader è previsto “nell’immediato futuro”. Lo ha confermato alla Reuters un alto funzionario della Casa Bianca, precisando che i contatti diplomatici proseguiranno a livello tecnico. Anche il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha assicurato che Mosca continuerà a mantenere aperto il dialogo con Washington, confermando colloqui con l’inviato americano Marco Rubio.
Trump spinge Kiev a cedere il Donbass
Secondo quanto riportato dall’agenzia AFP, il presidente statunitense Donald Trump avrebbe esercitato forti pressioni sul leader ucraino Volodymyr Zelensky affinché l’Ucraina ritiri le truppe dal Donbass, accettando di fatto una delle principali richieste del Cremlino per porre fine alla guerra. La notizia arriva da una fonte ucraina che ha descritto l’incontro alla Casa Bianca di venerdì scorso come “teso e difficile”.
Il colloquio, avvenuto il giorno dopo la conversazione telefonica tra Trump e Putin, avrebbe segnato un momento cruciale nei negoziati. Secondo la fonte, il presidente americano avrebbe inoltre rifiutato la richiesta di Kiev di ricevere missili Tomahawk a lunga gittata, sottolineando che “gli Stati Uniti non possono esaurire le proprie scorte strategiche”.
Alla domanda se Trump avesse esplicitamente invitato Zelensky a cedere i territori orientali ancora sotto controllo ucraino, la fonte ha risposto: “Sì, è vero”.
L’Europa lavora a un piano alternativo
In parallelo, secondo quanto rivelato da Bloomberg, l’Unione europea e Kiev stanno elaborando una proposta di pace in 12 punti, che punterebbe a porre fine al conflitto lungo le attuali linee del fronte, respingendo le richieste di Putin di una cessione formale dei territori occupati.
Il piano, in fase di definizione, prevederebbe la supervisione diretta del presidente Trump attraverso un “Comitato per la pace” incaricato di monitorarne l’attuazione.
Tra le misure previste:
- Cessate il fuoco immediato e impegno reciproco a sospendere ogni offensiva militare.
- Ritorno dei bambini deportati dalla Russia e scambio dei prigionieri di guerra.
- Garanzie di sicurezza per l’Ucraina e fondi per la ricostruzione postbellica.
- Una corsia preferenziale per l’adesione di Kiev all’Unione europea.
- Revoca graduale delle sanzioni contro Mosca, con il mantenimento del blocco su circa 300 miliardi di dollari di riserve russe, che verrebbero restituiti solo dopo l’impegno di Mosca a contribuire alla ricostruzione dell’Ucraina.
Il piano stabilisce inoltre che le restrizioni economiche verrebbero reintrodotte automaticamente nel caso di un nuovo attacco russo. Mosca e Kiev dovrebbero poi avviare negoziati sulla governance dei territori occupati, pur senza alcun riconoscimento legale dell’annessione da parte europea o ucraina.
Verso una nuova fase diplomatica
Le fonti diplomatiche europee parlano di “un documento ancora flessibile”, i cui contenuti “potrebbero cambiare nelle prossime settimane”. Alcuni funzionari dell’Ue sarebbero pronti a volare negli Stati Uniti per presentare i dettagli del piano alla Casa Bianca e cercare il sostegno politico dell’amministrazione Trump.
Sul fronte opposto, Mosca continua a chiedere garanzie concrete sulla neutralità militare dell’Ucraina e sul mantenimento del controllo russo de facto su parte del Donbass e della Crimea, condizioni che restano al momento inaccettabili per Kiev.
Mentre la diplomazia tenta un nuovo equilibrio, il conflitto rischia di entrare in una fase di stallo politico, con l’Europa che prova a costruire un percorso alternativo e Washington sempre più divisa tra realpolitik e solidarietà atlantica.