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Affitti brevi, Giorgia Meloni si arrende: il governo è pronto alla retromarcia

Pubblicato: 22/10/2025 07:55

Il nodo del contributo delle banche continua a rallentare l’arrivo della manovra economica in Senato. Il confronto tra il governo e gli istituti di credito prosegue a oltranza, ma un’intesa pare vicina. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti parla di «un dialogo franco e costruttivo» e ringrazia le banche per lo spirito di collaborazione. Il prelievo resta confermato: 4,5 miliardi nel 2026 e 11 miliardi nel triennio. Le banche, però, contestano diversi aspetti, a partire dalla tassazione crescente – dal 27,5% fino al 40% – applicata agli utili del 2023 accantonati per la distribuzione dei dividendi.

La pressione sugli istituti si è intensificata dopo le parole di Matteo Salvini, che durante il Consiglio federale della Lega ha ottenuto il via libera per intervenire sulla manovra «qualora fosse necessario». L’obiettivo: valutare un possibile aumento del contributo delle banche, da destinare a sanità, famiglie e imprese. Si parla di un miliardo in più, secondo il senatore Claudio Borghi. Salvini ha accusato le banche di avere «il braccino» e di mancare di rispetto al «sistema Italia».

Le critiche di Salvini hanno trovato risposta in Antonio Tajani, leader di Forza Italia, che ha partecipato al tavolo tra Abi e Ministero dell’Economia. Tajani ha sottolineato che «le novità per il settore finanziario devono emergere dal confronto», e ha lanciato un chiaro avvertimento sul tema degli affitti brevi: o si modifica la norma, o sarà battaglia in Parlamento. Per Tajani, le priorità restano la casa e le forze dell’ordine, criticando l’approccio differente tra criptovalute e proprietà immobiliari.

Il caso dell’aumento dell’aliquota dal 21% al 26% sulla cedolare secca per la prima casa destinata ad affitti brevi è un altro fronte caldo. Non solo Forza Italia, ma anche Lega e Noi Moderati si oppongono. In attesa del testo definitivo, Fratelli d’Italia prende tempo: il responsabile Turismo del partito, Gianluca Caramanna, afferma che la tassazione resterà al 26% solo per le seconde case. Maurizio Lupi propone una soluzione alternativa: «Ridurre l’Imu sulla seconda casa affittata a lungo termine alle famiglie».

A cinque giorni dal via libera in Consiglio dei ministri, la manovra resta sotto pressione. Alcune categorie protestano, ma Giorgetti invita alla calma e a non dare troppo peso alle bozze circolate. Il governo è al lavoro per chiudere il testo finale, ma le tensioni politiche e sociali continuano a crescere.

Sul fronte delle pensioni, i sindacati della polizia attaccano duramente l’esecutivo. Contestano l’innalzamento dell’età pensionabile previsto dal 2026 – tre mesi in più, che diventeranno quattro nel 2027 – e denunciano l’assenza di fondi per il rinnovo contrattuale e per nuove assunzioni. A sostenere le istanze del comparto è il ministro Guido Crosetto, che si dice fiducioso negli impegni presi dal governo.

Preoccupazioni arrivano anche dal mondo dell’autotrasporto: Assotir parla di una vera e propria stangata da 200 milioni di euro, dovuta all’aumento delle accise sul diesel, misura ritenuta penalizzante per un settore già sotto pressione. La protesta si aggiunge al coro di critiche che sta accompagnando il percorso della manovra.

Resta invece ancora incerto il destino dei dipendenti degli Enti locali, ai quali era stata promessa la detassazione del salario accessorio. Nella bozza, però, la misura non compare. Il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo è al lavoro per trovare una soluzione, con l’ipotesi di inserire un fondo da 150 milioni di euro nel testo definitivo.

Nel frattempo, la manovra resta sospesa tra pressioni politiche, negoziati in extremis e tensioni sociali. La legge di bilancio, considerata cruciale per il 2026, continua a muoversi su un crinale sottile tra gli equilibri della maggioranza e le richieste delle categorie. Il tempo stringe, e il Senato attende.

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