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Invalido in sedia a rotelle investito da un’auto, ma la polizia multa lui: “Doveva stare sul marciapiede”

Pubblicato: 22/10/2025 10:16
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È una vicenda che ha dell’incredibile quella che riguarda Andrea Canessa, 40 anni, tetraplegico e costretto su una sedia a rotelle elettrica dopo un grave incidente nel 2017. Il 24 luglio scorso, Andrea è rimasto coinvolto in un nuovo incidente stradale a Grosseto, investito da un’auto mentre transitava lungo via Giusti. Fin qui un dramma purtroppo non raro, aggravato dal fatto che il conducente del veicolo non si è fermato a prestare soccorso. Ma ciò che ha generato sconcerto e indignazione è quanto accaduto nelle settimane successive: una multa da parte della polizia municipale, notificata due mesi dopo, perché – secondo il verbale – “non circolava sul marciapiede”.
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Un caso che sta facendo discutere, tra burocrazia cieca, assenza di empatia istituzionale e barriere architettoniche mai realmente rimosse.

L’incidente e la sedia a rotelle ribaltata sull’asfalto

È la sera del 24 luglio, poco prima delle 23. Andrea sta percorrendo via Giusti, nel quartiere di Barbanella. Non si trova sul marciapiede, ma sulla carreggiata, perché – come racconta lui stesso – il passaggio pedonale è impraticabile per una sedia a rotelle elettrica. «Ci sono tombini, ostacoli, scivoli troppo ripidi o assenti», spiega. All’improvviso, una macchina gli taglia la strada, lo urta e lo fa cadere a terra. La sua carrozzina si ribalta, lui rimane sull’asfalto, ferito, mentre l’auto si allontana.

A soccorrerlo non è il conducente coinvolto, che verrà identificato solo quindici giorni dopo, ma un altro automobilista che chiama la polizia municipale. Gli agenti giungono sul posto e redigono un primo verbale. Andrea si reca il giorno seguente in ospedale: «Avevo già difficoltà a muovere le braccia, ora faccio ancora più fatica».

La multa: “Doveva stare sul marciapiede”

A distanza di due mesi dall’accaduto, Andrea riceve una notifica di violazione del Codice della Strada. La motivazione lascia senza parole: i vigili hanno deciso di multare lui, vittima dell’incidente, per aver circolato sulla carreggiata invece che sul marciapiede. La contestazione si rifà all’articolo 190 del codice: “Il conducente del veicolo (la sedia a rotelle elettrica, ndr) ha violato l’articolo 190/1‑10, poiché in qualità di pedone circolava sulla carreggiata nonostante l’esistenza del marciapiede munito anche degli scivoli”.

Importo della sanzione: 41 euro, ridotti a 33,20 euro se pagati entro 15 giorni. Una beffa che assume i contorni di un paradosso burocratico: chi è stato investito viene sanzionato perché, di fatto, non aveva alternative reali a disposizione.

Andrea si rivolge così al portale “Maremma Oggi” per raccontare la sua storia. E lo fa con lucidità: «Anche ammesso che quanto riportato nel verbale sia corretto – e non lo è – era il caso di sanzionare un disabile vittima di un sinistro stradale, accaduto proprio perché il marciapiede era inaccessibile?».

Marciapiedi impraticabili e scivoli pericolosi

Nel verbale, si sostiene che lungo via Giusti esistono marciapiedi dotati di scivoli. Ma Andrea smentisce punto per punto: «Ci sono solo in salita, mentre in discesa mancano del tutto. E dove ci sono, sono così ripidi da essere pericolosi. Con la mia carrozzina potrei ribaltarmi in pochi secondi».

La realtà dell’accessibilità urbana per le persone con disabilità è ben diversa da quella disegnata dalle normative. Barriere fisiche, scivoli progettati senza criteri di sicurezza, mancanza di manutenzione: elementi che rendono impossibile o pericoloso l’uso del marciapiede da parte di un disabile. Di fronte a tutto questo, una sanzione che ignora le condizioni oggettive del contesto appare come una profonda ingiustizia.

Multato e ora costretto in una Rsa

Alla beffa della multa, si somma il dramma personale. Andrea ha vissuto finora con i genitori, ma la madre si è ammalata gravemente e il padre non riesce da solo a gestirne le necessità. Ha quindi chiesto di essere accolto in una Rsa, nonostante la giovane età. E anche qui ha trovato ostacoli: «Mi hanno risposto che sono troppo giovane per stare con gli anziani».

Alla fine, si è trovato un posto temporaneo a Orbetello, lontano da Grosseto e dai genitori, che avrebbe voluto continuare a vedere con regolarità. «Un assessore – racconta – mi ha persino risposto con tono sprezzante. Come se fossi io il problema». Anche su questo fronte, Andrea ha dovuto scegliere la soluzione meno peggiore, adattandosi a una struttura che non è adatta alla sua età, solo per ricevere l’assistenza minima di cui ha bisogno.

Il diritto e l’umanità che mancano

Nel frattempo, Andrea ha già inviato una PEC alla polizia municipale per chiedere l’annullamento della multa, illustrando la situazione e allegando le sue osservazioni tecniche. Non è solo una questione economica, ma una battaglia di principio. La sensazione, infatti, è che si sia di fronte all’applicazione cieca di una norma, senza alcuna valutazione del contesto, né delle condizioni reali in cui un disabile si trova a vivere e muoversi.

Il caso sta diventando un simbolo della distanza tra la legge e la realtà, tra i codici e le persone. E soprattutto della disattenzione delle istituzioni verso chi dovrebbe essere tutelato con maggiore cura. L’accessibilità, la dignità, la comprensione delle fragilità non possono essere sacrificati sull’altare di una norma astratta.

Andrea, dal suo letto in Rsa, continua a combattere. Non chiede privilegi, ma rispetto. E si batte affinché la sua vicenda non resti isolata. Perché, come dice lui stesso, «se anche una sola persona dovesse trovarsi nella mia stessa situazione, questa storia dovrà aver fatto la differenza».

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