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“Di chi è davvero lo scontrino”. Garlasco, spunta il supertestimone. Sempio rompe il silenzio a Chi l’ha visto

Pubblicato: 22/10/2025 13:30

Stasera il programma di Rai3 «Chi l’ha visto?» manderà in onda un’intervista esclusiva realizzata dall’inviato Vittorio Romano ad Andrea Sempio, una figura centrale in un filone di indagine legato al tragico omicidio di Chiara Poggi. Sempio, che è stato indagato in relazione a questo caso, ha fornito la sua versione dei fatti e ha espresso il suo stato d’animo riguardo la pressione dell’inchiesta.

Uno dei punti focali dell’intervista ha riguardato un dettaglio cruciale emerso nelle indagini: lo scontrino di un parcheggio. Sempio ha rivendicato la titolarità di quello scontrino, sostenendo che esso dimostrerebbe la sua presenza a Vigevano — una città non immediatamente vicina al luogo del crimine, ma comunque importante nel contesto degli sviluppi investigativi — proprio nel momento in cui Chiara Poggi è stata uccisa. Tuttavia è emersa proprio in queste ore una testimonianza cruciale di un supertestimone destinata a minare seriamente la validità del suo alibi.

L’elemento chiave: lo scontrino del parcheggio

L’aspetto più dichiarativo e incisivo dell’intervista riguarda la questione dello scontrino. Andrea Sempio ha voluto fare chiarezza su questo elemento di prova, affermando con decisione: «È mio». Questa affermazione è di fondamentale importanza poiché lo scontrino, a seconda della sua datazione e provenienza esatta, potrebbe essere interpretato come un alibi o, al contrario, come un elemento da analizzare con attenzione nel contesto del suo coinvolgimento nelle indagini per l’omicidio di Chiara Poggi.

Tuttavia è emersa in queste ore una testimonianza cruciale destinata a minare seriamente la validità del suo alibi. Un supertestimone, la cui identità e il cui ruolo sono stati oggetto di grande riservatezza, ha fornito una versione radicalmente opposta a quella sostenuta dall’indagato. Secondo quanto trapelato, questa figura avrebbe espressamente dichiarato che l’alibi basato sullo scontrino del parcheggio, presentato da Sempio, è completamente falso. Il supertestimone potrebbe essere proprio il proprietario dello scontrino.

Questa contro-narrazione introduce un elemento di forte contraddizione e obbliga gli inquirenti a rianalizzare non solo la veridicità dello scontrino, ma anche la credibilità di tutte le parti in causa. La deposizione di questo testimone, se ritenuta attendibile e verificabile, potrebbe potenzialmente invalidare l’argomento difensivo principale di Sempio relativo al suo posizionamento geografico al momento dell’omicidio, intensificando ulteriormente il peso dell’indagine sul suo conto e aprendo nuovi scenari investigativi.

Le risposte sull’inchiesta per corruzione

L’intervista ha toccato anche un altro filone di inchiesta che si è aperto e che coinvolge il contesto generale del caso: quello legato alla corruzione. Andrea Sempio è stato chiamato a rispondere anche a quesiti relativi a questa grave accusa. Le sue parole, riportate nel testo, offrono un quadro di preoccupazione e un tentativo di prendere le distanze o di fare chiarezza sulle presunte irregolarità finanziarie. Nello specifico, Sempio ha dichiarato di aver posto una domanda a un certo Lovati, la cui identità e ruolo non vengono specificati, ma che sembra essere una figura chiave in questo contesto.

La sua domanda era: «Ho chiesto a Lovati se aveva dato lui i soldi nostri a qualcuno». Questa frase solleva interrogativi sulla natura dei fondi menzionati (“i soldi nostri”), sui potenziali destinatari di questi pagamenti e, soprattutto, sul grado di conoscenza o sul ruolo attivo o passivo che Sempio possa aver avuto rispetto a queste presunte transazioni illecite. L’apertura di un fascicolo per corruzione, infatti, getta un’ombra ulteriore sulla complessità del caso Poggi, suggerendo possibili tentativi di influenzare o ostacolare l’andamento delle indagini.

La metafora del soldato e lo stato d’animo

Infine, la parte più emotiva e personale dell’intervista è stata quella in cui Andrea Sempio ha descritto il suo stato d’animo rispetto al fatto di essere indagato. Utilizzando una metafora potente, ha paragonato la sua situazione a quella di un soldato in trincea. Ha espresso la sua sensazione di attesa angosciosa e la consapevolezza che, in una situazione così tesa e incerta, «potrà capitare di tutto». Questa immagine evoca un senso di isolamento, di vulnerabilità costante e di un’immobilità forzata di fronte a un pericolo imminente e imprevedibile.

La sua conclusione, «Sei rassegnato, e aspetti che passi», rivela un profondo senso di impotenza e di sottomissione a un processo che è più grande di lui e che lo costringe a vivere in uno stato di sospensione esistenziale. La rassegnazione menzionata non è necessariamente un’ammissione di colpa, ma piuttosto la descrizione di un logoramento psicologico causato da una prolungata e intensa pressione mediatica e giudiziaria. Queste parole, cariche di sottintesi drammatici, hanno offerto al pubblico di «Chi l’ha visto?» uno sguardo sulle ripercussioni umane e il peso emotivo che l’essere indagato in un caso di risonanza nazionale comporta.

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Ultimo Aggiornamento: 22/10/2025 13:54

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