
A pochi passi dai palazzi del potere, nel cuore della Capitale, è andata in scena una nuova e significativa evoluzione del “campo largo”, la coalizione che da mesi cerca una sintesi tra le varie anime della sinistra italiana. Ma stavolta, tra dichiarazioni pungenti, strette di mano e sorrisi di circostanza, si è palesato un elemento inedito: il tentativo concreto di costruire una gamba centrista, capace di riequilibrare un’alleanza che appare sempre più sbilanciata su posizioni ideologiche.
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A promuovere l’iniziativa è stato Alessandro Onorato, assessore capitolino e volto di spicco del movimento Civici d’Italia. Onorato ha chiamato a raccolta sindaci, amministratori locali e rappresentanti di un pragmatismo politico che guarda con crescente preoccupazione alla deriva identitaria e all’autoreferenzialità che alcuni settori del centrosinistra sembrano voler imboccare.
I volti nuovi e l’ombra lunga di Bettini
Tra i presenti, spiccano nomi noti e altri destinati a far parlare di sé. In prima fila Goffredo Bettini, storico regista delle strategie progressiste, che da mesi insiste sulla necessità di “una tenda centrista”, evocando una coalizione plurale ma compatta. L’obiettivo è chiaro: ricostruire una maggioranza credibile e competitiva, in grado di parlare tanto alle periferie quanto ai ceti produttivi, oggi sempre più disillusi.

A catturare l’attenzione della platea è stata però Silvia Salis, sindaca di Genova da meno di sei mesi, già vista da molti come possibile outsider in grado di contendere la leadership politica alla segretaria del Pd Elly Schlein. Salis, con un discorso netto e diretto, ha voluto lanciare un messaggio preciso: “Basta gare su chi è più di sinistra. Non è una gara. Se lo è, è a chi sta più unito”. Parole accolte da applausi e abbracci, che danno il senso di una tensione crescente all’interno di una coalizione che sembra cercare se stessa.
Conte osserva, il tema sicurezza irrompe nel dibattito
Non è passata inosservata neppure la presenza di Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, che ha risposto con cautela al clima disteso dell’incontro: “Dialogo? Sì, ma vediamo con chi”. Una posizione che conferma la distanza ancora esistente tra i pentastellati e una parte del centrosinistra impegnata nella ricostruzione di un’alleanza più larga e radicata.
A sorprendere è stata però l’irruzione di un tema tradizionalmente marginalizzato a sinistra: la sicurezza. L’argomento è stato posto al centro del dibattito, quasi a segnare una svolta strategica. Il messaggio è chiaro: non si può più lasciare questo terreno alla destra. È un segnale diretto alla segreteria Pd, spesso criticata per un’agenda troppo incentrata su diritti civili e battaglie ideologiche, a scapito dei problemi concreti che animano i territori.
Milano prepara il contrattacco dei riformisti
Il fermento non si ferma a Roma. Il prossimo appuntamento è fissato per venerdì a Milano, dove i riformisti del Partito Democratico si ritroveranno per definire una propria linea politica. Tra i partecipanti attesi ci sono nomi di peso come Lorenzo Guerini, Graziano Delrio e Giorgio Gori. Tutti uniti da un filo comune: il malcontento per la gestione monolitica della segretaria Schlein e l’inattivismo di Stefano Bonaccini, accusato di non fare abbastanza per riequilibrare il partito.
Bonaccini, dal canto suo, sembra voler prendere le distanze. Lo fa con un commento al vetriolo: “Vedo discussioni fatte da chi vive nei salotti tv e nelle Ztl”. Una frecciata che sa di resa dei conti interna e di frattura tra chi ambisce a un partito popolare e chi lo vorrebbe elitario e ideologico.
Renzi e i civici: il centro come tesoro nascosto
A osservare da lontano, ma con attenzione, c’è anche Matteo Renzi. Reduce da un risultato incoraggiante in Toscana, il leader di Italia Viva prova a rilanciare la sua Casa riformista, con l’obiettivo di attrarre proprio quella componente civica emersa durante l’incontro romano. Il centro, per molti, è il vero tesoro nascosto della sinistra: uno spazio ancora da esplorare, ma potenzialmente decisivo per conquistare l’elettorato moderato e pragmatico.

Nel frattempo, sui social, l’eurodeputata Pina Picierno mette il dito nella piaga: “Senza crescita non si protegge il welfare”. Un messaggio chiaro a chi, all’interno della coalizione, sembra fossilizzarsi su parole d’ordine come salario minimo e lavoro equo, trascurando l’importanza della crescita economica come leva per la redistribuzione.
La domanda che resta aperta
Mentre il campo largo prova a trovare nuove forme e nuovi linguaggi, una domanda rimane sospesa: chi sarà il leader in grado di tenere insieme anime così diverse? Unire i pezzi di un mosaico fatto di riformisti, civici, progressisti e populisti resta la sfida più difficile. Ma anche l’unica strada percorribile per provare a tornare competitivi sul serio.
Nel frattempo, la politica romana continua a essere il palcoscenico di un esperimento che potrebbe riscrivere gli equilibri del centrosinistra italiano. Con una certezza: il centro non è più un’area da evitare, ma una posta in gioco decisiva. E chi saprà occuparla con intelligenza, pragmatismo e visione, potrebbe davvero fare la differenza.