
Un focolaio di tubercolosi è scoppiato all’interno dello Spazio Neruda, edificio occupato nella periferia torinese che ospita da tempo circa duecento persone, in gran parte migranti irregolari. Il caso, segnalato in un’inchiesta de La Stampa, sta sollevando preoccupazioni crescenti sia sul piano sanitario che istituzionale, mentre Asl e Procura sono al lavoro per circoscrivere la portata dell’emergenza.
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Secondo le prime informazioni, i contagiati accertati sarebbero meno di dieci, tra cui due bambini. L’episodio, che rischia di trasformarsi in una crisi sanitaria, arriva dopo mesi di allarmi rimasti inascoltati e richieste di sgombero inevase. Ora il rischio è concreto: senza interventi rapidi, la situazione potrebbe aggravarsi e coinvolgere altri quartieri della città.
La struttura occupata e il nodo della legalità
Lo Spazio Neruda è un’ex scuola situata nella zona nord della città. Da tempo è diventata un luogo di accoglienza informale per migranti provenienti da paesi come Tunisia, Nigeria e Marocco, oltre ad alcuni italiani senza fissa dimora. L’edificio, di proprietà del Comune, non è mai stato regolarmente censito, rendendo difficile anche per le autorità sanitarie sapere quante persone vi risiedano effettivamente.
Nel corso degli anni sono state avanzate più volte proposte per lo sgombero e la ricollocazione degli occupanti, ma nessuna di queste ha avuto seguito concreto. Solo nel febbraio scorso, il sindaco Stefano Lo Russo aveva riconosciuto la necessità di “trovare una sistemazione diversa per quei nuclei fragili”, ammettendo l’urgenza di riportare la situazione “nel perimetro della legalità”. Tuttavia, da allora nulla è cambiato, e oggi l’immobilismo rischia di tradursi in una emergenza sanitaria.

Tubercolosi: malattia trasmissibile e pericolosa
La tubercolosi è una malattia infettiva che colpisce principalmente i polmoni e si trasmette attraverso l’aria, anche solo parlando o tossendo. Sebbene i casi in Italia siano diminuiti negli ultimi decenni, focolai in ambienti promiscui, sovraffollati e precari – come appunto l’ex scuola torinese – possono determinare una rapida diffusione del contagio.
Il primo caso sarebbe stato rilevato alcuni mesi fa, in estate, ma è stato solo nelle ultime settimane che la situazione è precipitata. Secondo quanto trapelato, sono stati gli stessi occupanti dello stabile a chiedere l’intervento dell’Asl, dopo aver riscontrato sintomi sospetti tra alcuni residenti.
Attualmente, l’Ospedale Amedeo di Savoia, centro torinese di riferimento per le malattie infettive, ha attivato tutte le procedure previste: screening, test di Mantoux, isolamento dei casi accertati e tracciamento dei contatti stretti. Tuttavia, resta il nodo principale: la mancanza di controllo su una struttura occupata da anni senza alcuna supervisione ufficiale.
La procura apre un fascicolo per epidemia colposa
Secondo le informazioni raccolte da La Stampa, la Asl avrebbe depositato in procura una nota per ipotizzare il reato di epidemia colposa, e sono in corso accertamenti per individuare l’origine del focolaio e verificare eventuali responsabilità istituzionali. La vicenda potrebbe quindi avere strascichi giudiziari, coinvolgendo sia gli occupanti che le autorità cittadine.
Il Comune di Torino, dal canto suo, si è detto all’oscuro dell’intera vicenda: “A noi non è arrivata alcuna informazione ufficiale dall’Asl”, ha dichiarato un portavoce dell’amministrazione. Una risposta che ha sollevato ulteriori polemiche, alimentando le accuse di scarsa vigilanza sulla salute pubblica.

Scontro politico: la destra attacca la giunta Lo Russo
Il caso ha subito preso una piega politica, con forti accuse da parte del centrodestra. A intervenire con una nota durissima è stato l’assessore regionale alle Politiche sociali, Maurizio Marrone, tra i promotori della recente norma anti-Askatasuna.
“Se davvero nella clandestinità abusiva del Neruda si è sviluppato un focolaio di tubercolosi, evidentemente la copertura politica del centrosinistra verso le occupazioni antagoniste è diventata un’emergenza di salute pubblica”, ha dichiarato Marrone. “Si espongono al contagio anche cittadini e bambini che non c’entrano nulla. L’amministrazione comunale, proprietaria dell’immobile, è responsabile di quanto sta accadendo lì dentro”.
Una posizione che lascia presagire uno scontro istituzionale destinato ad acuirsi, soprattutto in vista delle prossime elezioni amministrative e in un contesto cittadino già polarizzato su temi come sicurezza, immigrazione e degrado urbano.
Cosa accadrà ora?
Il caso del focolaio di tubercolosi allo Spazio Neruda riporta con forza al centro del dibattito una domanda cruciale: fino a quando sarà possibile ignorare la situazione delle occupazioni abusive nelle grandi città italiane? E a quale costo, soprattutto in termini di tutela della salute pubblica?
Se, da un lato, è comprensibile il bisogno di accoglienza per persone in difficoltà, dall’altro è evidente che senza regole, censimenti, controlli e assistenza sanitaria regolare, il rischio di trasformare i luoghi della solidarietà in focolai di malattie infettive è alto.
Nel frattempo, Torino osserva con apprensione. E si interroga su chi dovrà assumersi la responsabilità, se questo allarme non sarà l’ultimo.