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“Ma che razza di governo di destra è questo?”. Il fedelissimo della Meloni non si contiene più

Pubblicato: 22/10/2025 09:30
fedelissimo Meloni governo destra

Il video postato da Nicola Porro sui social ha acceso il dibattito politico italiano. Nel filmato, il conduttore punta il dito contro quello che definisce un paradosso: un’esecutivo di centro‑destra che, a suo avviso, sta promuovendo politiche fiscali più gravose di quelle che la stessa alleanza si era impegnata a realizzare. Il nocciolo della critica è riassunto nella provocazione lanciata: “Tasse al 26%? Ma che razza di governo di destra è questo?”
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Con questa frase, Porro accusa il governo guidato da Giorgia Meloni di aver tradito le aspettative degli elettori della destra: non più una linea di taglio fiscale e di libero mercato, ma un rilancio della pressione tributaria. Il riferimento non è a una misura precisa già in vigore, ma a una percezione forte – amplificata dal conduttore – di un tradimento ideologico e di una mancanza di coerenza programmatica.

Le critiche al governo e l’alleanza di governo sotto accusa

Porro non si limita a un attacco generico: evidenzia quello che considera un contrastato paradigma fiscale rispetto al “classico” “meno tasse, più crescita” che storicamente ha animato i partiti di destra. In particolare, la domanda retorica – “tasse al 26%” – viene utilizzata come grimaldello per smontare la narrazione ufficiale secondo cui il governo starebbe guidando il Paese verso una riduzione della pressione fiscale. Secondo il conduttore, al contrario, la realtà percepita è un aumento dell’imposizione e una politica economica più vicina al centro‑sinistra che al centro‑destra.

Le reazioni non sono mancate: esponenti dell’opposizione e analisti economici hanno colto il messaggio come un segnale di malcontento che viene anche dall’elettorato tradizionalmente legato alla destra, ma che oggi si sente “abbandonato” sul piano fiscale. Il governo – fatto sapere da fonti interne – respinge ogni interpretazione che parli di “tasse al 26%” come misura esatta in campo, ma non nega che la percezione sia forte, e che il malumore debba essere preso in considerazione.

Il contesto economico e le attese mancate

Il timing del video di Porro non è casuale. Lo ha pubblicato in un momento in cui il dibattito sulla legge di bilancio, sulla pressione fiscale e sui piani per la crescita economica sono al centro dell’agenda politica. L’accusa di avere spostato l’asse della politica fiscale verso sinistra risuona in un momento in cui molte famiglie e imprese denunciano difficoltà nella ripartenza economica post‑pandemia. In questo scenario, la promessa di una “destra liberale” che mettesse al centro la riduzione delle tasse appare sempre più lontana.

Porro torna anche su misure precedenti che aveva già criticato: ad esempio la tassazione sugli extraprofitti delle banche, sulla quale aveva definito il governo come “non liberal­e” e, in quel caso, come se stesse adottando strumenti più tipici di un approccio socialista. Il Foglio+1 Ora rilancia, sostenendo che la soglia fiscale del 26% diventi un simbolo del passaggio da una destra “riducibile” ad una destra “tassatrice”.

Cosa significa per il governo e per la coalizione

Le implicazioni politiche di questa critica sono significative. L’alleanza che sostiene il governo – composta da forze che hanno fatto della riduzione delle tasse un punto d’orgoglio – sembra ora sotto pressione. Se anche un opinion‑leader della destra come Porro pubblicamente chiede conto al governo, allora si creano spazi di disallineamento che possono pesare sul consenso. Il governo, dal canto suo, è chiamato a spiegare in modo più convincente come intende realizzare la promessa di riduzione della pressione fiscale, e a smentire la percezione che invece si stia muovendo nella direzione opposta.

In particolare, la domanda che Porro pone – “Ma che razza di governo di destra è questo?” – non è solo provocatoria, ma riflette un malessere: l’idea che la parola “destra” stia perdendo significato se non accompagnata da politiche coerenti con i valori tradizionali del liberalismo fiscale. Per gli osservatori, se non verrà fornita una risposta credibile, il rischio è che l’electorato moderato della destra si guardi intorno.

Le prossime mosse e l’offerta al pubblico

Dal punto di vista mediatico, il video di Porro ha generato numerose condivisioni e commenti sui social, amplificando la pressione sul governo. Resta da vedere se partirà una risposta ufficiale dall’esecutivo oppure se la polemica resterà confinata alla rete. Quel che è certo è che il tema fiscale – e non solo quello – può diventare un terreno di scontro interno ancora poco esplorato nella coalizione.

In conclusione: la provocazione di Nicola Porro non è solo un momento televisivo, ma rappresenta un campanello d’allarme per il governo e per l’intero schieramento di centro‑destra. Una destra che afferma di voler liberare l’economia, ridurre le tasse e tutelare l’impresa oggi è messa sotto accusa da voci interne che chiedono coerenza e concretezza. E se la soglia fiscale del “26%” diventerà un simbolo di delusione, la battaglia per l’identità politica della destra potrebbe riaprirsi a sorpresa.

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