
C’è un silenzio denso, quasi strategico, che aleggia tra Washington e l’Alabama. E testimonia la segretezza che circonda quella che sarà una rivoluzione geopolitica. Dagli uffici del Pentagono alle aule della Air University Press di Maxwell, prende forma un piano che promette di cambiare per sempre il nostro rapporto con lo spazio, e con la Luna, in particolare.
È il ritorno del sogno americano, ma in chiave industriale e militare, con un obiettivo preciso: riportare gli Stati Uniti nel ruolo dei conquistatori, questa volta non solo per piantare una bandiera, ma per esercitare un dominio economico e strategico in un settore di cui si parla poco, ma che apre enormi possibilità per il futuro.
Il piano segreto del Pentagono
A parlarne è Marco Antonellis in un articolo sull’Espresso. A muovere i fili, secondo fonti qualificate raccolte a Washington, è Donald Trump che, dopo il suo ritorno alla Casa Bianca, ha riattivato le reti costruite durante il suo primo mandato, rilanciando la visione di un’America proiettata verso la conquista dello spazio.
Il fulcro del progetto è un documento riservato già in circolazione tra contractor e analisti militari: il “Manuale operativo per l’economia commerciale lunare”, redatto da oltre 130 esperti provenienti da giganti come Lockheed Martin, Northrop Grumman, SpaceX e Blue Origin.

Le quattro fasi della conquista dello spazio
Sotto la regia della US Space Force, il testo delinea una road map in quattro fasi — “ricerca”, “fondamentale”, “industriale” e “reattiva” — che copre il periodo 2025–2034. L’obiettivo è chiaro: trasformare la Luna in un’estensione geopolitica degli interessi americani, con infrastrutture, comunicazioni, miniere, fonti energetiche e persino una ferrovia lunare.
Un generale, durante una riunione a porte chiuse, avrebbe riassunto così la logica del progetto: “Le risorse estratte dalla Luna saranno fondamentali per sostenere la crescita dell’economia terrestre”. Ma la vera domanda resta: quale economia e sotto quale bandiera?
Una colonizzazione mascherata
Un diplomatico europeo, che chiede l’anonimato, parla senza giri di parole: “È una colonizzazione mascherata. Gli Stati Uniti stanno aggirando il Trattato sullo spazio del 1967 sfruttando un vuoto legale: il divieto riguarda gli Stati, non le imprese private”.
Il trucco giuridico è tanto elegante quanto spregiudicato: a gestire le attività lunari non sarà formalmente il governo, ma una cooperativa privata (ovviamente americana) che si occuperà di tutto: assegnare concessioni, regolare gli accessi, definire i diritti di proprietà e persino amministrare la giustizia in forma arbitrale. Una sovranità di fatto, senza dichiararla apertamente.
A legittimare l’impianto giuridico ci sono gli Accordi Artemis, firmati nel 2020 proprio sotto Trump e poi rilanciati da Biden. Russia e Cina si sono rifiutate di aderire, e il messaggio è chiaro: la nuova Guerra Fredda è già cominciata: ma nello spazio.

La Luna come Wall Street
Nel “Manuale operativo” si prevede persino l’istituzione di una borsa merci lunare, regolata dalla Commodity Futures Trading Commission statunitense. È un dettaglio che svela tutto: chi controlla le regole del mercato, controlla anche l’economia che vi ruota intorno. Lo stesso principio vale per il mercato assicurativo spaziale, che sarà appannaggio esclusivo di compagnie americane. In sintesi: se non piaci a Washington, non voli.
A Capitol Hill nessuno commenta ufficialmente, ma l’asse Trump–industria spaziale è più saldo che mai. L’ex presidente considera la Space Force, creata proprio durante il suo mandato, come il pilastro della sicurezza americana del XXI secolo. E il suo ritorno in politica coincide con un rilancio degli investimenti militari e tecnologici nello spazio.
Il diritto internazionale sotto scacco
Intanto, a Ginevra e New York, i diplomatici Onu osservano con crescente preoccupazione. “La Luna è patrimonio dell’umanità”, recita una risoluzione del 1979 ormai ignorata da tutti i grandi attori globali.
Ma tra miniere, infrastrutture e mercati regolati dal Tesoro americano, quella frase rischia di restare solo una citazione poetica per manuali di diritto internazionale. Trump vuole la Luna, e la vuole davvero. E stavolta, potrebbe anche riuscirci.