
In un colloquio con il direttore Claudio Cerasa sul Foglio, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha ribadito con fermezza la posizione dell’Italia sul conflitto in Ucraina: l’impegno del Paese a favore del popolo ucraino «non è soggetto al cambio delle stagioni né sacrificabile a strategie di convenienza momentanea». Parole pensate per sgombrare il campo da equivoci e per riaffermare un orizzonte politico che, secondo il titolare della Difesa, deve restare stabile anche di fronte a pressioni internazionali e cali dell’attenzione mediatica.
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Crosetto richiama al quadro più ampio del conflitto: l’intervento russo, definito come una violazione degli impegni presi in passato da Vladimir Putin, ha portato secondo il ministro a una lunga e sanguinosa aggressione che ha causato la morte di centinaia di migliaia di persone e la distruzione di infrastrutture e vite. Da qui l’argomento centrale del suo ragionamento: l’aiuto all’Ucraina non è un atto retorico, ma una scelta funzionale a fermare la guerra e a prevenire conseguenze più ampie per la sicurezza europea.

Il dovere di ricordare tutte le vittime
Nel discorso di Crosetto emerge anche una riflessione sul modo in cui la sofferenza civile viene ricordata pubblicamente. Il ministro osserva come nelle piazze italiane non ci siano manifestazioni né scioperi che richiamino con forza i morti in Ucraina, così come — sottolinea — non sempre si levano grida uguali per le vittime civili altrove, citando in parallelo la tragedia dei civili palestinesi. Il richiamo è chiaro: la politica estera e l’attenzione pubblica dovrebbero tendere a una forma di memoria e di impegno che sia coerente e universale.
Crosetto ribadisce che l’assistenza militare e politica all’Ucraina è motivata da un calcolo di prevenzione strategica: «Aiutare l’Ucraina significa lavorare per fermare la guerra», ha detto, avvertendo che la caduta di Kyiv potrebbe avere effetti a catena tali da trascinare l’Europa in un conflitto allargato, anche senza una volontà diretta dei Paesi europei. La sua argomentazione punta dunque sia sulla dimensione umanitaria sia sul rischio geopolitico che una sconfitta ucraina comporterebbe per il continente.

Linee politiche e coerenza strategica
Il messaggio del ministro della Difesa sembra rivolto a più destinatari: ai partner europei, per rinsaldare l’alleanza in favore di Kiev; all’opinione pubblica italiana, per spiegare perché il sostegno non può essere episodico; e ai decisori nazionali, perché mantengano coerenza tra dichiarazioni e politiche. Crosetto chiude il ragionamento con una richiesta implicita di responsabilità: la politica estera è fatta di scelte difficili, ma abbandonare un Paese sotto attacco, avverte, sarebbe pagare un prezzo altissimo in termini di stabilità e sicurezza.