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Ucraina, Wsj: “Via libera Usa ai missili oltre confine”. Trump smentisce ma arriva l’annuncio di sanzioni durissime

Pubblicato: 22/10/2025 21:48

Anche se è arrivata la smentita di Trump via social – “L’articolo del Wall Street Journal sull’approvazione da parte degli Stati Uniti dell’autorizzazione all’Ucraina di usare missili a lungo raggio in profondità nella Russia è una fake news! Gli Stati Uniti non hanno nulla a che fare con quei missili, da qualunque parte provengano, o con ciò che l’Ucraina ne fa!” – la sensazione rimane quella che qualcosa si stia muovendo. Tanto che il segretario al Tesoro Usa Scott Bessent è stato molto chiaro: “Presto annunceremo un sostanziale aumento delle sanzioni alla Russia. Queste saranno tra le sanzioni più ingenti che abbiamo mai imposto alla Russia”. Sì, qualcosa sta cambiando.

L’amministrazione Trump ha rimosso una restrizione considerata finora dirimente: da oggi l’Ucraina può usare alcuni missili a lungo raggio forniti dagli alleati anche contro obiettivi in Russia. La decisione, rivelata dal Wall Street Journal citando funzionari statunitensi, consolida un cambio di passo nella gestione dell’escalation e apre a un ciclo di attacchi “in profondità” contro infrastrutture militari e logistiche al di là del confine. Nelle stesse ore lo Stato maggiore di Kiev ha rivendicato, via social, l’impiego di uno Storm Shadow britannico contro un impianto a Bryansk legato alla produzione di esplosivi e carburanti per razzi: un’azione che diventa il primo segnale visibile del nuovo perimetro di ingaggio. Secondo le ricostruzioni, l’“autorità” per autorizzare questi strike è stata trasferita dal segretario alla Guerra Pete Hegseth al generale Alexus Grynkewich, oggi massimo comandante statunitense in Europa e vertice operativo NATO: un passaggio che rende più rapida la catena decisionale e più aderente al ritmo del campo.

Nel merito, la revoca del vincolo non muta la natura degli armamenti già in dotazione a Kiev, ma ne cambia l’uso: i cruise occidentali – dagli Storm Shadow/Scalp agli ATACMS – diventano strumenti per colpire depositi, snodi ferroviari, hub di droni e siti di produzione militare oltre la frontiera, riducendo la libertà di manovra russa nella fascia di retrovia. Per il Cremlino il segnale è politico oltre che militare: Washington non solo non arretra, ma delega al livello operativo la gestione del fuoco, disinnescando lentezze e ambiguità che Mosca aveva interpretato come spazio di manovra.

Prossime mosse e rischio calcolo errato

Sul terreno, il primo effetto atteso è la dispersione degli asset russi sensibili: lo spostamento di munizionamenti, la ridondanza delle linee di rifornimento, il rafforzamento degli S-300/S-400 e delle cinture EW a protezione di raffinerie, polveriere e poli missilistici. L’Ucraina cercherà di saturare le difese con sciami di droni e sequenze di cruise a bassa quota, puntando a interdire le catene di valore militari e a logorare l’apparato di difesa aerea. Ma l’allargamento dell’area bersaglio aumenta anche il margine di errore: un colpo che colpisca asset dual use o aree civili in territorio russo fornirebbe a Mosca argomenti per nuove ritorsioni, dalla pressione su infrastrutture energetiche ucraine a operazioni di guerra ibrida in Europa.

Il rischio maggiore, spiegano fonti diplomatiche occidentali, è quello del “miscalculation”: un errore di calcolo nella percezione della deterrenza reciproca. Se la Russia dovesse interpretare i nuovi attacchi come copertura diretta NATO, lo scenario di risposta potrebbe includere cyber-offensive e sabotaggi in territorio europeo, con un salto qualitativo nella guerra ombra già in corso da mesi.

L’effetto sulla NATO e la finestra strategica

Per l’Alleanza il baricentro si sposta verso un modello di deterrenza elastica: più flessibilità tattica a Kiev, più oneri di de-escalation a Bruxelles e nelle capitali europee. Il ruolo del generale Grynkewich – doppio cappello USA/NATO – indica un tentativo di saldare la catena comando occidentale con l’urgenza operativa ucraina, evitando vuoti di responsabilità. Gli alleati che forniscono Scalp, Storm Shadow e ATACMS dovranno però coordinare regole d’ingaggio, finestre di utilizzo e criteri di selezione degli obiettivi per non generare contraddizioni politiche. In parallelo, crescerà la domanda di munizioni, componentistica e capacità di ricognizione, dal satellitare ai SIGINT, fino all’integrazione con batterie Patriot e difese a strati sul fronte dell’Est.

La libertà di colpire oltre confine apre anche una finestra di pressione sul complesso militare-industriale russo, costringendo Mosca a decidere tra protezione della retrovia e spinta offensiva in Ucraina. Se gli scioperi su Bryansk, Belgorod o nodi attorno a Rostov rallentano la produzione di propellenti, artiglierie e droni, la cadenza degli attacchi russi potrebbe subire un’oscillazione, con effetti sulle linee di Zaporizhzhia, Donetsk e Kharkiv. Ma la resilienza industriale del Cremlino e il supporto dei partner asiatici – Iran, Cina, Corea del Nord – indicano che la guerra d’usura è tutt’altro che finita: si sposta solo più lontano, ma sempre dentro lo stesso cerchio di logoramento.

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Ultimo Aggiornamento: 22/10/2025 23:13

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