
Una notte di terrore e incredulità ha sconvolto Palermo quando un ordigno artigianale, una bomba carta, è esploso davanti a un palazzo situato vicino al tribunale. L’esplosione, avvenuta a tarda sera, ha fatto tremare i vetri delle abitazioni e richiamato decine di residenti in strada. Fortunatamente non ci sono stati feriti, ma la paura ha travolto un quartiere solitamente tranquillo.
Il boato si è sentito a grande distanza e in pochi minuti la zona si è riempita di persone, tra curiosità e timore. Le forze dell’ordine sono intervenute rapidamente, delimitando l’area per i rilievi e cercando di ricostruire la dinamica di quello che appare come un atto intimidatorio pianificato con precisione.
Un clima di tensione crescente nei quartieri popolari
Secondo le prime indagini, l’attentato sarebbe collegato alle tensioni esplose negli ultimi giorni in alcuni quartieri popolari di Palermo, dove si sono svolti sgomberi di abitazioni occupate abusivamente. Solo poche ore prima, in via Bronte a Borgo Nuovo, un incendio aveva distrutto un alloggio comunale appena liberato. Gli ex occupanti, secondo quanto riferito, sarebbero tornati più volte sul posto per vendicarsi, prima danneggiando l’appartamento e poi appiccando le fiamme.

Le ipotesi degli investigatori: un messaggio intimidatorio
L’ordigno esploso rappresenterebbe, per gli investigatori, un messaggio diretto all’assessore comunale alle Politiche sociali di Palermo, che negli ultimi giorni aveva condotto una linea dura contro le occupazioni abusive. L’amministratore, infatti, aveva denunciato pubblicamente la situazione degli alloggi e insistito sulla necessità di proseguire gli sgomberi, ricevendo già alcune minacce.

Si tratta di Fabrizio Ferrandelli, che ha raccontato di aver vissuto momenti di autentico terrore: «È stato un momento terribile, quasi me lo sentivo, tanto che ieri sera ho portato le mie figlie lontano, quando è successo stavo denunciando ai carabinieri alcune intimidazioni subite». L’esplosione è avvenuta intorno alle 23, proprio mentre lui si trovava in caserma per riferire degli episodi accaduti. «Ieri sono stati tre gli episodi in via Bronte – ha aggiunto – prima hanno portato via tutti gli infissi, poi la porta d’ingresso e la sera hanno dato fuoco a tutto».

Le indagini e la risposta delle istituzioni
Le volanti della questura e la polizia scientifica hanno immediatamente transennato l’area per raccogliere prove e visionare i filmati delle telecamere di sorveglianza. Diversi residenti sono stati ascoltati, ma nessuno avrebbe riconosciuto l’autore del gesto. Gli inquirenti non escludono che si tratti di una ritorsione per gli sgomberi portati avanti dall’assessore.
Nei giorni precedenti, Ferrandelli aveva seguito personalmente gli interventi in via Centorbe, via Alibrandi al Cep, via Tindari a Borgo Nuovo e nel cortile Ecce Homo al Capo. «Chi pensa di fermarmi, si sbaglia di grosso – ha dichiarato – sono ancora più determinato ad andare avanti per dare una casa a chi ne ha diritto, nel rispetto assoluto della legalità».
Solidarietà e determinazione: la reazione del sindaco Lagalla
Il sindaco Roberto Lagalla ha espresso il suo pieno sostegno all’assessore: «Desidero esprimere, a nome mio e di tutta la Giunta comunale, la più sincera solidarietà e vicinanza all’assessore Ferrandelli. Voglio essere molto chiaro – ha aggiunto – l’amministrazione comunale continuerà, insieme all’assessore, a portare avanti con determinazione il percorso di legalità che abbiamo intrapreso nella gestione degli alloggi popolari. Non arretreremo di un passo. Restituire le case a chi ne ha diritto e contrastare le occupazioni abusive significa difendere un principio di giustizia sociale e tutelare un diritto sacro come quello alla casa».
Un messaggio forte, quello del sindaco, che vuole rassicurare la città e ribadire il valore della legalità in un momento di forte tensione. Intanto, le indagini proseguono per identificare chi si nasconde dietro l’attentato che ha scosso Palermo.