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Clamorosa decisione della Cina: Mosca spiazzata, cosa succede adesso

Pubblicato: 23/10/2025 17:21

Una mossa a sorpresa potrebbe cambiare gli equilibri sullo scacchiere internazionale. La Cina ha voltato le spalle alla Russia con un annuncio che ha del clamoroso. pechino, infatti, ha sospeso gli acquisti di petrolio russo via mare. Una mossa che scuote l’equilibrio energetico globale e che arriva dopo le nuove sanzioni imposte da Washington contro Rosneft e Lukoil, le due principali compagnie petrolifere di Mosca.

Secondo quanto riportato da Reuters, le grandi aziende statali cinesi – PetroChina, Sinopec, Cnooc e Zhenhua Oil – hanno deciso di fermare temporaneamente gli approvvigionamenti, nel timore di conseguenze legali e finanziarie da parte degli Stati Uniti.

Un colpo durissimo alle entrate russe

Il blocco cinese, unito alla decisione dell’India – finora principale acquirente di greggio russo via mare – di ridurre drasticamente le importazioni, rappresenta un doppio colpo alle entrate petrolifere del Cremlino. L’effetto immediato sarà un calo delle esportazioni di Mosca e una pressione crescente sui prezzi internazionali del greggio, che potrebbero salire per effetto della ricerca di forniture alternative da parte dei grandi importatori.

Per la Russia, che esporta la maggior parte del suo petrolio attraverso intermediari e flotte ombra, la perdita simultanea dei due clienti più importanti equivale a una stretta economica difficilmente sostenibile nel breve periodo.

Il ruolo delle compagnie cinesi e la paura delle sanzioni

La Cina importa in media 1,4 milioni di barili di petrolio russo al giorno via mare, ma solo una parte – tra i 250.000 e i 500.000 barili secondo le stime di Vortexa Analytics e Energy Aspects – è gestita dalle compagnie statali.

Molte delle importazioni vengono infatti realizzate da raffinerie indipendenti, le cosiddette teapot, che ora valutano se interrompere o meno gli acquisti. Fonti del mercato citate da Reuters ritengono che questi operatori, più flessibili e meno esposti a sanzioni dirette, continueranno a commerciare petrolio russo anche nei prossimi mesi, seppur con maggiore cautela.

Mercato in tensione e nuove rotte energetiche

Già prima delle nuove sanzioni, il mercato aveva iniziato a dare segnali di nervosismo. Le offerte per il greggio ESPO, destinato all’Asia, sono scese a un premio di 1 dollaro al barile rispetto al Brent, contro l’1,70 di inizio ottobre.

Ma con il blocco cinese e la ritirata indiana, è probabile che il petrolio non sanzionato del Medio Oriente, dell’Africa e dell’America Latina diventi rapidamente più caro, spinto dalla domanda in crescita.
Restano per ora escluse dalle restrizioni le forniture via oleodotto, circa 900.000 barili al giorno, destinate a PetroChina, che secondo i trader non dovrebbe essere colpita direttamente dalle misure.

Una frattura geopolitica che pesa sul futuro

Il segnale politico è chiaro: Pechino sta calibrando con estrema prudenza il suo allineamento con Mosca, evitando di mettere a rischio i rapporti commerciali con l’Occidente. Dopo due anni di “amicizia senza limiti” proclamata da Putin e Xi, la realtà economica mostra invece i limiti di questa alleanza.

Per la Russia, isolata e dipendente dal proprio greggio, si apre una fase di profonda vulnerabilità strategica; per la Cina, un banco di prova nel delicato equilibrio tra pragmatismo economico e solidarietà politica. E per il mondo, l’ennesimo segnale che la guerra in Ucraina continua a riscrivere, giorno dopo giorno, le rotte dell’energia globale.

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Ultimo Aggiornamento: 23/10/2025 17:22

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