
Roma. È un appuntamento che, sulla carta, rientra nel rituale delle grandi visite ufficiali: un Papa e un capo di Stato, i fotografi, i protocolli, le bandiere alternate nel Cortile di San Damaso. Le cronache lo presentano come un incontro diplomatico tra Vaticano e monarchia britannica, una tappa del viaggio romano di Re Carlo III nel quadro del Giubileo 2025, con al centro i temi del clima, della pace e del dialogo. Tutto vero. Ma c’è un particolare che cambia completamente la prospettiva.
Perché, in realtà, oggi non si incontrano un pontefice e un sovrano: si incontrano due capi religiosi. Forse non tutti sanno che Re Carlo III, oltre a essere monarca del Regno Unito, è anche governatore supremo della Chiesa d’Inghilterra, una figura spirituale con un ruolo riconosciuto dalla tradizione e dalla legge.
Il Papa rappresenta la continuità della Chiesa cattolica, la più antica istituzione cristiana, custode del primato di Roma. Carlo, invece, è il vertice della Chiesa anglicana, nata nel XVI secolo dalla frattura con la Santa Sede. Da allora, ogni re o regina d’Inghilterra è investito del compito di difendere la fede e garantire l’unità religiosa del regno.
Un dialogo tra due Chiese
Il sovrano britannico, come prevede la tradizione, nomina vescovi e arcivescovi su proposta della Chiesa, apre e chiude i lavori del Sinodo anglicano e mantiene un ruolo di garante morale. Non esercita poteri dottrinali, ma ne custodisce lo spirito: quello di una fede che si intreccia con la storia e la vita civile del Paese.
In questo, Papa Leone e Re Carlo si somigliano più di quanto appaia. Entrambi si considerano custodi del sacro, interpreti di una religiosità che non rinuncia al mondo, ma vi si immerge con responsabilità. Per questo il loro incontro non è solo un gesto di cortesia o di diplomazia ecumenica: è un segno di riconciliazione tra due tradizioni che oggi tornano a parlarsi da pari.
La fede come linguaggio comune
Il tema ufficiale della visita è la cura del creato, ma sotto la superficie si muove un messaggio più profondo. L’immagine di due sovrani che pregano insieme, ognuno nel proprio rito, racconta la possibilità di una fede condivisa oltre le divisioni. Papa Leone e Re Carlo, ciascuno con il proprio carisma, ricordano che la spiritualità può ancora essere una forza pubblica, un linguaggio universale in un’Europa che spesso sembra averlo dimenticato.
E così, dietro i sorrisi e i comunicati, l’incontro di oggi resta nella memoria non solo per ciò che si diranno, ma per ciò che rappresentano: due Chiese, due storie, due simboli del sacro che tornano a riconoscersi nello stesso sguardo.