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Italia, scontri durante lo sfratto: la polizia sfonda la porta con dentro cinque bambini

Pubblicato: 23/10/2025 14:37

Un episodio di forte tensione e scontro si è consumato in via Nichelino a Bologna, dove l’esecuzione di un provvedimento di sfratto per due famiglie da altrettanti appartamenti ha richiesto un massiccio impiego di forze dell’ordine.

La giornata è stata segnata da momenti concitati, con decine di agenti tra polizia e carabinieri in assetto antisommossa intervenuti per far fronte alla resistenza opposta da attivisti e residenti che si erano barricati all’interno per impedire l’azione esecutiva. La vicenda, che si trascinava da tempo, ha messo in luce il dramma abitativo di due nuclei familiari, tra cui figurano ben cinque minori, uno dei quali è una ragazza con disabilità. Nonostante avessero sempre onorato il pagamento dell’affitto, la proprietà aveva richiesto loro di lasciare gli immobili per finita locazione.

Lo sfratto e la reazione

Dopo ripetuti tentativi infruttuosi di esecuzione da parte dell’ufficiale giudiziario, la situazione è degenerata nella mattinata odierna, con l’intervento massiccio e coordinato delle forze dell’ordine. L’azione è scattata prima delle 8 del mattino, quando gli agenti hanno iniziato le operazioni per sfondare le porte degli appartamenti.

Circa due ore dopo, è avvenuta l’irruzione dei carabinieri, mentre all’esterno la polizia era impegnata a fronteggiare gli attivisti che tentavano di intervenire per impedire lo sfratto. Gli attivisti di Plat Piattaforma di Intervento Sociale, che già seguivano il caso, hanno espresso il loro sgomento per la rapidità e la modalità dell’azione. Hanno descritto l’intervento come un’azione inaspettata, dichiarando: “Era in corso una trattativa per la casa, è stata un’azione inaspettata, non ci aspettavamo che arrivassero le forze dell’ordine a sfondare la porta”.

Le accuse degli attivisti

Gli attivisti hanno fortemente criticato la scelta di procedere allo sfratto a così pochi giorni di distanza da un precedente rinvio, definendo la situazione insostenibile. Hanno accusato apertamente la proprietà di voler speculare ulteriormente sul prezzo degli immobili, utilizzando la scusa della finita locazione per liberare spazio e, secondo le loro accuse, aprire B&B.

Questa mossa, a loro avviso, avrebbe gettato letteralmente in mezzo alla strada persone e famiglie che avevano sempre adempiuto ai loro obblighi contrattuali, per di più con l’arrivo del primo freddo. La denuncia si è estesa anche all’assenza iniziale di assistenti sociali sul posto, elemento che ha aggravato la criticità dell’intervento, soprattutto in presenza di minori.

La gestione dell’emergenza sociale

Il racconto degli attivisti ha messo in luce la drammaticità dell’irruzione: “Una porta devastata, e decine di agenti celere che entrano con dei bambini all’interno”. La gestione dell’emergenza sociale successiva è stata ritenuta insufficiente e inadeguata. L’assistente sociale, intervenuta solo dopo l’inizio delle operazioni e per via telefonica, ha proposto per la famiglia una sistemazione in un albergo fuori Bologna. Questa proposta è stata giudicata irricevibile dagli attivisti, in particolare perché coinvolge una bambina autistica che necessita della continuità scolastica, un requisito essenziale per il suo benessere e sviluppo. La decisione di procedere con l’irruzione prima ancora che la famiglia avesse avuto il tempo di valutare la proposta di alloggio alternativo ha scatenato ulteriori polemiche.

La condanna della speculazione

È una vergogna,” hanno tuonato gli attivisti, esprimendo una ferma condanna verso la priorità data ai profitti di pochi a scapito della vita delle persone. La situazione è stata sintetizzata con estrema durezza: “Le persone muoiono, letteralmente, muoiono per colpa dei profitti di pochi.” Il rischio che una famiglia, sempre regolare nei pagamenti, si ritrovi a dormire sotto un ponte solo per liberare spazio a B&B è stato l’elemento centrale del loro attacco. Hanno ribadito con forza il loro principio fondamentale in materia di sfratti: l’esecuzione deve avvenire solo ed esclusivamente quando al nucleo familiare è stata offerta una soluzione abitativa alternativa dignitosa. In caso contrario, l’esecuzione deve essere temporaneamente sospesa. L’appello finale è stato chiaro e perentorio: “Devono essere offerte soluzioni abitative idonee pari a quelle in cui le famiglie vivevano“, sottolineando l’esigenza di un approccio umano e responsabile di fronte al diritto fondamentale all’abitare.

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