
L’attuale scenario politico italiano è stato recentemente scosso da un duro affondo del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, nei confronti di Forza Italia. L’oggetto del contendere è lo stallo prolungato nelle nomine dei presidenti delle Autorità di Sistema Portuale (AdSP). Questa situazione di blocco amministrativo e decisionale, che si trascina da mesi, è stata esplicitamente attribuita da Salvini a una scelta politica interna alla maggioranza di governo, generando una tensione palpabile all’interno della coalizione.
Il nodo delle nomine portuali e la riforma in corso
L’Italia dispone di 16 Autorità di Sistema Portuale, enti cruciali per la gestione e lo sviluppo strategico delle infrastrutture marittime nazionali. Il ministero guidato da Salvini sta lavorando attivamente a una riforma della governance di questi enti, un’iniziativa che mira a rendere più efficienti e rapidi i processi decisionali e a potenziare la competitività dei porti italiani a livello europeo e globale.
Tuttavia, l’iter legislativo e, ancor più, quello delle nomine sono incagliati. Il ministro ha chiarito che le pratiche relative alle nomine di diversi presidenti di AdSP sono ferme da tempo in commissione al Senato. Questa paralisi non è attribuibile a una mancanza di proposte o di volontà da parte del Ministero dei Trasporti, né del Presidente del Consiglio, ma, come denunciato apertamente da Salvini, è il risultato di una specifica decisione politica presa da uno dei partiti della maggioranza.
La smentita delle frizioni interne e l’accusa a Forza Italia
Matteo Salvini ha voluto dissipare un equivoco mediatico, citando un articolo apparso su Il Gazzettino che riportava come causa dello stallo i “dissidi tra Lega e Fratelli d’Italia“. Il vicepremier ha categoricamente smentito questa interpretazione, spostando l’attenzione e la responsabilità direttamente su Forza Italia, sebbene non l’abbia nominata esplicitamente, ma alludendo in maniera inequivocabile al partito che starebbe ostacolando i lavori in Senato.
La sua frustrazione è emersa con forza nella dichiarazione: “Oggi leggo sul Gazzettino ‘nomine dei porti fermi per dissidi tra Lega e Fratelli d’Italia’. Ehm…oggi quelle nomine le faccio io” perché, ha aggiunto con tono perentorio, “essere attaccati dalle opposizioni ci sta, ma essere infastiditi da chi non è all’opposizione ci sta di meno“. Questa frase rappresenta il cuore della sua critica, evidenziando come l’ostruzionismo provenga dall’interno stesso della coalizione che dovrebbe sostenere l’azione di governo e le priorità ministeriali.
Lo sfogo e l’ultimatum sulla pazienza esaurita
L’attacco di Salvini non è stato solo una presa di posizione, ma un vero e proprio sfogo dettato dalla lunga attesa e dalle conseguenze negative che il blocco sta avendo sul funzionamento degli enti portuali. La paralisi delle nomine rallenta inevitabilmente l’attuazione di progetti e investimenti fondamentali per l’economia marittima e la logistica italiana. La chiosa finale di Salvini è un chiaro ultimatum politico: “E siccome la pazienza ha un termine, il mio si è esaurito“.
Questa dichiarazione segna un punto di rottura, segnalando l’intenzione del ministro di procedere d’autorità e di superare l’impasse, nonostante l’opposizione interna. La mossa mira non solo a sbloccare le nomine, ma anche a riaffermare la prerogativa e l’autorità del suo ministero e della Lega all’interno delle dinamiche di maggioranza. Le ripercussioni di questo scontro potrebbero avere un impatto significativo sugli equilibri interni al governo e sulla stabilità della coalizione di centrodestra.


