
La celebre espressione “i comunisti col Rolex” è molto più di un semplice ritornello di una canzone di successo dei rapper italiani J-Ax e Fedez di alcuni anni fa. Essa è divenuta, in modo più prosaico, la sintesi di un vezzo che sembra appartenere a una parte dei sedicenti progressisti. Questo fenomeno è stato lucidamente identificato e definito, già agli inizi degli anni Settanta, dal giornalista e scrittore americano Tom Wolfe con il termine “radical chic”. Una definizione così azzeccata da essere entrata nell’uso comune anche in Italia, soprattutto dopo che il celebre giornalista Indro Montanelli la utilizzò per descrivere l’atteggiamento di chi, come l’intellettuale Camilla Cederna, prendeva le difese dell’anarchico Giuseppe Pinelli.
Il termine si adatta alla perfezione a descrivere una larga fetta della sinistra intellettuale e borghese italiana, un ceto che si è tramandato questo stile di vita dalle lotte degli anni Settanta fino ai giorni nostri. Si tratta di una sinistra che ama ostentare idee di sinistra radicale e di rottura, spesso professandole comodamente dai lussuosi salotti dei centri storici, che sono ormai gli unici luoghi in cui la sinistra riesce a prevalere elettormente sulle destre. Questo avviene, magari, sorseggiando una flûte di ottimo champagne, spinti da moda, snobismo o una calcolata ricerca di consenso, ma senza rinunciare minimamente al proprio stile di vita agiato.
Il caso italiano: l’Affaire Tesla e la sinistra di Fratoianni
Un esempio lampante di questa dissonanza tra la predicazione politica e la pratica quotidiana si è manifestato pochi mesi fa con il cosiddetto “Tesla’s affaire” che ha coinvolto i Fratoianni. Lo “scandalo”, diventato oggetto di ampia discussione, è scoppiato quando si è scoperto che il leader di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, e la sua compagna, la deputata Elisabetta Piccolotti – nota anche per essersi lamentata pubblicamente per la “levataccia” di doversi alzare alle 6 del mattino per studiare – utilizzavano per spostarsi a Roma una costosa fuoriserie Tesla. La giustificazione fornita dalla Piccolotti in merito al costo del veicolo, “solo 45.000 euro”, ha avuto l’effetto di peggiorare la situazione agli occhi dell’opinione pubblica, confermando l’impressione che la toppa fosse peggiore del buco. Questo episodio ha riacceso il dibattito sul vezzo della sinistra di predicare bene e razzolare male quando si affrontano i temi della ricchezza e dei suoi status symbol.
L’ipocrisia internazionale: il Rolex del deputato francese di LFI
Questo atteggiamento, che svela una certa contraddizione interna, non sembra essere un’esclusiva della sinistra italiana. La conferma arriva da un clamoroso episodio accaduto pochi giorni fa che ha coinvolto un politico francese di estrema sinistra. Un video che è stato rilanciato migliaia di volte sui social media ritrae, infatti, Louis Boyard, il più giovane deputato dell’Assemblea nazionale francese (appena 26 anni) appartenente a La France Insoumise (LFI), il partito della sinistra radicale fondato da Jean-Luc Mélenchon, nell’atto di sfilarsi con discrezione il suo costoso orologio Rolex dal polso. Il gesto è avvenuto proprio pochi istanti prima che iniziasse un’intervista con una televisione francese. L’episodio è risultato particolarmente stridente se si considerano le dure frasi che il deputato si preparava a pronunciare contro i suoi avversari politici, definiti in questo caso i “grandi ricchi francesi”. Boyard, infatti, doveva scagliare accuse come: “Gli ultra-ricchi guardano tutto questo dall’alto in basso, sorridendo. Quando si redige un bilancio, lo si fa in base alla vita delle persone”.

La dissonanza tra retorica e realtà
Il gesto del giovane deputato, pur essendo in sé apparentemente innocuo, è diventato un simbolo potente dell’ipocrisia profonda di chi, da un lato, alimenta con toni eccessivamente accesi lo scontro sociale, talvolta con slogan di forte impatto (come l’indimenticata campagna di Rifondazione comunista “Anche i ricchi piangono”), e dall’altro non vuole o non riesce a rinunciare ai lussi e agli agi che il benessere economico gli garantisce. Sia il deputato francese, Louis Boyard, sia i Fratoianni hanno provato a giustificarsi, spesso in modo maldestro, ma il problema di fondo rimane. Esso riguarda una sorta di riflesso incondizionato di odio-amore che sembra pervadere una parte di coloro che si definiscono comunisti o comunque radicali di sinistra nei confronti della ricchezza e dei ricchi.
Odio-amore e invidia: l’analisi psicologica
Questa complessa relazione con la ricchezza, che porta a contestarla verbalmente ma a goderne privatamente, è stata analizzata in profondità da uno dei più grandi pensatori del Novecento. Si tratta dello «psicologo dei lager», ovvero lo psichiatra ebreo sopravvissuto all’Olocausto Viktor Frankl. Frankl, attraverso la sua esperienza e la sua analisi della condizione umana, ha studiato a fondo questo tipo di risentimento sociale, arrivando a dare un nome ben preciso a questo conflitto interiore ed esteriore: invidia. L’invidia non è semplicemente un desiderio di avere ciò che l’altro possiede, ma anche un desiderio che l’altro smetta di possederlo.
In questo senso, la figura del “comunista col Rolex” incarna perfettamente la tensione tra un’ideologia che condanna il lusso e la disuguaglianza sociale, e la tendenza umana a desiderare e accogliere i simboli tangibili di quel successo e di quel benessere che in teoria si vorrebbero abolire o ridistribuire. La coesistenza di fervente retorica anti-capitalista e di smodato comfort borghese crea una dissonanza cognitiva e politica che continua a rappresentare una delle più grandi criticità e fonte di critica per una parte della sinistra contemporanea.