
Ci sono storie che nascono nei luoghi più semplici, tra i tavolini di un bar o nelle parole leggere di una conversazione casuale. A volte, da un incontro fortuito può sbocciare un sentimento capace di dare forza anche a chi la vita ha messo di fronte alla sofferenza. È la promessa di un domani migliore, la luce che filtra tra le ombre della malattia, la certezza che, nonostante tutto, ci sia ancora spazio per l’amore. Così era cominciata questa vicenda: due persone, un legame intenso, la promessa di un futuro insieme e un annuncio che avrebbe dovuto cambiare ogni cosa.
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Per lui, malato e stanco, quella notizia era stata come un dono. Un bambino in arrivo, il segno che la vita poteva continuare attraverso un’altra vita. La speranza aveva preso il posto della paura, la tenerezza si era fatta rifugio. E in nome di quel sentimento, di quella fiducia cieca, l’uomo aveva deciso di donare tutto ciò che poteva, pur di assicurare al futuro della compagna e del bambino la serenità che lui non avrebbe più potuto garantire.
La vicenda emerge a Ovada
Ma la realtà, come spesso accade, ha svelato un volto diverso. È successo a Ovada, in provincia di Alessandria, dove un uomo malato terminale di cancro avrebbe consegnato alla compagna un totale di 62mila euro, convinto che il figlio che lei aspettava fosse suo. Al centro della vicenda c’è Isaura Irina Tanase, 32 anni, cittadina rumena, ora imputata con l’accusa di circonvenzione di incapace. A denunciarla sono stati i familiari dell’uomo, scomparso poco dopo a causa della malattia, convinti che la donna abbia approfittato della sua fragilità per impossessarsi dei suoi risparmi.

Le accuse e il ruolo della famiglia
Secondo la ricostruzione dell’accusa, la donna avrebbe sfruttato la condizione di debolezza psicologica del compagno, alimentando la sua illusione di diventare padre. In un periodo segnato dalla malattia e dal dolore, l’uomo avrebbe creduto sinceramente alle sue parole, arrivando a trasferirle progressivamente somme di denaro fino a raggiungere la cifra di 62mila euro. Dopo la sua morte, i parenti, analizzando i conti, avrebbero scoperto movimenti sospetti e avviato la denuncia.
Per la Procura di Alessandria, si tratterebbe di un caso emblematico di manipolazione emotiva: un gesto d’amore trasformato in un presunto strumento di profitto. Le indagini hanno ricostruito una serie di passaggi economici che, secondo gli inquirenti, non avrebbero alcuna giustificazione, se non quella di un raggiro ai danni di un uomo vulnerabile.
La difesa di Isaura Irina Tanase
La 32enne ha invece negato ogni accusa, sostenendo di non aver mai ricevuto quella somma e di aver accettato soltanto piccoli regali dal compagno. «Non mi ha mai dato 62mila euro, solo qualche aiuto – avrebbe detto durante l’interrogatorio –. Era una relazione vera, non una truffa». Il bambino nato successivamente è stato riconosciuto dall’attuale compagno della donna, confermando che non era biologicamente figlio dell’uomo malato.

Un dettaglio che, secondo l’accusa, dimostrerebbe la falsità della storia raccontata, mentre la difesa insiste sul fatto che il rapporto fosse autentico e che la maternità non sia mai stata usata come mezzo di ricatto. Il nodo principale rimane dunque quello dei trasferimenti di denaro: i familiari sostengono di avere prove concrete, la donna afferma di non sapere nulla.
In attesa della sentenza
Il processo prosegue davanti al tribunale di Alessandria, con una richiesta di condanna a due anni e otto mesi di reclusione e 800 euro di multa per circonvenzione di incapace. La sentenza è attesa per il 1° dicembre, quando il giudice dovrà decidere se quella di Ovada sia stata una storia d’amore segnata dal dolore o un inganno orchestrato ai danni di un uomo indifeso.
Nel frattempo, la comunità resta divisa. Chi la conosce parla di una donna gentile e riservata, chi conosceva lui lo ricorda come un uomo buono, incapace di vedere la malizia negli altri. In mezzo, una verità che il tribunale dovrà provare a ricostruire: quella di un amore nato nella fragilità, finito nel sospetto e nella cronaca giudiziaria.