
I due giornalisti di Freedom TV sono stati vittime di un attacco sferrato da un drone russo Lancet a Kramatorsk. L’annuncio di Filashkin è stato accompagnato dalla pubblicazione di una foto scioccante che ritrae l’auto completamente distrutta a bordo della quale viaggiavano i due colleghi. Le immagini mostravano anche alcuni effetti personali, tra cui giubbotti antiproiettile chiaramente contrassegnati dalla parola “Press“, un simbolo del loro ruolo e dei rischi che avevano accettato di correre per la verità.
Insieme a Olena Hubanova e Yevhen Karmazin si trovava un altro membro del team, l’inviato speciale del canale, Oleksandr Kolychev. Miracolosamente, Kolychev è sopravvissuto all’attacco, sebbene sia rimasto ferito ed è stato immediatamente trasportato in ospedale per le cure necessarie. Il fatto che un membro del team sia scampato alla morte, pur ferito, mette in luce la casualità e la brutalità degli attacchi in queste zone di conflitto.
Il coraggio sul fronte e i profili delle vittime
Olena Hubanova e Yevhen Karmazin erano noti per il loro coraggio e la loro dedizione. Il conduttore di Freedom TV, Yuriy Kulinich, ha ribadito il loro impegno, ricordando che i due giornalisti operavano costantemente nei “punti più caldi” della regione di Donetsk. Le sue condoglianze ai parenti delle vittime hanno sottolineato il profondo impatto della loro perdita sulla redazione e sull’intera comunità giornalistica. Olena Hubanova, nata nel 1982 a Yenakiieve nella regione di Donetsk, aveva dedicato la sua vita al giornalismo, fornendo reportage essenziali dalle zone di conflitto. Yevhen Karmazin era originario proprio di Kramatorsk e aveva solo 33 anni al momento della sua tragica scomparsa. Entrambi incarnavano la volontà indomita di far conoscere al mondo la realtà del conflitto, mettendo a repentaglio la propria incolumità per la causa dell’informazione.
Il bilancio delle vittime tra i giornalisti
La morte di Hubanova e Karmazin è un doloroso promemoria del pesante tributo che la guerra in Ucraina esige dai giornalisti. Con il loro decesso, il numero di giornalisti uccisi dall’inizio dell’invasione su larga scala, il 24 febbraio 2022, sale a 15. Considerando l’inizio delle ostilità nel Donbass nel 2014, il bilancio totale sale drammaticamente a 113 professionisti dell’informazione che hanno perso la vita. Questi numeri non sono semplici statistiche; rappresentano individui che hanno creduto nella forza della verità e che sono caduti mentre cercavano di adempiere al loro dovere di informare il pubblico, documentando la sofferenza e la distruzione.
Sviluppi sul fronte politico e gli aiuti militari
In un contesto geopolitico in continua evoluzione, un annuncio di grande rilievo è arrivato riguardo al sostegno militare all’Ucraina. Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale ucraino, ha rivelato in un’intervista a Rbc-Ucraina che Donald Trump avrebbe dato il “via libera” al trasferimento dei sistemi di difesa aerea Patriot a Kiev. Questa notizia è stata accolta con ottimismo a Kiev, poiché i sistemi Patriot sono considerati cruciali per rafforzare le difese aeree ucraine contro gli attacchi missilistici e di droni russi, che continuano a colpire le città e le infrastrutture critiche. Yermak ha minimizzato gli ostacoli futuri, affermando che, una volta ottenuto l’assenso politico di Trump, le questioni relative alla consegna sono ormai “per lo più tecniche“. Questo sviluppo segna un passaggio significativo nel sostegno militare internazionale all’Ucraina, potenzialmente in grado di alterare l’equilibrio della difesa aerea sul campo di battaglia e di proteggere la popolazione civile.