
L’incontro di Papa Leone XIV con i movimenti popolari internazionali, cari a Papa Francesco, ha segnato un momento di profonda risonanza e impegno programmatico, con il Pontefice che si è schierato apertamente contro quelle che ha definito le “gravi crimini commessi o tollerati dallo Stato”.
Nel suo discorso, scandito tra gli applausi scroscianti dei presenti, il Papa ha affrontato tematiche di stringente attualità globale, dalla crisi migratoria, trattata con “misure sempre più disumane” che riducono i migranti a “spazzatura”, fino alle manovre geopolitiche per il controllo delle risorse naturali, come i “colpi di Stato e altre forme di destabilizzazione politica” orchestrati per mettere le mani sul litio. Un’altra dura condanna è stata rivolta alla sete di guadagno senza etica che alimenta la speculazione dell’industria farmaceutica e la conseguente e drammatica diffusione del fentanil negli Stati Uniti. Il culmine del suo intervento è stato l’affermazione energica e personale dei diritti fondamentali: “la terra, la casa e il lavoro sono diritti sacri, vale la pena lottare per essi, e voglio che mi sentiate dire ‘Ci sto!’, ‘sono con voi’!”.
L’importanza dei movimenti popolari
L’incontro è stato introdotto da figure di spicco impegnate in prima linea sui temi sociali, ovvero don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea saving humans, e il cardinale Michael Czerny, prefetto del dicastero per lo Sviluppo umano integrale. I movimenti popolari si trovavano a Roma per il Giubileo, e i loro appuntamenti si sono svolti in luoghi emblematici della solidarietà e dell’occupazione, come il palazzo occupato dello Spin Time e piazza Vittorio. Intervenendo prima del Pontefice, Robert Francis Prevost ha sottolineato il valore simbolico del loro percorso: “Oggi portate di nuovo lo stendardo della terra, della casa e del lavoro”, e ha messo in risalto come il loro “camminare insieme” dallo Spin Time al Vaticano testimoni la “vitalità dei movimenti popolari come costruttori di solidarietà nella diversità”.
Prevost ha poi lanciato un appello per un rinnovamento ecclesiale, affermando che “La Chiesa deve essere con voi: una Chiesa povera per i poveri, una Chiesa che si protende, una Chiesa che corre dei rischi, una Chiesa coraggiosa, profetica e gioiosa!”. La prima esortazione apostolica di Papa Leone XIV, intitolata Dilexi Te, è stata significativamente dedicata all’amore per i poveri, a dimostrazione della centralità di questa tematica nel suo pontificato.
Uno sguardo dalle periferie
La scelta del nome papale, Leone XIV, non è casuale, ma è stata spiegata dal Pontefice stesso con un riferimento all’enciclica Rerum novarum di Leone XIII, redatta durante la rivoluzione industriale. “Uno dei motivi per cui ho scelto il nome Leone XIV”, ha spiegato il Papa, “è l’enciclica Rerum novarum, scritta da Leone XIII”. Il titolo, che significa “cose nuove”, è stato reinterpretato dal Papa in chiave contemporanea, denunciando un “sguardo dal centro” che tende a identificare le “cose nuove” esclusivamente con l’intelligenza artificiale o la robotica. Al contrario, Leone XIV ha voluto “guardare alle ‘cose nuove’ con voi, partendo dalla periferia”, per evidenziare i problemi emergenti che affliggono i più vulnerabili.
L’emergenza della crisi climatica
Nel suo discorso programmatico, il Pontefice ha identificato la crisi climatica come una delle “cose nuove” più urgenti e devastanti. Ha sottolineato come la sofferenza legata a “ogni evento meteorologico estremo”, sia esso inondazione, siccità, tsunami o terremoto, ricada sempre in modo sproporzionato “sui più poveri”. A questa disuguaglianza ambientale si aggiunge l’ansia generata da un modello sociale che esalta il “consumo sfrenato e un successo economico totalmente irraggiungibile”, specialmente per i giovani poveri, costantemente bombardati da messaggi fuorvianti sui social media. Il Papa ha inoltre puntato il dito contro la dipendenza dal gioco d’azzardo digitale, accusando apertamente le piattaforme di essere “progettate per creare dipendenza compulsiva e generare abitudini che creano assuefazione”.
La denuncia sull’industria farmaceutica
Un’altra novità ambigua su cui il Papa ha voluto porre l’accento è l’industria farmaceutica. Pur riconoscendo i “grandi progressi” che essa ha portato, Robert Francis Prevost ha parlato di “ambiguità”. Ha criticato la “cultura attuale” che, anche attraverso “certe campagne pubblicitarie”, promuove una “sorta di culto del benessere fisico, quasi un’idolatria del corpo”. Questa visione, ha sostenuto, porta a una interpretazione riduttiva del mistero del dolore, favorendo la dipendenza dall’assunzione di antidolorifici la cui vendita “va ovviamente a incrementare i guadagni delle stesse case di produzione”.
La critica più forte è arrivata sulla questione degli oppioidi, che stanno “devastando in particolare gli Stati Uniti”. Il Pontefice ha citato esplicitamente il fentanil, definendolo “la droga della morte, la seconda causa di morte tra i poveri in quel Paese”. La diffusione di “nuove droghe sintetiche, sempre più letali” non è stata attribuita solo ai trafficanti, ma è stata vista come una realtà intrinsecamente legata alla “produzione dei farmaci e con il suo guadagno, privi di un’etica globale”.
Colpi di stato per il litio
Il tema dello sfruttamento delle risorse ha portato il Papa a un’analisi geopolitica molto dettagliata sulla questione del litio, l’“oro bianco” essenziale per le nuove tecnologie. La “competizione tra le grandi potenze e le grandi aziende” per l’estrazione del litio è stata denunciata come una “grave minaccia alla sovranità e alla stabilità degli Stati poveri”. La sua accusa è diventata ancora più incisiva quando ha rivelato che “alcuni imprenditori e politici si vantano di promuovere colpi di Stato e altre forme di destabilizzazione politica, proprio per mettere le mani sull’oro bianco del litio”, esponendo in modo netto i legami tra sete di profitto e violazione della democrazia.
Il nodo degli immigrati
Infine, il Papa, che è nato a Chicago, ha affrontato il “nodo” della sicurezza e della gestione dei flussi migratori. Pur riconoscendo che “Gli Stati hanno il diritto e il dovere di proteggere i propri confini”, ha immediatamente bilanciato questo diritto con l’“obbligo morale di fornire rifugio”. La sua condanna è stata totale nei confronti dell’“abuso dei migranti vulnerabili”, descrivendo le politiche disumane non come un “legittimo esercizio della sovranità nazionale”, ma come “gravi crimini commessi o tollerati dallo Stato”. Il Papa Leone XIV ha criticato le “misure sempre più disumane” che vengono persino “politicamente celebrate” e che trattano gli “indesiderabili” come “spazzatura e non esseri umani”. La risposta del cristianesimo, ha concluso, è in netta contrapposizione a questa visione, richiamando al “Dio amore, che ci rende fratelli tutti e ci chiede di vivere da fratelli e sorelle”.