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Carlo e Camilla in Vaticano: la prima preghiera di un sovrano britannico con un Papa dopo cinque secoli

Pubblicato: 23/10/2025 08:34

Visita ufficiale in Vaticano per Re Carlo III e la regina Camilla, arrivati nella mattinata di giovedì 23 ottobre per una visita di Stato. La coppia reale è stata accolta con tutti gli onori nel Cortile di San Damaso, dopo aver percorso via della Conciliazione a bordo del corteo reale scortato dalle forze dell’ordine italiane e vaticane. Superato l’Arco delle Campane, i sovrani hanno raggiunto il Palazzo Apostolico, dove si è tenuto un colloquio riservato con Papa Leone XIV, durato circa mezz’ora.

Per garantire la sicurezza dell’evento, Città del Vaticano ha adottato misure eccezionali: chiusura temporanea di via della Conciliazione, accessi limitati a Piazza San Pietro e percorsi dedicati per i pellegrini diretti verso la Porta Santa. Le autorità italiane e vaticane hanno presidiato l’intera area, anche con controlli a campione tra i visitatori.

All’appuntamento, Re Carlo III indossava un elegante completo blu chiaro, mentre la regina Camilla ha scelto un abito più scuro, completato da un velo nero e un’acconciatura semplice ma curata, in linea con il protocollo delle visite papali. La scelta del nero, spesso fraintesa come segno di lutto, rappresenta una forma di rispetto e deferenza verso il pontefice. Dopo l’incontro, i due sovrani si sono intrattenuti brevemente con i rappresentanti diplomatici britannici presso la Santa Sede prima di ripartire per Roma, dove li attendevano ulteriori impegni istituzionali.

È una giornata che resterà nei libri di storia: il re Carlo III e la regina Camilla si trovano oggi in Vaticano per una visita di Stato che assume i tratti di una riconciliazione spirituale tra due mondi divisi da mezzo millennio. Dopo l’arrivo a Ciampino nella serata di ieri, accolti dalle autorità italiane e da rappresentanti della Santa Sede, la coppia reale partecipa oggi a un programma fitto di incontri e cerimonie. Il momento più atteso è quello che avviene nella Biblioteca Apostolica, dove Carlo e Papa Leone XIV si incontrano per un colloquio riservato di circa mezz’ora, seguito da una preghiera comune per la cura del Creato. Il re, noto per la sua lunga militanza ambientalista, si unisce al pontefice in un rito ecumenico che unisce fede e diplomazia, celebrando l’impegno per la difesa del pianeta e il dialogo tra le Chiese.

L’atmosfera è solenne, ma anche sorprendentemente intima. Nella Cappella Sistina, davanti al Giudizio Universale di Michelangelo, il monarca britannico prega accanto al Papa. È una scena che nessuno avrebbe potuto immaginare fino a pochi decenni fa: il capo della Chiesa anglicana, erede di Enrico VIII, che unisce le mani al successore di Pietro in una celebrazione pubblica. Il silenzio che accompagna quel momento vale più di mille discorsi: è il simbolo di un superamento di fratture secolari, di una storia che torna a parlarsi.

Una riconciliazione che parla al mondo

Il gesto ha una forza che va oltre il rito. Con la sua presenza, Carlo III si fa interprete di un nuovo ecumenismo europeo, più pragmatico e meno dottrinale, che mira a costruire ponti in un tempo di nuove divisioni globali. Da Londra, gli osservatori parlano di un evento “di portata politica e spirituale insieme”, destinato a rinnovare il ruolo della monarchia britannica come attore di equilibrio e dialogo. Nelle stanze vaticane, invece, si percepisce la soddisfazione per un incontro che restituisce al papato un’immagine universale: non più soltanto custode della fede cattolica, ma promotore di una fratellanza che supera i confini delle confessioni.

Nel pomeriggio, Carlo e Camilla raggiungono la basilica di San Paolo fuori le Mura, dove il sovrano riceve il titolo di Royal Confrater, onorificenza di antica origine che suggella la riconciliazione tra Roma e la Corona. Il re si raccoglie in preghiera davanti alla tomba dell’apostolo Paolo, accompagnato da un coro misto anglicano e cattolico. Le voci si fondono nell’acustica maestosa della basilica, mentre Camilla depone un mazzo di rose bianche ai piedi dell’altare. È l’immagine che resterà di questa giornata: un atto di devozione che trasforma la diplomazia in spiritualità condivisa.

Da quando Carlo è salito al trono, la Chiesa d’Inghilterra ha accentuato il proprio impegno nel dialogo ecumenico. Il sovrano, che mantiene relazioni strette con i leader religiosi di altre fedi, considera la riconciliazione con Roma una “missione personale”. La presenza del Papa accanto a lui, e il fatto stesso di pregare insieme, costituiscono una novità assoluta dai tempi della Riforma. E mentre i teologi sottolineano la prudenza dottrinale che ancora separa le due Chiese, l’immagine che giunge al mondo è quella di un abbraccio simbolico: non una fusione, ma una convergenza.

Il significato politico e spirituale della visita

L’incontro con Leone XIV ha anche un valore diplomatico di primo piano. In un’epoca di tensioni internazionali, la Santa Sede si conferma un centro di diplomazia vaticana capace di agire con discrezione ma con forza morale. La scelta di accogliere il re britannico non risponde solo alla logica del protocollo, ma alla volontà di mostrare un’Europa che sa ancora dialogare. Carlo, dal canto suo, interpreta la visita come un’occasione per riaffermare la centralità del dialogo interreligioso nella politica globale, in coerenza con il suo ruolo di promotore della tolleranza e del rispetto reciproco.

La giornata non è solo cerimoniale. Dopo la preghiera, il re incontra rappresentanti di organizzazioni impegnate nella tutela dell’ambiente e nella cooperazione internazionale. L’obiettivo è costruire un ponte tra la spiritualità e la politica del clima, unendo la tradizione britannica di responsabilità ambientale con la visione universale del Papa. Entrambi parlano della necessità di un “patto spirituale per il Creato”, una sorta di alleanza morale tra le fedi per la salvaguardia della Terra. In un momento in cui i conflitti e la crisi energetica ridefiniscono le priorità globali, la loro intesa appare come una risposta al disordine del presente.

L’evento di oggi rappresenta anche una prova di maturità per la monarchia britannica, che cerca di rinnovare la propria immagine dopo gli anni turbolenti seguiti alla morte di Elisabetta II. Carlo III, con il suo stile sobrio e il linguaggio della conciliazione, porta avanti un progetto di “monarchia morale” che mira a unire, più che a governare. Camilla, con il suo tono discreto ma deciso, contribuisce a rendere credibile questa nuova fase.

Nel linguaggio dei gesti — una stretta di mano, una genuflessione, una preghiera condivisa — si coglie la sintesi di una diplomazia che preferisce i simboli alle parole. È una lezione che arriva da Roma ma parla a tutto l’Occidente: dopo secoli di divisioni, è ancora possibile riscoprire una unità spirituale capace di dialogare con la modernità.

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Ultimo Aggiornamento: 23/10/2025 13:52

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