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Autista del pullman ucciso a Rieti: altri otto ultras sono stati identificati e ascoltati

Pubblicato: 24/10/2025 13:25
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Hanno scelto di restare in silenzio davanti al giudice, ma le indagini sull’assalto al pullman del Pistoia Basket si fanno ogni giorno più pesanti. Manuel Fortuna, 31 anni, Kevin Pellecchia, 20, e Alessandro Barberini, 53 – i tre ultras del Rieti Basket arrestati dopo la morte del secondo autista Raffaele Marianella, 65 anni – si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Giorgia Bova, che ha convalidato i fermi e disposto la custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio volontario.
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Il silenzio dei tre indagati e l’intercettazione in questura

Nel corso dell’interrogatorio, i tre tifosi si sono trincerati dietro il silenzio, mentre la posizione del più giovane, Kevin Pellecchia, si è aggravata dopo la scoperta di una conversazione registrata negli uffici della questura. Secondo gli inquirenti, il ventenne avrebbe pronunciato una frase ritenuta significativa: «Era quello più appuntito». Un riferimento che per la Procura riguarderebbe il sasso che ha infranto il parabrezza del bus e ucciso Marianella.

Il suo avvocato, Andrea Vella, respinge però ogni accusa: “Non si tratta di una confessione. La frase è stata completamente decontestualizzata e non è certo che si riferisse al gesto di lanciare la pietra”.

Gli altri otto tifosi identificati e i test del Dna

L’inchiesta della Procura di Rieti, condotta insieme alla polizia scientifica, si sta ampliando. Oltre ai tre arrestati, altri otto ultras del Rieti Basket sono stati identificati e ascoltati nelle prime ore dopo l’agguato. Tutti sono stati sottoposti a prelievo di saliva per il test del Dna, che verrà confrontato con le tracce biologiche trovate sul masso rinvenuto all’interno del bus.

“Cercavano lo scontro con i tifosi pistoiesi. La situazione poteva essere molto più grave se l’altro sasso avesse colpito l’autista alla guida”, ha dichiarato il procuratore capo di Rieti, Paolo Auriemma, durante la conferenza stampa. “Il sasso letale è uno solo, ma stiamo ancora verificando la sua provenienza e saranno disposti ulteriori accertamenti tecnici”.

Le testimonianze e la ricostruzione della tragedia

Dalle testimonianze raccolte emerge che il gruppo di ultras si trovava lungo la carreggiata, in attesa del pullman dei tifosi pistoiesi di ritorno da una trasferta. Secondo quanto riportato negli atti, Kevin Pellecchia avrebbe negato di aver lanciato pietre, indicando invece Manuel Fortuna e un altro tifoso soprannominato “Aba” come autori del gesto.

“Manuel teneva un sasso grande, quasi interamente avvolto nella mano. Quando è arrivato il pullman lo ha lanciato verso il parabrezza anteriore”, avrebbe dichiarato Pellecchia, aggiungendo di trovarsi in un punto diverso rispetto al luogo del lancio.

La polizia scientifica ha repertato tre sassi sulla scena: uno all’interno del bus – quello che avrebbe colpito Marianella – e due all’esterno. La difesa sostiene che i frammenti possano appartenere a un unico masso spezzatosi all’impatto, ipotesi che sarà verificata dalle analisi di laboratorio.

L’autopsia e le parole del procuratore Auriemma

I risultati preliminari dell’autopsia confermano che le ferite al collo e al torace causate dal sasso sono state la diretta causa della morte di Raffaele Marianella. “Il povero autista aveva perso molto sangue – ha dichiarato il procuratore Auriemma – e nemmeno il pronto intervento di un agente di polizia, che ha tentato a lungo di rianimarlo, è riuscito a salvarlo”.

Il magistrato ha poi spiegato che “gli elementi di prova si basano su numerose testimonianze raccolte nell’immediatezza, oltre che su intercettazioni ambientali ritenute autoaccusatorie nei confronti dei fermati. Si è trattato di un omicidio in concorso”.

Mentre le indagini proseguono e gli accertamenti sui telefoni cellulari sequestrati ai tre ultras sono in corso, resta il dolore per la morte di Raffaele Marianella, vittima innocente di un’aggressione che nulla ha a che fare con lo sport. L’inchiesta, intanto, cerca di chiarire le responsabilità di tutti i partecipanti, inclusi gli otto tifosi identificati, per restituire giustizia a una tragedia che ha sconvolto il mondo del basket italiano.

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