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Massimo Lovati nei guai: scatta l’ipotesi, poi lo chiamano a testimoniare e capita di tutto

Pubblicato: 24/10/2025 12:41
Massimo Lovati guai testimoniare

Il nome di Massimo Lovati, ex legale di Andrea Sempio, torna alla ribalta mediatica per una serie di vicende giudiziarie che lo coinvolgono da anni, tra prestiti controversi, indagini per corruzione e collegamenti con la ’ndrangheta calabrese. L’avvocato, ormai noto anche al grande pubblico per le sue apparizioni televisive, ha recentemente dichiarato di non possedere un conto corrente, affermando: “Io non ho una lira in tasca, ho solo delle cartacce. Come ho fatto nella vita? Sono campato”. Tuttavia, il passato giudiziario e finanziario di Lovati racconta una storia più complessa e problematica.
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Prestiti e rapporti con la ’ndrangheta

Secondo quanto emerso dalle indagini della Dda di Reggio Calabria, già nel 2009 Lovati avrebbe ricevuto prestiti da soggetti legati a cosche della ’ndrangheta, in particolare tramite Gianluca Favara, già condannato per concorso esterno. Per ottenere i fondi, l’avvocato avrebbe rilasciato assegni poi risultati scoperti, in una vicenda che gli investigatori hanno definito “una gestione borderline del credito e dei pagamenti”.

Le intercettazioni telefoniche raccolte nel corso delle indagini mostrano un intreccio di mediazioni e tentativi di rendere “innocui” gli effetti dei titoli bancari scoperti. Lovati, secondo i pm, era consapevole delle difficoltà di restituzione dei prestiti, ma ha tentato di risolvere la situazione attraverso la vendita di un ramo della sua azienda, Compumaint, ottenendo così un assegno che avrebbe coperto debito e interessi. Nonostante ciò, due settimane dopo il saldo, il legale ha nuovamente contattato Favara per richiedere un nuovo prestito, dimostrando la persistenza di rapporti finanziari delicati e complicati.

Inchiesta per corruzione e pagamenti in contanti

Parallelamente, Lovati è coinvolto nell’inchiesta per corruzione in atti giudiziari legata all’ex procuratore di Pavia Mario Venditti, indagato per presunti rapporti con la famiglia Sempio. Secondo i pm di Brescia, parte dei fondi dei Sempio potrebbero essere stati utilizzati per ottenere l’archiviazione del figlio nel 2017, ipotesi sempre respinta dal magistrato. Lovati ha ammesso al Consiglio di disciplina degli avvocati di aver percepito pagamenti in contanti dalla famiglia Sempio, dichiarazioni che sono state trasmesse ai pm.

Le annotazioni della Guardia di finanza confermano la ricezione di denaro da parte di Lovati, già documentata nelle intercettazioni ambientali del 2017. Questa vicenda si intreccia con il noto caso dell’omicidio di Chiara Poggi, portando l’ex legale in una posizione mediatica di grande attenzione.

Udienza rinviata e testimonianza a Reggio Calabria

Il 9 ottobre scorso Lovati avrebbe dovuto testimoniare nel processo “Ndrangheta Banking” a Reggio Calabria, un procedimento nato da un’inchiesta del 2014 che portò a diversi arresti legati alle cosche Pesce-Bellocco e Condello. Il processo riguarda operazioni di usura, investimenti immobiliari e finanziamenti a imprenditori lombardi, con Lovati tra coloro che avevano ricevuto prestiti da Favara e altri soggetti.

L’avvocato non si è presentato in aula, giustificando l’assenza con impegni professionali. Il Tribunale ha rinviato l’udienza al 18 dicembre, quando Lovati dovrà ricostruire la vicenda dei prestiti e spiegare il proprio ruolo nei rapporti finanziari con gli imputati ancora sotto processo.

Massimo Lovati

Vicenda complessa e implicazioni legali

La storia di Lovati mette in luce come la vita di un professionista legale possa intrecciarsi con il crimine organizzato e con vicende giudiziarie delicate, tra prestiti, assegni scoperti e indagini per corruzione. Il caso dei rapporti con Gianluca Favara, le mediazioni complesse e i tentativi di regolarizzare i debiti rappresentano un quadro di gestione finanziaria problematica e di contatti con ambienti criminali, che saranno chiariti solo con la testimonianza prevista in aula.

Mentre il pubblico segue con attenzione le vicende giudiziarie legate a Lovati, il procedimento del 18 dicembre diventa un passaggio cruciale per fare chiarezza sulle responsabilità e sul ruolo dell’avvocato nella rete di prestiti e rapporti con la ’ndrangheta. La storia evidenzia inoltre le sfide legate alla gestione dei prestiti personali e professionali, specialmente quando intrecciati con figure legate a organizzazioni criminali, sottolineando come vicende di anni fa possano ancora avere ripercussioni legali e mediatiche oggi.

Il caso resta aperto, con la comunità giudiziaria e l’opinione pubblica in attesa delle dichiarazioni di Lovati, che potrebbero fare luce sugli intrecci tra mondo legale, prestiti e criminalità organizzata.

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