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Omicidio Piersanti Mattarella, arrestato l’ex prefetto: avrebbe fatto sparire il guanto del killer

Pubblicato: 24/10/2025 14:05

La Procura di Palermo ha notificato la misura degli arresti domiciliari a Filippo Piritore, ex funzionario della Squadra Mobile di Palermo ed ex prefetto, con l’accusa di depistaggio delle indagini sull’omicidio di Piersanti Mattarella, ex presidente della Regione Siciliana, assassinato il 6 gennaio 1980. L’indagine si concentra sulla scomparsa di un elemento cruciale: un guanto trovato a bordo della Fiat 127 usata dai killer e mai repertato né sequestrato.

Secondo i magistrati guidati da Maurizio de Lucia, Piritore avrebbe fornito dichiarazioni false e prive di riscontro nel tentativo di ostacolare il ritrovamento del guanto, un tassello ritenuto di fondamentale importanza per risalire agli autori del delitto. Questo sviluppo si inserisce nel contesto delle indagini che l’ufficio conduce con riferimento a un evento che, data la carica della vittima, riveste un evidente carattere di specifico interesse pubblico.

Il guanto scomparso e il ruolo di Piritore

Il guanto di pelle marrone, dimenticato da uno degli assassini sulla Fiat 127 e ritratto in alcune fotografie dei rilievi tecnici del 6 gennaio 1980, è svanito nel nulla. Filippo Piritore, sentito come testimone dai pm a settembre del 2024, ha raccontato una versione dei fatti che la Procura ha ritenuto inverosimile e illogica, oltre che totalmente priva di riscontro. La sua testimonianza verteva sull’affidamento iniziale del guanto all’agente della Polizia Scientifica Di Natale, con l’incarico di consegnarlo a Pietro Grasso, allora sostituto procuratore titolare delle indagini.

Piritore ha sostenuto che, successivamente, su disposizione del magistrato di far riavere il reperto al Gabinetto regionale di Polizia scientifica, lo avrebbe consegnato, con relativa attestazione, a un altro componente della Scientifica di Palermo, tale Lauricella, per gli accertamenti tecnici. L’indagato ha anche affermato che la Squadra mobile fosse in possesso di una nota che provasse la consegna.

Le discrepanze e l’accusa di depistaggio

La versione di Piritore, tuttavia, è stata smentita dalle indagini. Secondo l’accusa, la sua narrazione è inverosimile perché descrive una prova decisiva, la cui esistenza fu comunicata anche all’allora ministro dell’Interno Rognoni, come sballottata senza motivo tra diversi uffici per giorni, in totale contrasto con la prassi dell’epoca che prevedeva il repertamento e il sequestro immediato di ogni elemento utile alle indagini. Inoltre, le dichiarazioni dell’ex prefetto sono state confutate dalle testimonianze dei diretti interessati, come l’ex magistrato Piero Grasso e l’agente Di Natale.

A peggiorare la posizione di Piritore, il fatto che non risulta che all’epoca, presso la Scientifica, fosse in servizio nessun Lauricella con le mansioni descritte. I pm contestano a Piritore, consegnatario del guanto sin dal momento del suo ritrovamento, di aver messo in atto un’attività che ne ha causato la totale dispersione. Tale attività sarebbe iniziata subito dopo l’intervento sul luogo del ritrovamento della Fiat 127, dove Piritore avrebbe indotto la Polizia scientifica a consegnargli il guanto, sottraendolo in questo modo al regolare repertamento, in contrasto con le normali procedure.

Il nome di Bruno Contrada

Nella complessa vicenda della sparizione del guanto, elemento che avrebbe potuto portare all’identificazione di uno degli esecutori materiali dell’omicidio di Piersanti Mattarella, è emerso anche il nome di Bruno Contrada. Contrada, ex numero due del Sisde, è stato in seguito condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Il suo coinvolgimento in relazione alla sparizione di questo decisivo reperto aggiunge un ulteriore, oscuro tassello al quadro del depistaggio. Le nuove indagini sull’omicidio Mattarella hanno già portato a individuare due presunti killer, Madonia e Lucchese, e vedono la Procura di Palermo impegnata a ricostruire la verità su un delitto che 45 anni dopo continua a essere un simbolo della lotta alla mafia e della necessità di piena giustizia e verità. Le indagini e l’arresto dell’ex prefetto Piritore testimoniano la rinnovata determinazione nel fare luce su uno degli eventi più tragici e significativi della cronaca siciliana e nazionale.

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