
La scena politica italiana è in continua evoluzione, come dimostrato dalla Supermedia che analizza le tendenze di consenso dei principali partiti. Questo scenario è particolarmente interessante in quanto si posiziona in concomitanza con il terzo anniversario dell’insediamento del governo Meloni, un momento che storicamente serve da bilancio per le forze di maggioranza e di opposizione. I dati rivelano una stabilità nel blocco di governo, con un rafforzamento del partito guida, mentre nel campo delle opposizioni si registra una dinamica più frammentata, segnata in particolare dal calo di uno dei principali attori e da lievi progressi di altri.
La conferma del centrodestra
Il centrodestra si attesta in una posizione di solida leadership, raggiungendo complessivamente il 48,7% dei consensi, in leggero aumento di 0,2 punti percentuali. Questa crescita è interamente trainata da Fratelli d’Italia (FdI), il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che non solo si conferma come la prima forza politica del Paese, ma rafforza ulteriormente la sua posizione, salendo al 30,3% (+0,5 punti). Questo dato è significativo poiché indica che, a tre anni dall’inizio del mandato, il partito non ha subito il tipico calo di popolarità associato all’esercizio del potere, bensì continua a crescere e a consolidare il proprio elettorato.
La stabilità degli altri partiti della coalizione contribuisce a mantenere l’equilibrio. Forza Italia registra un lieve arretramento, attestandosi all’8,9% (-0,1), pur rimanendo la seconda forza del centrodestra. La Lega è sostanzialmente stabile all’8,5% (=), segnando una parità con la rilevazione precedente. Questi risultati suggeriscono che la base elettorale del centrodestra rimane compatta e soddisfatta dell’azione governativa o perlomeno non sufficientemente insoddisfatta da migrare verso altre aree politiche.
Le difficoltà del Movimento 5 Stelle
La situazione nel campo delle opposizioni è caratterizzata da una significativa flessione per il Movimento 5 Stelle (M5S), che perde ben 0,7 punti percentuali in due settimane, scendendo al 12,5%. Questo calo riporta il partito ad un livello di consenso particolarmente basso, pur mantenendolo come la terza forza del Paese. Le ragioni di questo arretramento sembrano essere profondamente legate alle recenti tensioni interne e ai deludenti risultati elettorali a livello regionale. Le dimissioni di Chiara Appendino da vicepresidente del M5S sono l’espressione più evidente di questo periodo di crisi. T
ali dimissioni sono arrivate in seguito ai pessimi risultati ottenuti nelle elezioni regionali in diverse regioni, tra cui la Toscana (4,3%), le Marche e la Calabria, performance che hanno evidenziato una crescente disaffezione o una ridotta capacità di mobilitazione dell’elettorato pentastellato. Le parole dell’ex sindaca di Torino, che durante una riunione dei gruppi parlamentari aveva ammesso: “Non possiamo autoassolverci, se serve a dare una scossa sarò la prima a dimettermi“, hanno innescato una crisi di fiducia interna e hanno portato a una “caccia alle streghe” per identificare la fonte della fuga di notizie, un elemento che ha ulteriormente minato l’immagine di unità e coesione del Movimento.
La crescita del centrosinistra e il ruolo del Pd
Nonostante la crisi del M5S, il centrosinistra nel suo complesso mostra una lieve crescita, arrivando al 30,3% (+0,3), un aumento che è però dovuto al rafforzamento di altre componenti. Il Partito Democratico (Pd), infatti, guadagna 0,3 punti, attestandosi al 22,2%. Questo incremento, sebbene non eclatante, consolida il Pd come la seconda forza politica e principale antagonista di FdI. La sua stabilità, in un contesto di flessione del M5S, potrebbe essere interpretata come un inizio di riorganizzazione del consenso dell’area progressista o come un parziale travaso di voti provenienti da elettori insoddisfatti del M5S. Allo stesso modo, l’alleanza Verdi/Sinistra (Avs) registra un piccolo progresso, salendo al 6,4% (+0,2). Questi dati suggeriscono che l’area più a sinistra e progressista dello spettro politico sta lentamente riprendendo quota, in parte forse beneficiando delle turbolenze interne al Movimento 5 Stelle, ma il loro guadagno non è sufficiente a compensare interamente la perdita di consensi del M5S.
Il calo del Terzo Polo
Il cosiddetto Terzo Polo (che qui viene ancora indicato con il nome Coalizione 2022 che raggruppava Azione e Italia Viva) prosegue la sua fase di debolezza. La coalizione perde complessivamente 0,1 punti, scendendo al 5,5%. In particolare, Azione registra un ulteriore calo di 0,2 punti, scendendo al 3,0%. Questo dato è particolarmente critico in quanto il 3,0% rappresenta la soglia di sbarramento per l’accesso in Parlamento, posizionando il partito in una zona di rischio. La sua costante flessione evidenzia le difficoltà del progetto centrista nel consolidare un elettorato stabile e significativo. Dall’altra parte, Italia Viva mostra un piccolo recupero (+0,1), raggiungendo il 2,5%. Nonostante il leggero guadagno, la somma delle due forze non riesce a generare un impulso propulsivo o a intercettare in modo decisivo l’insoddisfazione verso i poli maggiori.
Le altre forze minori e l’area di incertezza
Le altre forze politiche mostrano dinamiche differenziate. +Europa arretra leggermente (-0,2), attestandosi all’1,7%. Noi Moderati perde anch’esso 0,2 punti, fermandosi allo 0,9%, sebbene sia importante notare che questo dato non è rilevato da tutti gli istituti (Demopolis e Tecnè non lo hanno incluso). L’insieme delle liste minori e la categoria “Altri” cresce complessivamente di 0,4 punti, raggiungendo il 3,0%. Questo aumento può indicare una lieve dispersione del voto o l’emergere di piccoli movimenti e liste locali/regionali che intercettano una quota di elettorato scontento ma non allineato ai partiti maggiori. La costante variazione nelle percentuali delle forze minori e la flessione del M5S suggeriscono che c’è una quota di elettorato molto mobile e fluida che attende un segnale chiaro e convincente dai principali attori politici, specialmente nel campo dell’opposizione.


