
Il parlamento croato ha approvato la reintroduzione del servizio militare obbligatorio, segnando un deciso cambio di rotta nella difesa nazionale del Paese. La misura è stata votata da 84 deputati su 151, con oltre 110 parlamentari che hanno modificato due leggi fondamentali: la Legge sulla Difesa e la Legge sul servizio nelle Forze Armate.
La scelta di ripristinare la leva obbligatoria avviene in un contesto di crescenti minacce globali e della guerra in Ucraina, che ha riacceso in Europa l’urgenza di rafforzare le capacità difensive e la preparazione dei giovani cittadini.
La Croazia aveva abolito il servizio militare obbligatorio nel 2008, un anno prima di entrare nella NATO, optando per forze armate con arruolamento volontario. Ora si torna indietro: la decisione è motivata dalle mutate condizioni geostrategiche e dall’esigenza di poter contare su riserve preparate.

Secondo i dettagli del provvedimento, a partire dal 2026 saranno chiamati ogni anno circa 18.000 giovani — maschi — per un addestramento di base di due mesi. Le donne potranno partecipare su base volontaria. Chi si oppone per motivi etici o religiosi avrà la possibilità di svolgere un servizio civile alternativo, della durata di tre o quattro mesi.
Il ministro della Difesa croato, Ivan Anušić, ha spiegato che “l’attuale situazione geopolitica richiede il ripristino dell’addestramento militare di base” per rafforzare la reattività e l’efficienza del Paese nel suo complesso. Le nuove aliquote prevedono anche incentivi occupazionali per chi completa il servizio di leva.
La riforma prevede che l’addestramento si svolga in tre sedi nel Paese e che ogni anno possano essere arruolate fino a cinque “generazioni” di giovani, ciascuna comprendente circa 800 persone, per un totale stimato fino a 4.000 arruolati l’anno. Il compenso previsto per i giovani in addestramento è pari a circa 1.100 euro al mese.

La decisione ha suscitato dibattiti interni: l’opposizione di sinistra ha criticato la misura definendola un “ostacolo alla vita dei giovani” e denunciando possibili disparità nei diritti tra militari obbligati e chi effettua il servizio civile. Le critiche sono concentrate anche sulla disparità di genere, visto che solo gli uomini sono obbligati.
Nel complesso, la Croazia con questa scelta intende aumentare la propria capacità di deterrenza, rafforzare il legame tra cittadini e istituzioni di difesa, e contribuire alla stabilità nella regione balcanica. La mossa viene letta anche come un segnale all’alleanza atlantica e all’UE: la difesa comune dipende anche dalla capacità degli Stati membri di preparare le proprie forze in modo credibile.
Ora resta da vedere come verrà implementato il nuovo sistema e come reagirà la società croata: l’avvio è previsto per l’inizio del 2026, e il monitoraggio sulle adesioni, sulle condizioni di servizio e sugli effetti occupazionali sarà centrale per valutare l’efficacia della misura.


