
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato l’interruzione immediata di tutti i negoziati commerciali con il Canada. Questa decisione inaspettata, comunicata tramite un post sul suo social network Truth nella tarda serata di giovedì 23 ottobre 2025, è stata motivata dall’irritazione del presidente per una campagna pubblicitaria anti-dazi lanciata dalla provincia canadese dell’Ontario.
La mossa rischia di incrinare seriamente i rapporti tra Washington e Ottawa, in un momento cruciale che precede un viaggio di Trump in Asia focalizzato sulla riduzione delle tensioni commerciali con la Cina.
Il casus belli: la pubblicità dell’ontario
Il fulcro della disputa diplomatica e commerciale risiede in alcuni spot pubblicitari trasmessi negli Stati Uniti, commissionati dal governo della provincia dell’Ontario, guidato dal premier Doug Ford. Ciò che ha scatenato l’ira di Trump è stato l’utilizzo, all’interno di questi spot, della voce dell’ex presidente repubblicano Ronald Reagan, che interveniva con dichiarazioni negative riguardo ai dazi doganali. Secondo il presidente in carica, l’uso di tale figura e di quel messaggio è stato un “comportamento vergognoso”.
Trump ha ribadito la sua ferma convinzione sull’importanza strategica dei dazi, definendoli “molto importanti per la sicurezza nazionale e per l’economia degli Stati Uniti“. L’attacco diretto all’impostazione della sua politica economica, veicolato tramite un’icona del Partito Repubblicano, è stato interpretato come un affronto inaccettabile, portando alla drastica decisione di interrompere le trattative in corso. Il premier dell’Ontario, Ford, aveva precedentemente difeso l’iniziativa, dichiarando: “Sono un grande fan di Ronald Reagan e voglio far ascoltare le sue parole sugli effetti dei dazi al popolo americano”. Questa scelta di utilizzare una figura politica statunitense di alto profilo per criticare la politica economica di Washington ha evidentemente superato una soglia di tolleranza diplomatica.
Le ripercussioni diplomatiche e politiche
La decisione di Trump getta un’ombra sui rapporti bilaterali tra gli Stati Uniti e il Canada. Il primo ministro canadese, Mark Carney, aveva dedicato sforzi significativi negli ultimi mesi per stabilizzare le relazioni con la Casa Bianca, spesso tese a causa delle politiche “America First” dell’amministrazione Trump. La rottura dei negoziati, sebbene scatenata dall’azione di un governo provinciale (l’Ontario), ricade inevitabilmente sul governo federale di Ottawa e sulla figura di Carney. Questa escalation rappresenta un potenziale arretramento nel percorso di cooperazione, soprattutto in un momento in cui le economie di entrambi i Paesi sono strettamente interconnesse.
La mossa di Trump non è isolata: essa fa seguito a precedenti azioni esecutive e annunci che hanno preso di mira specificamente il Canada. Ad esempio, notizie correlate indicano che solo pochi mesi prima, l’11 luglio 2025, Trump aveva annunciato tariffe del 35% in Canada a partire dall’1 agosto, e successivamente, il 1° agosto 2025, un nuovo ordine esecutivo aveva aumentato i dazi fino al 41% per oltre 70 Paesi, colpendo ancora una volta il Canada. Tali misure dimostrano una linea dura e coerente del presidente contro quello che egli percepisce come uno sfruttamento degli Stati Uniti nel commercio internazionale.
Il contesto internazionale e la strategia asiatica
L’interruzione delle trattative con il Canada si verifica alla vigilia di un importante viaggio di Trump in Asia, che ha come obiettivo primario quello di tentare di ridurre le tensioni commerciali con la Cina. Questo contesto suggerisce che la mossa contro il Canada potrebbe essere parte di una strategia più ampia per dimostrare fermezza e risolutezza negli affari commerciali internazionali, prima di sedersi al tavolo delle trattative con il presidente cinese Xi Jinping.
Dimostrando di essere disposto a rompere i negoziati anche con un alleato stretto come il Canada, Trump invia un segnale inequivocabile sulla sua inflessibilità in materia di dazi e sicurezza economica nazionale. La rottura con l’Ontario, sebbene motivata da una questione specifica, serve a rafforzare l’immagine del presidente come un negoziatore che non tollera sfide o critiche alla sua politica commerciale, nemmeno se provenienti da ex-figure iconiche del suo stesso partito. Il successo dell’imminente incontro con Xi Jinping dipende in parte dalla percezione della forza negoziale degli Stati Uniti, e l’azione contro il Canada, per quanto controversa, potrebbe essere intesa come una mossa per aumentare la leva negoziale prima di affrontare la complessa questione delle relazioni commerciali con la Cina.
Rischi e prospettive future
La decisione comporta rischi significativi. Primo fra tutti, l’ulteriore deterioramento delle relazioni con un alleato storico e cruciale per gli Stati Uniti. In secondo luogo, l’incertezza generata dalla rottura dei negoziati può avere ripercussioni negative sui mercati e sulle catene di approvvigionamento transfrontaliere. Il Canada e gli Stati Uniti condividono un confine esteso e una profonda integrazione economica che sarà inevitabilmente messa alla prova da queste tensioni.
Il futuro dei rapporti commerciali dipenderà ora dalla capacità di ricucire lo strappo diplomatico, superando l’episodio della campagna pubblicitaria. La questione solleva anche interrogativi sulla sfera d’azione dei governi provinciali canadesi in questioni che hanno implicazioni di politica estera e commerciale a livello federale. L’azione di Doug Ford, pur legittima a livello provinciale, ha avuto conseguenze internazionali immediate e gravi. La comunità internazionale e, in particolare, l’Unione Europea, che è essa stessa impegnata in trattative sui dazi con gli USA (con l’obiettivo di ridurli al 15% su settori strategici), osserverà attentamente gli sviluppi. La fermezza mostrata da Trump verso il Canada è un campanello d’allarme per tutti i partner commerciali degli Stati Uniti, segnalando che il presidente è pronto a ricorrere a misure estreme in difesa della sua visione del commercio.


