
L’Irlanda ha una nuova presidente: Catherine Connolly. La sua schiacciante vittoria alle elezioni presidenziali dell’isola rappresenta un netto cambiamento e un duro colpo per l’establishment politico di Dublino. Esponente della sinistra radicale e nota per le sue posizioni fortemente critiche nei confronti della NATO, degli Stati Uniti e del riarmo europeo, Connolly, 68 anni, ha conquistato la presidenza con una percentuale di voti proiettata a oltre il 60 per cento, sbaragliando la principale sfidante centrista, l’ex pluriministra Heather Humphreys, che si è fermata a meno del 20 per cento. La sua elezione, pur riguardando un ruolo in gran parte cerimoniale, segna il più grande scossone alla politica tradizionale irlandese dai tempi della prima elezione del capo dello Stato uscente, Michael Higgins, nel 2011.
Una vittoria schiacciante e le prime reazioni
Le proiezioni dei voti, sebbene lo spoglio fosse ancora in corso, hanno immediatamente confermato l’entità del trionfo di Catherine Connolly. La sua maggioranza superiore al 60% non ha lasciato spazio a dubbi, consolidando il suo successo e la sconfitta della candidata centrista Heather Humphreys. Quest’ultima, che rappresentava l’establishment, ha prontamente riconosciuto il risultato, congratulandosi con Connolly e dichiarando: “Congratulazioni, sarà la presidente di tutti“. Un altro candidato centrista, Jim Gavin, che si era ritirato dalla corsa per motivi legati a presunte irregolarità finanziarie, ha ottenuto una percentuale di voti inferiore al cinque per cento. La netta affermazione di Connolly, parlamentare indipendente dopo aver lasciato il Labour, evidenzia una profonda insoddisfazione di una larga fetta dell’elettorato nei confronti dei partiti tradizionali e delle loro politiche.
La formazione e l’attivismo radicale della presidente
La storia personale di Catherine Connolly è profondamente radicata nell’attivismo e nell’impegno sociale. Nata e cresciuta nei pressi di Galway, è la settima di quattordici figli, una famiglia numerosa segnata dalla perdita della madre quando Catherine aveva solo nove anni. Il suo attivismo di sinistra ha radici nell’infanzia, quando il padre le impedì di partecipare a una protesta nel suo quartiere contro l’arrivo di una famiglia di nomadi rom. Da quel momento, Connolly ha scelto di battersi per i diritti di quella minoranza: “Era una minoranza trattata male dalla società, e tuttavia il loro spirito gioioso mi ha offerto una prospettiva preziosa“, ha raccontato. La sua carriera professionale e politica riflette questa tenacia e diversità di esperienze: da ex addetta alle pulizie a ex infermiera in Germania, da ex cameriera d’albergo a grande sportiva (calciatrice, maratoneta e triatleta), Connolly ha poi studiato ed è diventata psicologa e avvocata, prima di essere eletta sindaca di Galway e, infine, parlamentare.
Posizioni politiche controverse: Nato, Usa e neutralità
Catherine Connolly è nota per le sue posizioni radicali in politica estera e per il suo netto sostegno alla neutralità militare dell’Irlanda. Le sue dichiarazioni sono state spesso controverse e in aperta sfida con le politiche di altri Paesi occidentali. In particolare, ha accusato la NATO di aver fomentato il conflitto in Ucraina e ha criticato aspramente l’aumento della spesa militare da parte di alcuni Paesi europei, arrivando a paragonare quella della Germania a quella degli anni Trenta. Ha anche votato in diverse occasioni contro i trattati dell’Unione Europea. Un altro punto fermo della sua agenda è la questione palestinese: Connolly ha affermato che Hamas “fa parte del tessuto del popolo palestinese“. Inoltre, ha apertamente criticato l’utilizzo dell’aeroporto di Shannon da parte delle forze armate statunitensi, considerandolo un passo in contrasto con la tradizionale neutralità irlandese. Queste posizioni l’hanno resa una figura di spicco nel panorama politico per chi è critico verso la linea geopolitica dominante.
Il ruolo cerimoniale della presidenza e l’impatto politico
Il ruolo di presidente della Repubblica irlandese (Uachtarán na hÉireann in gaelico) è, per sua natura, prevalentemente cerimoniale e il suo potere esecutivo è limitato. Il presidente, che rimane in carica per un mandato di sette anni come in Italia, ha principalmente la funzione di firmare le leggi decise dal Parlamento, fungendo da garante costituzionale. Nonostante le limitazioni formali del ruolo, l’elezione di un’outsider come Connolly riveste un significato politico profondo. Secondo il capo della redazione politica dell’Irish Times, Pat Leahly, la sua vittoria è il “più grande scossone alla politica tradizionale britannica” dalla prima elezione del poeta di sinistra Michael Higgins nel 2011. Tuttavia, l’analista politico Fintan O’Toole ha espresso scetticismo, suggerendo che la “corona di Connolly è vuota” in quanto non le sarà possibile applicare concretamente le sue politiche più radicali in virtù dei limiti imposti dalla carica.
Bassa affluenza e il record preoccupante delle schede nulle
A controbilanciare l’entusiasmo per la vittoria di Connolly, l’elezione è stata segnata da una delle affluenze più basse di sempre. Sebbene non ci sia ancora un dato complessivo definitivo, i tassi di partecipazione registrati in molte sezioni sono stati inferiori al 40%, con crolli fino al 5% in alcuni seggi. È molto probabile che venga superato il record negativo del 43,9% registrato alle ultime elezioni presidenziali nel 2018, un chiaro segnale di grave disaffezione nei confronti della politica tradizionale.
A questo si aggiunge un altro fenomeno preoccupante: il record di schede nulle. Le proiezioni indicano che le schede annullate o imbrattate potrebbero superare la soglia del 13%, una percentuale mai vista in Irlanda con queste proporzioni. Parte di queste schede è stata intenzionalmente imbrattata con messaggi politici che esprimono sentimenti anti-migranti, richieste di chiusura dei confini e sollecitazioni per una riforma delle elezioni presidenziali che consenta la candidatura a tutti i cittadini e non solo a quelli indicati dai partiti politici.
Questo scenario di disaffezione e protesta si inserisce in un contesto sociale teso, in cui l’Irlanda è il Paese dell’Unione Europea che, in proporzione alla popolazione, ha accolto il maggior numero di migranti e richiedenti asilo negli ultimi anni. Le tensioni latenti sono sfociate in violenti scontri a Dublino, dove facinorosi hanno tentato di assaltare un hotel che ospitava migranti. In questo clima, anche figure del populismo di estrema destra, come l’atleta di arti marziali Conor McGregor, avevano tentato di candidarsi, prima di essere respinti.
L’elezione di Catherine Connolly è quindi un evento complesso che, se da un lato segna una vittoria clamorosa per la sinistra radicale, dall’altro è accompagnato da segnali di crisi della partecipazione democratica e di una crescente polarizzazione sociale e politica nell’isola.


