
Un bambino capace di illuminare chiunque incontrasse, anche nei giorni più difficili. Alberto Lerza, morto a soli otto anni, ha lasciato un segno profondo in chi gli ha voluto bene. La sua breve vita, segnata da una malattia tumorale, è diventata oggi il simbolo di una speranza che continua a vivere attraverso un progetto speciale dedicato ai piccoli pazienti dell’ospedale Regina Margherita di Torino.
«Alberto ci ha insegnato a non avere paura. È stato per noi una guida. Quando ero vicino a lui, mi diceva: “Papà, questa è la mia strada, non la tua. Io parlo con Gesù”». Con queste parole Federico Lerza, il padre di Alberto, racconta la serenità e la fede con cui il figlio ha affrontato la malattia. Nel settembre 2024, dopo due anni di lotta, il piccolo è morto, lasciando in chi lo ha conosciuto un’eredità spirituale profonda.
Un esempio di fede e coraggio

La sua storia ha commosso l’Italia, richiamando alla mente quella di Carlo Acutis, il giovane proclamato santo da Papa Leone XIV nel settembre 2025. Anche Alberto, come Carlo, affrontava il dolore pensando agli altri. Poco prima di morire, aveva raccontato al padre di aver “visto un posto bellissimo, con persone che ballavano e cantavano, e di aver incontrato Gesù, che gli aveva detto che non era ancora il suo momento”. Parole che oggi risuonano come una testimonianza di fede e di pace interiore.
Dal dolore di una perdita così grande, Federico ed Elisa Lerza, genitori di Alberto, hanno deciso di far nascere un gesto d’amore. È così che è nato il “Pulmino dei sogni”, un servizio gratuito pensato per accompagnare i piccoli pazienti del Regina Margherita a vivere momenti di svago e normalità lontani dalle corsie ospedaliere.
«Non possiamo cambiare il corso delle cose, ma possiamo rendere migliore un loro giorno» spiegano i genitori. Il progetto, portato avanti dall’impresa sociale “La Casa di Alberto”, è stato possibile grazie alla donazione dell’ingegner Fabio Acume e all’allestimento realizzato gratuitamente dalla Futur Car di Vigone.
Un servizio gratuito per donare normalità
Il “Pulmino dei sogni”, colorato come un arcobaleno, parte ogni giorno da piazza Polonia, proprio davanti all’ospedale torinese, pronto a trasportare i bambini e le loro famiglie verso attività ludiche e ricreative. «Chi avrà bisogno potrà contattarci tramite un numero che lasceremo negli ospedali — racconta ancora Federico — e noi ci metteremo in moto con i volontari. Il servizio sarà completamente gratuito; le eventuali donazioni serviranno solo a coprire i costi di trasporto».
Un’iniziativa che vuole offrire un sorriso nei giorni difficili, nel segno di quel messaggio che Alberto amava ripetere: “Quando tutti ti diranno che è impossibile, allora sarà possibile”.
La possibile causa di beatificazione
Oggi Alberto riposa nella cappella dei frati Cappuccini di Pinerolo, ma la sua storia continua a toccare i cuori di tanti. Si parla già di una possibile causa di beatificazione, che potrà essere avviata solo cinque anni dopo la sua morte, se il vescovo lo autorizzerà.
«Ho conosciuto Alberto — racconta il vescovo Derio Olivero —. I medici non davano speranze, eppure lui sorrideva. Senza rabbia, senza paura, senza tristezza. È stato un esempio di fede e speranza per tutti noi».
Un bambino che non ha smesso di credere, neppure davanti al dolore, e che oggi continua a guidare il cammino di tanti altri piccoli guerrieri attraverso la luce del suo “Pulmino dei sogni”.


