
Si sono chiuse alle 18 in punto ora locale le urne per le elezioni legislative di metà mandato in Argentina, un appuntamento considerato cruciale per gli equilibri del Paese. Secondo i dati ufficiali diffusi dalla Camera Nazionale Elettorale, l’affluenza si è fermata al 61%, il livello più basso mai registrato dal ritorno della democrazia nel 1983.
Un dato che conferma le previsioni di una partecipazione debole, già anticipate dal 41% registrato nel primo pomeriggio, e che riflette un evidente disincanto politico in una società provata da crisi economica, inflazione altissima e tensioni sociali diffuse.
Il significato del voto argentino

Le elezioni legislative rinnovano parte del Congresso, composto da Camera dei Deputati e Senato, in un sistema che prevede il rinnovo parziale dei seggi a intervalli regolari. Si tratta di un voto di metà mandato che serve a misurare la tenuta del governo e la sua capacità di portare avanti la linea economica e sociale.
L’esito finale, che emergerà nelle prossime ore, sarà decisivo per capire se l’attuale presidenza riuscirà a mantenere una maggioranza parlamentare sufficiente a sostenere il proprio programma di riforme. Ma l’astensione record lancia un segnale politico forte: la sfiducia dell’elettorato sembra crescere, e sempre più cittadini scelgono il silenzio come forma estrema di protesta.


