
Si riaccende in Europa il dibattito sulla leva militare, in un contesto segnato dalla guerra in Ucraina e dalle crescenti tensioni con la Russia. Tra i Paesi che stanno valutando nuove strategie di difesa figurano Italia, Croazia e Germania, ciascuna con approcci differenti: dall’Esercito di riserva italiano alla coscrizione obbligatoria croata, fino alla proposta tedesca di un deterrente mirato.
In Italia, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha annunciato la volontà di creare una forza di riserva senza reintrodurre la leva obbligatoria. «Non serve avere tante persone che sanno fare nulla, ma poche persone che sanno fare molto», ha dichiarato da Trieste, sottolineando l’obiettivo di rafforzare le capacità operative dell’Esercito senza imporre un servizio generalizzato ai giovani.
Diversa la scelta della Croazia, che dal 2026 reintrodurrà il servizio militare obbligatorio, abolito nel 2008. Il piano prevede l’arruolamento di circa 18mila giovani ogni anno, al compimento del diciottesimo anno d’età, per un addestramento di due mesi. Una misura che, secondo il governo di Zagabria, mira a garantire una maggiore preparazione difensiva nazionale in uno scenario internazionale sempre più instabile.
Anche la Germania valuta la leva obbligatoria come possibile strumento di deterrenza nei confronti di Mosca. Il ministro della Difesa Boris Pistorius ha spiegato che un sistema di coscrizione consentirebbe di sapere «chi è pronto al dispiegamento in caso di crisi», ma ha precisato che, per ora, il servizio resterà volontario «finché possibile».
Tre modelli diversi, dunque, che riflettono una stessa consapevolezza: l’Europa sta preparando le proprie forze armate a un futuro in cui la sicurezza e la difesa comune tornano a essere priorità centrali.


