
Cresce l’attesa intorno alle nuove indagini disposte dalla Procura di Pavia sul delitto di Garlasco, una delle vicende giudiziarie più controverse degli ultimi vent’anni. Secondo quanto trapela da ambienti investigativi, la nuova consulenza potrebbe riaprire completamente il caso e, secondo alcune indiscrezioni, riabilitare Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007.
Le nuove verifiche sono state affidate alla professoressa Cristina Cattaneo, nota anatomopatologa dell’Università di Milano, già protagonista in indagini complesse come quelle sui casi di Yara Gambirasio e dei migranti del Mediterraneo. Il suo compito sarà quello di riesaminare in modo approfondito i reperti e i documenti medico-legali già acquisiti durante le precedenti fasi processuali, ma con tecniche più avanzate e con un approccio scientifico aggiornato.

Nuove perizie, vecchi dubbi
Le analisi si concentrerebbero su due aspetti cruciali dell’indagine: l’orario esatto della morte di Chiara Poggi e la durata dell’aggressione. Elementi determinanti, perché proprio sulla collocazione temporale del delitto si basava gran parte dell’accusa contro Stasi. Secondo la prima ricostruzione, effettuata nel 2007, il medico legale stabilì che Chiara fosse stata uccisa tra le 10:30 e le 12, con una “centratura intorno alle ore 11-11:30”. Un arco temporale che coincideva con un momento in cui Stasi non avrebbe avuto un alibi completo.
Le nuove analisi della Cattaneo, però, potrebbero mettere in discussione questa finestra oraria, aprendo scenari diversi e ribaltando il quadro probatorio. Gli esperti parlano della possibilità che l’orario del decesso possa essere posticipato o anticipato, con conseguenze dirette sulla compatibilità temporale con i movimenti di Stasi quella mattina.
Verso una possibile svolta?
Se le conclusioni della consulenza dovessero effettivamente indicare un orario incompatibile con la presenza dell’uomo sulla scena del crimine, si aprirebbe la strada a una revisione del processo. Fonti vicine alla difesa si limitano a dire che “è presto per parlare di svolta”, ma ammettono che questa nuova perizia potrebbe rappresentare un punto di rottura rispetto al passato.
La famiglia Poggi, che in questi anni ha sempre sostenuto la verità processuale, ha preferito non commentare. Intanto, l’Italia attende: il caso Garlasco, dopo oltre diciassette anni, potrebbe non essere ancora arrivato alla parola fine.


