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Salvini alza i toni contro le banche: “Per ogni lamentela, un miliardo in più di tassa”

Pubblicato: 26/10/2025 13:45

Il rapporto fra governo e sistema bancario si fa sempre più teso. Dopo le parole di Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana, Matteo Salvini ha risposto con la consueta durezza: “Ogni lamentela in più è un miliardo in più che gli chiediamo“. Un messaggio diretto e provocatorio, lanciato da Napoli durante la presentazione dei candidati della Lega per le prossime regionali, e che segna l’ennesimo capitolo della battaglia sui cosiddetti extraprofitti bancari.

Il vicepremier ha accusato gli istituti di credito di “guadagnare 50 miliardi di euro” mentre “tanti italiani e tante imprese sono in difficoltà”. E non ha risparmiato il giudizio morale: “Dovrebbero avere vergogna a lamentarsi per un contributo di 4 miliardi richiesto dal governo”.

“Fare impresa così non è normale”

Salvini ha insistito su un concetto politico e simbolico: le banche non possono continuare a beneficiare indirettamente della protezione pubblica senza restituire nulla al Paese. “Una parte di questi utili è garantita dallo Stato, quindi dai cittadini. Se guadagno, i soldi sono miei, se perdo ce li mette lo Stato: fare impresa così non è normale”, ha detto.

Il leader leghista ha anche collegato la tassa a finalità sociali, elencando i settori in cui il gettito verrebbe impiegato: “Se il governo ti chiede un contributo per assumere forze dell’ordine, medici e infermieri, o per rottamare le cartelle dell’Agenzia delle entrate, dovresti solo essere felice di contribuire alla crescita del Paese. Gli unici che non si possono lamentare in Italia sono i banchieri”.

Patuelli replica: “Extraprofitti non esistono nel diritto”

Dall’altra parte, il presidente dell’Abi Antonio Patuelli ha risposto con fermezza, negando la legittimità stessa del concetto di “extraprofitti”: “Nel linguaggio costituzionale e di diritto privato e pubblico italiano non esiste il concetto giuridico di extraprofitti. Solo durante la prima guerra mondiale si citavano quelli delle industrie belliche, che avevano un monopolio senza concorrenza”.

Patuelli ha anche smentito le cifre diffuse dal vicepremier: “I numeri 51 e 44 miliardi non sono esatti, perché si confondono ricavi lordi con utili netti già tassati. Le banche pagano imposte societarie elevate, addizionali e ritenute fiscali. È importante basarsi su dati corretti”.

La frattura fra governo e sistema bancario

Il presidente dell’Abi ha infine escluso che la tassa possa essere scaricata sui clienti: “I costi dei conti correnti sono rimasti stabili o si sono ridotti grazie alla concorrenza tra conti tradizionali e tecnologici”. Ma la polemica resta aperta e rivela una frattura politica sempre più evidente: da un lato, la strategia populista di Salvini, che trasforma il tema in una battaglia di consenso; dall’altro, la difesa istituzionale di Patuelli, che richiama il governo ai principi del diritto economico.

In mezzo, restano i 50 miliardi di profitti bancari che il governo considera sproporzionati rispetto alle difficoltà del Paese reale. La sensazione è che la tensione durerà ancora per parecchio tempo: perché in questa fase di crisi economica e di necessità della politica di mantenere il consenso, anche la finanza diventa terreno di scontro politico.

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Ultimo Aggiornamento: 26/10/2025 13:47

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