Vai al contenuto

Manovra, FdI e Forza Italia contro la Lega: “Sulle banche chieda conto a Giorgetti”

Pubblicato: 27/10/2025 08:10
banche rabbia Meloni Salvini

Tensione nel governo sulla tassa alle banche: Giorgetti nel mirino, Salvini rilancia sugli extraprofitti
Il dibattito politico interno alla maggioranza di governo si infiamma attorno al tema del contributo straordinario sugli extraprofitti bancari. La tensione cresce di ora in ora, con Fratelli d’Italia che punta il dito contro la Lega, mentre Forza Italia si schiera al fianco del partito della premier Giorgia Meloni, creando un asse inedito nel centrodestra. Al centro della polemica, il ruolo del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, chiamato a rispondere sulla linea da seguire nei confronti degli istituti di credito.
Leggi anche: “Siete complici”. Attentato a Ranucci e governo Meloni, accuse violentissime: tutto in diretta

Fratelli d’Italia e Forza Italia chiedono chiarezza

A innescare la miccia è Marco Osnato, responsabile economico di Fratelli d’Italia, che invita la Lega a “citofonare Giorgetti” per capire quale direzione intenda prendere il titolare del Mef. Il messaggio è chiaro: chi ha firmato l’accordo con le banche deve assumersi la responsabilità delle scelte fatte. A sostenere la posizione di Osnato arriva anche Raffaele Nevi, portavoce nazionale di Forza Italia, che ribadisce: “Gli amici della Lega chiedano al ministro dell’Economia, che ha fatto l’accordo con le banche”.
Il fronte meloniano-forzista sembra così prendere corpo, isolando in parte il Carroccio, deciso però a non arretrare di un passo.

Salvini rilancia: “Ogni lamentela vale un miliardo in più”

Il leader della Lega Matteo Salvini risponde a tono, rilanciando la necessità di chiedere di più agli istituti di credito. Il vicepremier non risparmia critiche al presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, reo di aver messo in discussione la legittimità giuridica del concetto di extraprofitti. “Ogni lamentela in più da parte delle banche è un miliardo in più che gli chiediamo”, afferma Salvini, puntando il dito contro un sistema che, a suo dire, beneficia eccessivamente dell’intervento pubblico.
Secondo il leader leghista, “una parte degli utili delle banche è garantita dallo Stato, quindi dai cittadini. Se guadagno i soldi sono miei, se perdo paga lo Stato: fare impresa così non è normale”. Un attacco che riaccende il dibattito su come bilanciare la tassazione del settore finanziario e la tutela della stabilità economica.

L’extragettito e il nodo della manovra

Il tema non si limita al piano politico. L’obiettivo dichiarato di Salvini è alzare l’asticella del prelievo, portando l’incasso dagli attuali quattro a oltre cinque miliardi di euro. Le risorse, secondo il vicepremier, dovrebbero servire per assumere forze dell’ordine, medici e infermieri, ma anche per rottamare le cartelle dell’Agenzia delle Entrate.
Si tratta di capitoli già previsti nella manovra economica, ma la Lega spinge per un ampliamento delle coperture. La discussione si intreccia con quella sugli affitti brevi e sull’aumento della cedolare secca per il primo immobile, misura che Salvini definisce “non utile né intelligente”. Il leader leghista sottolinea come molti italiani affittino il proprio appartamento “per integrare lo stipendio”, difendendo la fascia media del Paese.
Una posizione condivisa anche da Forza Italia, mentre si distingue la ministra del Turismo Daniela Santanché, che difende l’aumento della cedolare secca, ritenendolo “coerente con la ratio della norma” e specificando che sarà il Parlamento a decidere.

Le correzioni alla manovra e il nodo dei dividendi

Mentre il confronto politico si intensifica, i tecnici del Dipartimento Finanze del Mef sono al lavoro su un altro fronte: la revisione della norma sui dividendi. La legge di bilancio ha inasprito la tassazione sulle partecipazioni di minoranza, ma le tensioni interne alla maggioranza hanno spinto l’esecutivo a valutare una correzione.
Sotto la supervisione del viceministro Maurizio Leo, si studia un emendamento alla manovra per alleggerire il peso fiscale. Attualmente la Finanziaria limita la riduzione d’imposta alle partecipazioni superiori al 10%, con un onere dell’1,2%. Per le quote inferiori, invece, l’imposizione resta al 24%.
Secondo fonti di governo, una delle ipotesi è abbassare la soglia al 5%, così da ampliare la platea di imprese beneficiarie. La misura, ancora in discussione, rappresenta un segnale di apertura verso il mondo produttivo, ma rischia di alimentare nuovi malumori tra le forze della coalizione.

Verso un nuovo vertice a Palazzo Chigi

La tensione politica e tecnica lascia presagire un nuovo vertice a Palazzo Chigi, che potrebbe tenersi già nelle prossime ore. La manovra economica si avvia così verso le prime modifiche, in un clima di crescente frizione interna tra i partiti della maggioranza.
Tra richieste di maggior rigore verso le banche, difesa dei ceti medi e necessità di equilibrare i conti pubblici, il governo Meloni affronta una delle fasi più delicate della legislatura. La sfida sarà trovare un punto di sintesi tra le istanze della Lega e le esigenze di Fratelli d’Italia e Forza Italia, in un contesto politico dove ogni parola rischia di pesare quanto un voto in Parlamento.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure